Rassegna, 22 ottobre 2012
Beirut, assalto al palazzo del governo
• Centinaia di giovani con le bandane azzurre della Corrente del Futuro e le bandiere bianche e rosse delle Forze Libanesi, musulmani sunniti e cristiani maroniti, si sono lanciati contro le difese del Gran Serraglio, la sede del governo, protetto sin dalla mattina da uno schieramento di agenti in assetto di guerra. Alcuni feriti, soprattutto per aver inalato i gas. Qualche contuso. Ma incidenti analoghi sono scoppiati nelle maggiori città libanesi. Una bambina di nove anni sarebbe rimasta uccisa a Tripoli, nel nord. Esito di una tensione che covava da venerdì pomeriggio, quando nel quartiere di Ashrafyeh è esplosa l’autobomba che avrebbe ucciso il capo dell’Intelligence, Wissam Hassan, il suo autista e una madre di famiglia, Georgette Sarkissian, che tornava a casa dal lavoro. Spiega Stabile (Rep): «Wissam Hassan era stato il motore di alcune inchieste vitali per le sorti del paese. Ma, soprattutto, ad agosto, aveva denunciato e fatto arrestare l’ex ministro dell’Informazione Michel Samaha, un sostenitore del regime di Damasco, il quale, in combutta con il capo dei servizi segreti siriani Alì Mamluk, avrebbe ordito una trama stragista per destabilizzare il Libano. E quest’ultima inchiesta sarebbe costata la vita ad Hassan. Da qui, le accuse feroci contro il presidente siriano, Bashar el Assad e contro il primo ministro Najib Miqati, che guida un governo considerato troppo cedevole alle pressioni di Damasco».