Rassegna, 14 novembre 2012
Diffamazione, torna il carcere per i giornalisti
• Ieri sera in Senato, complice il voto segreto chiesto dalla Lega e dai rutelliani, è passa l’emendamento del Carroccio che prevede «la reclusione fino a un anno» per la diffamazione a mezzo stampa. Votano a favore ben 131 senatori, 94 i contrari, 20 gli astenuti. Niente nomi, ma individuare la provenienza è facile: tra quei 131 ci sono di sicuro i 17 leghisti presenti a palazzo Madama, lo sparuto gruppo di Rutelli, ma pure pezzi consistenti del Pdl, dell’Udc e del Pd. Dopo il voto Schifani ha sospeso la discussione, come gli hanno chiesto tutti (il Pd Zanda, il Pdl Gasparri, l’Idv Li Gotti), e ha annunciato per oggi la conferenza dei capigruppo per verificare «se l’aula possa tornare a occuparsi della questione...». [Milella, Rep]
• Rutelli a Feltri della Stampa sul voto di ieri: «Abbiamo votato un emendamento ineccepibile perché oggi si stabilisce che solo per diffamazioni particolarmente gravi ci sia ilc arcere ma in alternativa alla pena pecuniaria. Credo sia una delle leggi più favorevoli alla stampa che esistano in Europa. Fino a tre anni di reclusione non si va in galera. Che cosa deve fare uno per finirci? Diffamare ripetutamente e gravemente e scegliere di non pagare la pena pecuniaria. Forse dovreste rendervi conto che con questa legge, che comunque è da completare, in carcere non ci si finisce più. In carcere in Italia, dopo Giovannino Guareschi, in 60 anni non ci è andato nessuno».