Rassegna, 4 dicembre 2012
Spread sotto i 300 punti. Monti: obiettivo 287
• Lo spread tra i rendimenti dei Btp decennali e dei Bund tedeschi di uguale durata è sceso sotto i 300 punti base, toccando quota 292, per poi risalire in chiusura a 304 punti. Mario Monti, al termine dell’incontro con il presidente francese Hollande, ha detto di augurarsi il «dimezzamento» dello spread rispetto al valore che c’era all’inizio del suo mandato, a un livello pari «a 287 punti base, la metà dei 574 con i quali il nostro percorso è iniziato». L’entità del debito pubblico italiano «è rilevante», ma «il riconoscimento internazionale sulla politica economica è diffuso e generalizzato» ha aggiunto. Significativa soprattutto la riduzione dei rendimenti dei titoli dei decennali scesi al 4,39%. In marzo, quando lo spread italo-tedesco è sceso sotto quota 300 punti prima di riprendere la rincorsa, il tasso dei Btp a 10 anni si aggirava sul 4,8%. Ieri, calando attorno al 4,4%, è tornato ai livelli di due anni fa. [Tamburello, Cds]
• Sul calo dello spread scrive Livini su Rep: «L’emergenza naturalmente, non è alle spalle. I bei tempi (marzo 2011, mica un secolo fa) in cui pochi italiani sapevano cosa fosse lo spread e lui viaggiava senza troppi sussulti poco sopra quota 100 sono lontanissimi. La rottura della soglia psicologica dei 300 punti però regala un gran sospiro di sollievo ai conti dello Stato. La fredda logica dei numeri spiega bene lo scampato pericolo. Un anno fa Roma era costretta a pagare tassi del 6,5% per riuscire a collocare sul mercato i Bot semestrali, i Btp rendevano 167 basis point in più dei Bonos spagnoli e viaggiavano con rendimenti superiori al 7%. Quota oltre la quale, detto per inciso, Grecia, Irlanda e Portogallo sono state costrette ad alzare bandiera bianca e a chiedere l’aiuto della Troika. Oggi le cose vanno decisamente meglio: la febbre da spread si è quasi dimezzata, l’Italia ha superato di nuovo la Spagna e l’ultima asta dei Buoni del Tesoro a sei mesi si è chiusa alla grande, con rendimenti allo 0,91%. Le ferite della crisi dei debiti sovrani, però, ci metteranno un po’ a rimarginarsi. La spese per interessi del 2012 – secondo il Documento di economia e finanza – sarà di 86 miliardi (il 5,5% del pil), otto in più dello scorso anno, scontando la fiammata di fine 2011 e un differenziale con i Bund rimasto a lungo a flirtare con quota 500. Il Salva-Italia del Governo, lo scudo anti- spread di Mario Draghi e il salvagente internazionale per la Grecia hanno però spento la spia dell’allarme rosso: ogni calo di 100 punti dello spread – calcola Banca d’Italia – regala alle casse dello Stato 3,1 miliardi di risparmi sul servizio del debito il primo anno, 6,2 il secondo e 8 il terzo».