Rassegna, 29 novembre 2012
Tromba d’aria sull’Ilva, operaio disperso
• Poco prima delle 11 una tromba d’aria si è abbattuta su Taranto e dintorni. Un turbine vorticoso arrivato dal mare a quasi 250 chilometri all’ora, ha investito l’area portuale dell’Ilva, lo stesso stabilimento e il paesino di Statte, a cinque chilometri dal colosso dell’acciaio. Crollano due ciminiere e le fiamme lambiscono la cockeria. Ma il piano d’emergenza funziona e il pericolo di esplosione viene scongiurato. Il bilancio della giornata è di 70 feriti, tra cui 10 bambini, un operaio dell’Ilva disperso in mare (Francesco Zaccaria, 29 anni), diversi milioni di euro di danni a case e capannoni dell’area industriale. [Longo, Sta]
• Il racconto della Longo sulla Sta: «Un inferno. Un delirio. Un’apocalisse. Un segnale della maledizione Ilva. La tromba d’aria dura poco e distrugge tanto, tantissimo. Pioggia e vento che stordisce. L’area dell’Ilva viene evacuata, tutt’intorno è una serie di lamiere che volano, guard-rail e alberi divelti. Un fulmine abbatte un cavo dell’alta tensione: va tutto in fumo e dentro l’industria salta la corrente elettrica. Camion e auto ribaltate. Il traffico va completamente in tilt. Le sirene delle ambulanze si confondono con quelle dei vigili del fuoco. Un tratto della statale 100 viene transennato da carabinieri, polizia e vigili urbani. Non può passare nessuno. Il tam tam delle notizie si diffonde incontrollato, dal colosso dell’acciaio più grande d’Europa, seguendo il protocollo del piano d’ermegenza, scappano quasi duemila operai. La metà di quelli presenti, gli altri, nei reparti non sfiorati dal tornado restano dentro. Venti dipendenti devono ricorrere alle cure del medico per escoriazioni o per lo shock».
• Adriano Sofri (Rep), da due giorni a Taranto fuori dagli stabilimenti Ilva: «Ho imparato la formula di “incidente rilevante”. Vuol dire un accidente le cui conseguenze vanno oltre i confini dello stabilimento e investono l’abitato, una specie di Big One tarantino, nel nostro caso; la normativa deve risalire a Seveso».