Rassegna, 2 novembre 2012
Ponte sullo Stretto: rinvio del governo e proteste ambientaliste
• Le associazioni ambientaliste, con il Wwf su tutte, sono insorte contro il governo Monti che l’altra notte, dopo una riunione fiume, ha deciso di rinviare di due anni il possibile stop al progetto del Ponte sullo Stretto. Masci (Sta): «In sostanza il governo ha deciso di non decidere: l’intento, come era del tutto evidente, sarebbe stato quello di dire un secco no alla faraonica impresa voluta da Berlusconi, ma questo avrebbe comportato il pagamento di una congrua penale di 300 milioni alle imprese coinvolte nel progetto. E dato che quei milioni in cassa non ci sono, si è rinviato tutto di due anni, con la formula (scusa? pretesto?) di valutare meglio la “fattibilità” e la “bancabilità”. In sostanza se il gioco valga la candela e se ci siano effettivamente i soldi da investire in cotanta impresa».
• Sulla Stampa Masci ripercorre così la storia del Ponte sullo Stretto: «Quella del Ponte è ormai una telenovela che va avanti dal 1981 ed è costata quasi 300 milioni di euro solo per studi e interventi preliminari. Secondo una stima della Corte dei Conti, 200 milioni se ne sono andati solo tra il 2001 e il 2006. Quanto al costo del manufatto è lievitato negli anni. Nel 2003, per esempio, il Cipe aveva deliberato un costo di 4,6 miliardi di euro. A questa cifra vanno aggiunti i lavori preliminari, gli oneri finanziari, gli adeguamenti dell’inflazione e si arriva così a 6,3 miliardi. Iniziano poi gli espropri dei terreni e i relativi contenziosi, il ponte non esiste ancora neppure come progetto definitivo, ma già si sa che il costo sarà di almeno 8,5 miliardi. Troppi. Si comincia a capire che il passo è più lungo della gamba e, nonostante Berlusconi abbia fatto di quest’opera la bandiera della sua azione di governo, già nel 2011 si capisce che inizia la ritirata: la Commissione europea non inserisce il Ponte tra le opere prioritarie del periodo 2014-20 e il governo italiano stesso gira una quota del finanziamento al trasporto pubblico locale. A Dicembre di quell’anno si insedia il governo Monti e nel gennaio successivo il Cipe dirotta la somma di 1,6 miliardi, destinati al Ponte, ad “altri cantieri”. Nel giugno scorso, infine, il ministro Corrado Passera conferma che l’opera non è tra le priorità».