Rassegna, 20 novembre 2012
Giallo sul rapimento del tesoriere di Berlusconi
• Ieri mattina all’alba sei persone sono state arrestate dalla polizia, coordinata dai pm Ilda Boccassini e Gianpaolo Storari, con l’accusa di associazione per delinquere e sequestro di persona a scopo di estorsione. Hanno rapito e rilasciato dopo una sola notte Giuseppe Spinelli, il tesoriere personale di Silvio Berlusconi, e la moglie Anna. I sei, tre italiani e tre albanesi, sono stati traditi dalle scarpe rossonere del capo, tale Francesco Leone, 51enne barese, ex pentito e milanista sfegatato. Racconta come sono andate le cose, per quanto se ne sa al momento, Colonnello sulla Sta: «Tutto è successo il 15 ottobre scorso, quando la banda mista di italiani e albanesi, dopo una meticolosa preparazione fatta di sopralluoghi e appostamenti iniziati fin dal giugno scorso, decide di presentarsi da poco passate le 22 sul pianerottolo della casa del ragionier Spinelli, lo schivo contabile di Silvio Berlusconi, diventato noto, suo malgrado, come l’uomo che si occupava di versare assegni e pagare affitti alle allegre ragazze delle “cene eleganti” del Cavaliere. Appena la moglie del ragioniere, Anna, apre la porta di casa, due banditi con passamontagna e pistole compaiono alle spalle del ragioniere e lo spingono nell’appartamento. È l’inizio di un incubo (“Mio marito perdeva sangue dalla bocca, ho pensato che ci avrebbero ammazzati”) che si concluderà soltanto 11 ore dopo, alle 9 del mattino, quando, dopo averlo fatto parlare al telefono con Berlusconi e con l’avvocato Niccolò Ghedini, i banditi decideranno di liberare la coppia di anziani e sparire, senza apparentemente ottenere nulla in cambio, se non la generica promessa di una trattativa. Perché il vero obiettivo del sequestro, a quanto pare, era non tanto estorcere dei soldi per la liberazione di Spinelli, quanto ottenere ben 35 milioni di euro in cambio di misteriosi documenti che avrebbero potuto ribaltare la sentenza sul Lodo Mondadori, consentendo al Cavaliere di riottenere i 560 milioni versati come risarcimento alla Cir di Carlo De Benedetti e nel contempo regolare i conti con il presidente della Camera Gianfranco Fini: i banditi sostenevano infatti di possedere un filmato mentre lo si vedeva ad una cena complottare con alcuni magistrati. “Questo documento servirà al presidente Berlusconi e gli farà molto piacere”, dice Leone ai coniugi Spinelli prima di liberarli. Un’esca quasi irresistibile per l’ex presidente del Consiglio. Il quale però, sostengono i suoi legali, non solo non avrebbe abboccato, ma non avrebbe nemmeno versato un euro».
• Due i dubbi fondamentali in questa vicenda: perché il rapimento è stato denunciato solo 30 ore dopo il fatto? Èstato pagato o no un riscatto? Nel corso delle intercettazioni i banditi parlano di una somma di 8 milioni di euro che starebbero per ottenere e che però non è stata ritrovata nelle 3 cassette di sicurezza che la banda aveva aperto presso la filiale del Credito Valtellinese di Buguggiate (Varese), e che i magistrati hanno sequestrato venerdì scorso. Risulta poi che uno degli arrestati come uno degli arrestati, Pierluigi Tranquilli, «abbia di recente ordinato una Ferrari 458 Spider, verosimilmente contando di avere a breve la disponibilità di un’ingente somma di denaro», che si stavano preparando anche a trasferire in Svizzera. [Colonnello, Sta]
• Alla domanda su perché la denuncia del rapimento sia arrivata alla Procura solo 30 ore dopo il fatto, Niccolò Ghedini risponde: «Il ragionier Spinelli era stato minacciato di morte. Un’intimidazione rivolta anche a sua moglie, sua figlia e alla nipotina. Spinelli temeva per la loro vita, ancor più che per la sua: gli era stato detto che in caso di allarme alle forze dell’ordine, la sua famiglia sarebbe stata uccisa». [Longo, Sta]
• I sei rapitori. L’ex collaboratore di giustizia barese Francesco Leone con condanne per tentato omicidio e sequestro di persona; l’imprenditore Pierluigi Tranquilli, il comasco Alessio Meier con contatti nelle banche svizzere, l’albanese evaso dagli arresti domiciliari Laurenc Tanko (13 anni per sequestro di persona), suo fratello Ilirjan (13 anni per rapina e violenza sessuale) e il connazionale Marjus Anuta (rissa e furto di rame). [Guastella e Ferrarella, Cds]
• Il ragionier Spinelli vive in un casermone anni ’60, scala G, interno 229, via Papa Giovanni XXIII, dove finisce Milano e comincia Bresso. Quartiere da classe media. [Cerruti, Sta]
• «Un carissimo amico, per cominciare. Mite, di poche parole, riservatissimo. Per anni abbiamo preso il caffè assieme tutte le mattine: a Segrate il suo ufficio era a cento metri dal mio. Lui e la moglie erano molto amici della signora Rosa, la mamma di Berlusconi, e certe domeniche si andava a pranzo assieme. Segni particolari: l’ho sempre visto vestito di blu, parlava sempre sottovoce. Una delle persone più gentili che abbia conosciuto. Ah, dimenticavo: non è vero che mi abbia dato dei soldi, avevo il mio stipendio» (Emilio Fede parlando di Giuseppe Spinelli). [Cerruti, Sta]
• Spinelli, nato a Settala, hinterland milanese, nel ’41. Sposato con Anna Rasconi, una figlia, Cristina. Amministratore, presidente, vicepresidente, consigliere di holding, società immobiliari, editrici di giornali (Il Foglio), servizi di vigilanza privata, sempre a Segrate, sempre nella galassia di Berlusconi. [Galli, Cds]
• Fu dunque la scorta privata di Berlusconi che il 16 ottobre, al mattino, si precipitò a casa del ragionier Spinelli per portare lui e la moglie ad Arcore, dove avrebbe potuto conferire con Berlusconi e con l’avvocato Ghedini. La stessa scorta, il giorno dopo, prelevò i due e li portò in un luogo sicuro. [Grignetti, Sta]
• Si è venuto così a sapere che le sue assenze di Berlusconi da un pranzo già fissato con Mario Monti e dal vertice del Ppe a Bucarest, nei giorni del rapimento Spinelli, forse non erano dovute solo «a un’influenza», come giuravano dal suo staff e scrivevano con molta perplessità i giornali, bensì alla necessità di incontrare il suo contabile di fiducia appena rilasciato dai sequestratori. Intanto lui adesso si dice «estraneo a ogni pagamento». [Di Caro, Cds]
• Ora, per la sua scorta Berlusconi utilizza due organizzazioni che si sono sovrapposte spesso e volentieri in questi anni. Racconta Grignetti sulla Sta: «Tutto comincia quando Berlusconi, che si fida solo dei suoi body guards da quando la mafia minacciò di rapirgli i figli, si rende conto che il mestiere di premier impone una scorta di Stato. Ma lui voleva i suoi, ex carabinieri ed ex paracadutisti del Tuscania. Finì che nel 2001 il gruppo più ristretto dei body guards Fininvest fu arruolato direttamente dai servizi segreti. Inquadrati nello Stato, ma di fatto svincolati da qualsiasi gerarchia. Attualmente sono in forza all’Aisi, l’erede del Sisde. Ma sempre estremamente autonomi».
• Il caposcorta di Berlusconi si chiama Giuseppe Estorelli, è un ex carabiniere, lavora per il Cavaliere da vent’anni, e ha il rango di capodivisione dell’Aisi. [Grignetti, Sta]