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 2012  novembre 09 Venerdì calendario

Pdl, scontro Alfano Berlusconi sulle primarie

• Davanti all’intera dirigenza del Pdl, Angelino Alfano ha contraddetto Silvio Berlusconi su tutta la linea e lo ha obbligato a battere in ritirata. Il risultato è che le primarie del centrodestra si terranno nonostante le riserve del Cavaliere. Chi vorrà correre, dovrà sciogliere la riserva entro il 28 novembre. Il 16 dicembre Lombardia e Lazio voteranno un’infornata di candidature (per Palazzo Chigi, per le presidenze delle due Regioni, per il sindaco di Roma). Tra gennaio e febbraio sarà il turno del Nord, del Centro e del Sud. Si finirà con una convention nazionale a febbraio per incoronare il nuovo leader che, secondo tutti i pronostici, sarà proprio Alfano. A sera Berlusconi si è sforzato di mascherare la sconfitta convocando in tutta fretta una conferenza stampa. Su Alfano ha detto: «Gli voglio bene come a un figlio, sono sicuro che lui ricambia, la decisione di fare le primarie è molto positiva, abbiamo approvato la bozza di regolamento e io sceglierò 5 garanti, personalmente non sponsorizzerò alcun candidato. Le mie critiche? In realtà avevo immaginato che la scelta del leader si sarebbe potuta fare in 15 giorni attraverso un call center... Aspettatevi sorprese, estrarrò un dinosauro dal mio cilindro». Racconta Magri sulla Sta: «In realtà non è andata affatto così, tra le mura di Palazzo Grazioli. Qualcuno ha fatto filtrare all’esterno le parole dei protagonisti. Devastante l’attacco di Berlusconi: “Mentirei se dicessi che considero le primarie salvifiche. Porteranno solo allo scoperto le nostre faide interne, quelle che hanno schifato i nostri elettori. Ho commissionato dei sondaggi, e non sono buoni”. Un attimo per tirare il fiato, e poi: “Decidete quello che vi pare, ma il momento è difficile, difficile, difficile; al partito servirebbe ben altro, una grande rivoluzione, uno choc, altro che cambiare il nome. Ci vorrebbe un Silvio Berlusconi del ’94”. Sbigottiti i suoi colonnelli, in privato certe cose le avevano già udite, però nessuno pensava che il Fondatore le avrebbe inanellate tutte insieme, e proprio nel giorno delle decisioni irrevocabili. Gli occhi si sono spostati su Alfano. Racconta un partecipante: “Se lui avesse taciuto, sarebbe stato zittito per sempre”. Invece il segretario ha scelto la ribellione: “Io sono per procedere con le primarie, me ne assumo la responsabilità. O si prende una decisione oggi, o saremo dei barzellettieri” (l’ufficio stampa di Alfano precisa che la parola esatta è “barzellettati”, nessuna allusione alle doti umoristiche del Cav). Quello che dice Berlusconi è vero, ma è l’indecisionismo che ci uccide, non siamo né con Monti né contro Monti: siamo privi di credibilità. Qual è l’alternativa alle primarie? Forse inseguire qualche gelataio o qualche ex presidente di Confindustria?”».

• Secondo La Mattina della Sta quello che è accaduto ieri nel Pdl «è la fine di un’epoca. L’ex premier non si aspettava la reazione del suo ex delfino. Non si aspettava il fuoco di fila di Formigoni, Lupi, Gelmini, Fitto, Cicchitto, Gasparri, La Russa e Mario Mauro, il quale è stato il primo a parlare dopo i rottamatori Santanché, Bondi e Galan, definiti i killer del Cavaliere. L’eurodeputato del Pdl, nuovo uomo forte di Cl, ha spiegato che le primarie servono a recuperare l’unità del partito. “E poi è inutile girare intorno al problema, caro presidente”, ha scandito rivolto a Berlusconi: “Non sei più l’asso nella manica dell’antipolitica come nel ’94. Lei, presidente, è ormai espressione della politica, come tutti noi, e subisce l’erosione dell’antipolitica”. Mauro ha dato il là a una serie di interventi a sostegno di Alfano, che ha interrotto Galan che stava continuando a dire che il Pdl è morto perché non guarda al Nord, anzi è “a trazione siciliana, per la precisione un partito che va da Agrigento a Paternò”. Agrigento è la città di Alfano. L’agrigentino gli ha replicato: “Non ti permetto di dire queste cose. La Sicilia è vicina ai confini con l’Africa, ma questo non vuol dire che un siciliano non possa guidare un partito nazionale”».

• Dal Pd hanno atteso invano per tutto il giorno una risposta del Pdl sulla riforma elettorale, che non è mai arrivata. [Magri, Sta]