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 2012  ottobre 23 Martedì calendario

Putin avanza con Rosnet

• Dettagli sull’acquisizione di Tnk-Bp da parte di Rosnet. Tnk-Bp è una compagnia petroliferia posseduta dalla British Petroleum e da quattro orligarchi russi.  Rosnet è una compagnia petrolifera posseduta al 75% dallo stato russo, «cioè dal Cremlino, cioè da Putin» (Ricci Rep). Rosnet ha comprato il 50 per cento di Tnk-Bp dalla British petroleum e l’altro 50 per cento dai quattro oligarchi, convinti a vendere «con i metodi forti. Inchieste, perquisizioni e intimidazioni sul piano fiscale» (Lombardozzi Rep). Esborsi: a British Petroleum un 18,5% della stessa Rosnet + due posti nel cda e 12,3 miliardi di dollari, che British Petroleum userà per pagare i danni del disastro nel Golfo del Messico; ai quattro oligarchi russi 28 miliardi di dollari (questa parte dell’affare non è ancora perfezionata del tutto). Dragosei, sul CdS, nota che Rosneft in questo modo diventa il maggior produttore privato di petrolio, «4,6 milioni di barili di petrolio al giorno davanti alla Exxon Mobil (4,2 milioni)». Ricci su Rep, però, scrive che «chi tiene effettivamente in pugno il mercato mondiale è una sola società, che con la Borsa non ha niente a che fare ed è, piuttosto, un monopolio statale. L’Aramco, la compagnia petrolifera dell’Arabia saudita di petrolio ne produce fino a 10 milioni di barili al giorno e, soprattutto, è l’unico attore che dispone di capacità inutilizzata (gli altri producono tutti a tavoletta). Cioè è in grado di aumentare o diminuire la produzione e influenzare, così, i prezzi. E, dopo l’Aramco, c’è la Nioc, la compagnia statale iraniana, che produce, più o meno, gli stessi 4 milioni di barili al giorno, attribuiti a Rosneft». Conseguenze geopolitiche: Putin si rafforza enormemente e prepara forse una raccolta di munizioni finanziarie sul mercato di Londra quotando la società alla City, la Gazprom, con i prezzi del metano in discesa, declina, gli inglesi della British Petroleum hanno una chance di esplorare i giacimenti dell’Artico anche se i russi hanno dato ai rivali dell’Exxon un diritto ad esplorare in certe zone di quel mare. Rosneft, però, per sborsare i 40 miliardi dell’operazione «dovrà indebitarsi pesantemente. Fitch ha già detto che una simile esposizione porterà a un abbassamento del rating» (Dragosei). Gli ecologisti, inoltre, rendono difficili le trivellazioni nell’Artico (Total ha rinunciato, Gazprom, Shell, Shtokman hanno problemi). British Petroleum, infine, non incasserà più i 4 miliardi di dividendi da Tnk-Bp.  

• «Secondo lo United States Geological Survey, in quell’enorme bacino che va dalla Siberia al Canada ci sono 90 miliardi di barili di petrolio, 47 mila miliardi di metri cubi di gas liquefatto, quasi tutti (all’84%) custoditi sotto al mare. Una specie di nuovo Medioriente che potrebbe aprirsi al mondo grazie allo scioglimento dei ghiacci, fatalmente provocato proprio dalla combustione degli idrocarburi che rilasciano anidride carbonica nell’atmosfera» (Sole).  

• «Ma, in un mondo che non cessa di interrogarsi su quanto durerà effettivamente il petrolio, la classifica che conta è un’altra: quella delle riserve» (Ricci Rep).