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 2012  novembre 13 Martedì calendario

Bel confronto, ieri sera su Sky, tra i cinque candidati-premier del centrosinistra: Bruno Tabacci, Laura Puppato, Matteo Renzi, Nichi Vendola, Pierluigi Bersani

Bel confronto, ieri sera su Sky, tra i cinque candidati-premier del centrosinistra: Bruno Tabacci, Laura Puppato, Matteo Renzi, Nichi Vendola, Pierluigi Bersani. Una quantità di domande preparate dalla redazione e presentate dal conduttore Gianluca Semprini, un minuto o un minuto e mezzo per rispondere, un minuto per un diritto di replica poco adoperato e poi domande dal pubblico, formato tutto dai sostenitori dei cinque. Tra l’altro, in mezzo alle risposte, Tabacci ha dato una notizia molto grossa: l’anno scorso, quando Berlusconi si rassegnò a cedere il timone a Monti, non avevamo più neanche i soldi per pagare lo stipendio agli statali.

Accidenti. Siccome però nessuno si è soffernato su questo punto, cominciamo con il dar conto delle questioni affrontate.
Se la pressione fiscale si possa abbassare. Se l’evasione si possa contrastare. In che modo bisogna parlare alla Merkel e se l’euro si debba conservare oppure no. Che cosa proporre a un giovane che cerca un lavoro e non lo trova, Se la riforma del lavoro voluta da Elsa Fornero. Che cosa direste a Marchionne se ve lo trovaste di fronte (intanto un vidceo mostrava gli occhi dell’amministratore delegato della Fiat). Se gli omosessuali debbano avere o no gli stessi diritti degli eterosessuali in tema di matrimonio e di adozione. Se i cinque candidati premier siano pronti ad affrontare la casta, a tagliarne o ridurne gli sprechi.  

Mi pare particolarmente interessante la domanda sui giovani e il lavoro.
Vendola direbbe ai giovani di ribellarsi a un sistema in cui la precarietà, inscritta in 47 forme di contratti atipici, sembra un destino senza speranza. Bersani ha messo l’accento sul rapporto tra istruzione e lavoro («sta tornando il classismo, all’università le iscrizioni l’anno scorso sono calate di 17 mila unità»), bisogna stimolare l’economia, non rassegnandosi a allimmobilismo dell’edilizia, al -7 del turismo, al -20 della produzione industriale. Sia Bersani che gli altri sono ricorsi al concetto di «allargare la base produttiva», senza spiegar bene di che si tratta e di come si potrebbe fare. Suppongo che pensassero all’uso finalizzato di stimoli pubblici, anche se dobbiamo concedere che in un minuto o in un minuto e mezzo è difficile dire di più. Tabacci ha comunque ricordato che l’occupazione non si crea per decreto e che qualunque idea deve tenere conto dei sistemi produttivi mondiali con i quali siamo costretti a confrontarci: bisogna agire sul costo del denaro, sul costo dell’energia, sulla semplificazione burocratica, tutti fattori che ci fanno giocare la nostra partita in condizioni di inferiorità.  Puppato ha tirato fuori un suo cavallo di battaglia, cioè quello dell’investimento nella green economy che a suo dire creerebbe solo in Italia 400 mila posti di lavoro. Renzi ha ammonito di pensare non solo ai giovani ma anche a quei cinquantenni che la crisi ha espulso dal mercato e che non riescono a rientrare. La domanda sulla riforma Fornero del lavoro era connessa con questa, e gliene do rapidamente conto: tutti pensano, sia pure con toni diversi (Vendola ha parlato di «sfregio alla civiltà del lavoro»), che riforma Fornero vada modificata e che sia insufficiente in molte parti. La Puppato vorrebbe rimetter mano anche alla riforma delle pensioni.  

Adesso sono curioso di sentire quello che hanno detto sulla casta, i soldi ai partiti, lo schifo dei vari Fiorito eccetera.
Naturalmente si sono detti tutti convinti che il finanziamento ai partiti vada o abolito del tutto (Renzi) o tagliato anche del 75% (Tabacci). Bersani ha detto che, se fosse lui premier, andrebbe a sforbiciare in mezzo alle 5-6 mila società miste pubblico/privato. Vendola, pur dicendosi incline a un taglio, ha difeso il finanziamento pubblico, strumento che permette di partecipare alla vita politica anche a chi non è povero. Sia Bersani che Tabacci hanno invocato lo svolgimento dell’articolo 49 della Costituzione, cioè l’approvazione di una legge che determini lo stato giuridico dei partiti, imponendo regole di trasparenza e di democraticità interna. Puppato vuole la certificazione dei bilanci. Sulle province, hanno detto tutti che bisognerà rimettere mano al provvedimento che le taglia e le unifica, perché, a modo loro di vedere, è pasticciato.  

• Sentiamo su tasse ed evasione fiscale.
La gran questione era se l’Imu andasse o no mantenuta. L’hanno difesa più o meno tutti. Hanno tutti detto che l’evasione va combattuta incrociando i dati con le tecnologie. Nessuno ha avuto il tempo di obiettare che l’Amministrazione ha difficoltà a incrociare perché i sistemi informatici in dotazione sono cinque o sei, tutti diversi e incapaci dialogare tra loro. Toccare i fornitori, mettere mano alla giungla si rivelerà, quando sarà il momento - se verrà il momento -, impresa titanica. Vendola e Bersani vogliono abbassare la tracciablità dei pagamenti fino a 300 euro. I due sono anche d’accordo sulla patrimoniale (senza specificarne la natura). Bersani ha citato Einaudi: «La patrimoniale crea coesione sociale».  

Rapidamente sul resto.
Sono tutti favorevoli ai matrimoni omosessuali, ma con qualche esitazione – tranne Vendola – sul tema delle adozioni. Sarebbero tutti capaci di far la faccia dura con Marchionne, anche se nessuno ha spiegato come saprebbero costringerlo a fare quello che vogliono loro, per esempio assumere i 19 della Fiom senza licenziare 19 lavoratori in organico. Nessuno ha ricordato che la capacità manovriera del vertice Fiat sta operando perché, al di là dei proclami, la cosa non si verifichi. Sull’euro: convincere la Merkel a fare sviluppo oltre che rigore. Il patto di stabilità non si discute. In quattro comunque difendono la moneta unica e dicono che non si può tornare indietro. Vendola solo pensa che la crisi attuale rappresenti la deflagrazione dei sogni che un tempo furono di Altiero Spinelli e chiede una rifondazione del patto basata sui diritti civili e la solidarietà.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 13 novembre 2012]