Rassegna, 12 novembre 2012
Siria, scambio di colpi con Israele
• Ieri, per la prima volta dal 1973, l’esercito israeliano ha aperto direttamente il fuoco contro Assad. «Colpi di avvertimento» precisano i generali, sparati per segnalare al vicino regime quanto sensibile sia Tsahal alla propria postazione centrata da un missile Tamuz. Scrive la Paci sulla Sta: «La minaccia d’Israele, a lungo spettatore muto della crisi siriana per paura del caos post Assad e tutt’ora riluttante a un coinvolgimento in prima persona, carica l’aria già grave che avvolge una crisi costata oltre 30mila morti, 408 mila rifugiati (di cui 11mila fuggiti due giorni fa e almeno trenta volte tanti attesi entro la fine del 2012), il riattizzamento delle braci settarie mai spente in Libano e l’impennata del livello di guardia del nervosismo turco (e di conseguenza della Nato). Perfino la “neutrale” Giordania, rivela il Washington Post, avrebbe iniziato a chiudere più di un occhio sulle armi inviate ai ribelli siriani attraverso i propri confini (via Qatar e Arabia Saudita)».