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 2012  ottobre 30 Martedì calendario

I risultati delle elezioni regionali siciliane sono questi (a metà spoglio: diamo i nomi dei governatori in lizza e tra parentesi la collocazione politica): Rosario Crocetta (Pd) 30,90%; Sebastiano “Nello” Musumeci (Pdl) 25,40%; Giovanni Carlo Cancelleri (M5S), 18,00%; Giovanni “Gianfranco” Miccichè (Grande Sud) 15,50%

I risultati delle elezioni regionali siciliane sono questi (a metà spoglio: diamo i nomi dei governatori in lizza e tra parentesi la collocazione politica): Rosario Crocetta (Pd) 30,90%; Sebastiano “Nello” Musumeci (Pdl) 25,40%; Giovanni Carlo Cancelleri (M5S), 18,00%; Giovanni “Gianfranco” Miccichè (Grande Sud) 15,50%. Dietro ognuno di questi nomi stanno schierate parecchie forze politiche: il vincitore e futuro governatore Crocetta è sostenuto, oltre che dal suo partito - il Pd - anche dall’Udc, dal Movimento Politico e dall’Unione consumatori. Il pidiellino Musumeci, oltre al Pdl, ha di supporto liste locali (Cantiere Popolare, Musumeci Presidente, Alleanza di Centro). Miccichè è in asse con l’ex governatore Lombardo (Mpa-Partito dei siciliani) e con Fli, Piazza Pulita-Ppa. Però quando andiamo a esaminare il voto partito per partito viene fuori una classifica abbastanza clamorosa: il Movimento 5 Stelle, cioè Grillo, è il primo partito, col 14,80%. Seguono il Pd col 13,60; il Pdl col 12,50; l’Udc col 10,90 e Lombardo col 9,60. Miccichè, che fece fare l’en plein a Berlusconi nel 2001 (61 seggi su 61) vale il 6,60. I seggi saranno quasi certamente distribuiti così: 30 alla coalizione di centro-sinistra, 21 al Pdl e ai suoi alleati, 14 ai grillini, 15 a Miccichè-Lombardo. Sel, Idv, Fli non entrano perché non hanno raggiunto la soglia minima del 5%. Bersani ha giudicato questo risultato, che consegna la Sicilia alle sinistre, «storico».

Non ho capito questo fatto, che il Movimento 5 stelle da una parte vale il 18,00 e dall’altra il 14,80.
È l’effetto del cosiddetto voto disgiunto. In Sicilia, e in generale nelle regionali, è ammesso votare per un partito o per una coalizione e contemporaneamente scegliere il governatore di un partito o di una coalizione diversa. Crocetta, il vincitore, ha preso gli stessi voti delle formazioni che lo sostengono, ma il suo avversario principale, Musumeci, ha avuto più consensi di Pdl e alleati: 25,40 contro 24 e qualcosa. Il Movimento 5 Stelle, che correva da solo, ha totalizzato il 14,8 ma il suo governatore ha avuto il gradimento anche di elettori di altre liste e così segna un bel 18,00.  

Che governo regionale uscirà?
Forse si ricostituirà l’asse Pd-Lombardo, a parti invertite, cioè con il democratico Crocetta a fare il governatore e la strana alleanza Miccichè-Lombardo a garantire quei voti che mancano per arrivare al 51%. Però una delle prime dichiarazioni di Crocetta è stata questa: «Se volevo fare l’alleanza con Miccichè la facevo prima». Si annuncia perciò il solito garbuglio siciliano che solo i siciliani sanno decrittare. Il Pdl sta mestamente all’opposizione, i grillini pure all’opposizione, ma con tutt’altro spirito: Cancelleri ha baldanzosamente annunciato che non s’alleerà con nessuno e darà battaglia senza quartiere alla nuova giunta.  

Che dice Grillo?
Sul suo blog s’è travestito da zio Sam che punta il dito ed esclama “I want you”. Seguono queste parole: «Signori, stiamo per affrontare qualche cosa di straordinario, delle elezioni in Parlamento, un Movimento, elezioni via Web, non è mai stato fatto nulla di così straordinario». Il suo uomo in Sicilia, Giancarlo Cancelleri ha detto: «Pd e Pdl si sono scavati la fossa. Ora comincia il lavoro e il bello di un’avventura regionale che inseguiamo dal 2008. Sappiamo che ci tireranno per la giacca per avere il nostro appoggio, ma siamo come ’zitelle acide’ e non daremo retta a nessuno. Abbiamo fatto una campagna elettorale low cost spendendo appena 25 mila euro». Qualche giorno fa Roberto Weber di Swg aveva calcolato che un 8% del Movimento 5 Stelle in Sicilia sarebbe valso un 21% a livello nazionale. Se la proiezione è giusta, dovremmo pensare che col 14% in Sicilia Grillo è in Italia al 30%. Casini, spaventato dal risultato di M5S, ha invitato Bersani a ripensare le sue alleanze, in modo che sia poi possibile «tenere il Paese»: «L’unico antidoto valido all’antipolitica è il rapporto tra progressisti e moderati».  

Mi pare però che il vero vincitore sia il partito dell’astensione.
Sì, è andato alle urne il 47,4% degli aventi diritto contro il 66,7% del 2008. È vero che l’altra volta si votava anche di lunedì, ma la caduta è troppo forte, e non può essere senza significato politico. Vendola, rispondendo anche a Casini, ha notato: «Quando il presidente eletto, a cui faccio gli auguri, è stato votato da poco più del 10% degli elettori siciliani vuol dire che la legittimazione democratica è assai fragile».  

Che ripercussioni ci saranno a livello nazionale? Parlo naturalmente soprattutto del Pdl.
Alfano ha dichiarato che correrà alle primarie e non sembra intenzionato a dimettersi. Anzi, ha dichiarato che il risultato del centro-destra, in queste condizioni, è straordinario. Ieri si sono registrate tutta una serie di dichiarazioni (La Russa, Miccichè, Cicchitto ecc.) che dicono: la sconfitta del Pdl in Sicilia non può essere attribuita al segretario. Sono le prime reazioni prudenti – perché hanno in mente la convenienza e la necessità di tenere unito il partito – alle intemerate di Berlusconi dell’altro giorno.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 30 ottobre 2012]