La Gazzetta dello Sport, 6 novembre 2012
Siamo qui, a maledire la sorte che ci impedirà domani di dar conto delle elezioni americane, dato che lo spoglio comincerà quando in Italia sarà notte e questo giornale chiuso da un pezzo
Siamo qui, a maledire la sorte che ci impedirà domani di dar conto delle elezioni americane, dato che lo spoglio comincerà quando in Italia sarà notte e questo giornale chiuso da un pezzo. Possiamo rifarci oggi, dando le ultime notizie della vigilia e raccontando ai lettori che cosa li aspetta in caso di vittoria dell’uno o dell’altro.
• Sentiamo le ultime notizie.
Si vota per il presidente, per eleggere 11 governatori e per rinnovare un terzo del Senato. Gli ultimi sondaggi dicono nello stesso tempo che Obama e Romney sono in sostanziale parità, ma che il presidente sarebbe n vantaggio in 8-9 stati chiave. Se non mentono, quindi, la vittoria è sua. Secondo RealClearPolitics.com (RCP) potrebbe contare a questo punto su 308 elettori contro i 240 del repubblicano. La sfida è costata tre miliardi di dollari. Nelle ultime 48 ore i due si sono mossi freneticamente, andando a incoraggiare gli elettori di 8 stati e tenendo 14 comizi. A Cleveland, il vicepresidente in carica, Joe Biden, ha incrociato Romney sulla pista da cui stava decollando. Obama conclude a Des Moine, in Iowa, con Michelle e Bruce Springsteen. Romney farà ancora un giro in Florida, Virgina e Ohio e finirà nel New Hampshire. Il 40% degli elettori ha già votato, e il restante 60% è spalmato su sei fusi orari: si comincia alle 6 di mattina di oggi in Virginia e New Hampshire (mezzogiorno da noi) e si chiude con le Hawaii alle sette del mattino di domani (ora italiana). Poi comincerà la sarabanda degli exit poll, calibrati su 25 mila interviste. Da lì capiremo se si andrà in tribunale per stabilire chi ha vinto.
• Potremo seguire l’evento sulle nostre televisioni?
I due appuntamenti principali sono quelli su Raiuno di Bruno Vespa dalle 23.15 e quello di Enrico Mentana su La7 dalle 23.50. Mentana intende stare sveglio tutta la notte e ha chiamato intorno a sé Walter Veltroni, Alberto Alesina, Giuliano Ferrara, Corrado Formigli e, in collegamento, Lucia Annunziata e Maurizio Molinari. Vale la pena ricordare che Giuliano Ferrara, durante l’estate, scommetteva su Romney. Il suo ultimo editoriale comincia così: «Se ce la facesse Obama…».
• S’è fatto più prudente.
Poche righe dopo scrive: «Sono ancora convinto, nonostante i sondaggi in contrario, che Romney ce la possa fare». È quasi l’unico a crederlo. Anche se bisogna ammettere che i due presidenti non potrebbero fare, alla fine, politiche troppo differenti. Certo Romney non si metterà nelle mani dei tea-parties di Sarah Palin e Obama ha già mostrato in questi quattro anni di essere molto diverso – pragmaticamente diverso – dall’icona buonista di cui s’era innamorata l’Europa nel 2008. Ha manovrato in mezzo alla crisi e alle guerre, se l’è cavata, ma il Pianeta, dopo quattro anni, non ne è uscito certo rigenerato. Resta in piedi l’argomento più evidente di contrasto: quanto lo Stato debba impicciarsi nella vita dell’individuo, occuparsi della sua salute e dei suoi posti di lavoro. Risposte che in Europa sono ovvie, ma che in America oscurano il mito della frontiera e suscitano inevitabilmente diffidenze.
• Una scheda sui due contendenti.
Obama ha 51 anni, è sposato con Michelle, hanno due figlie. Prima di darsi alla politica ed entrare in Senato faceva l’avvocato. È figlio di un nero del Kenya che si chiamava Barack e di una bianca del Kansas, di nome Ann. Incontro alle Hawaii, nozze e divorzio abbastanza presto. Al bambino pensò soprattutto la nonna materna, mentre il padre era sparito. Obama ha raccontato questa infanzia difficile nella sua autobiografia, Dreams from may Father
, e ha ammesso di essersi consolato tirando coca e fumando marijuana. «Succede. È successo a parecchi giovani. Io però ho imparato dai miei errori e sono andato avanti». Ha vinto le elezioni nel 2008 battendo McCain e ottenendo la nomination democratica a spese di Hillary Clinton. Una corsa fantastica. Molti in America pensano che se McCain non si fosse preso come vice Sarah Palin…
• E Romney?
65 anni, cinque figli, mormone. Un furbone che s’è fatto ricco comprando aziende, facendole a pezzi e rivendendole. Tiene i soldi alle Cayman e durante questa campagna elettorale ha serenamente ammesso di aver pagato appena il 14% di tasse. Corse per la Casa Bianca anche suo padre, a cui la nomination venne soffiata da Nixon (1968). Nel 2008 perse in finale contro McCain la nomination repubblicana. Ha fatto il vescovo mormone nella diocesi di Boston. Ha ben governato il Massacchussetts, mettendo d’accordo democratici e repubblicani sulla riforma sanitaria. L’episodio più clamoroso a Parigi, quando aveva 21 anni e si trovava nella capitale francese per predicare il credo mormone. Al volante di una Citroen si scontrò con una Mercedes e fu dato per morto, con tanto di decesso trascritto sul passaporto. In ospedale, però, i medici s’accorsero che era in coma e dopo un lunghissimo ricovero riuscirono a riportarlo in vita. Un bell’episodio, di cui Obama dovrebbe forse preoccuparsi. [Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 6 novembre 2012]