Rassegna, 18 ottobre 2012
Lombardia, indagato per corruzione un altro assessore
• Si estende l’inchiesta sulla discarica di amianto di Cappella Cantone (Cremona) coinvolgendo ora anche l’assessore regionale all’Ambiente del Pdl Marcello Raimondi, indagato per corruzione come i due esponenti della Compagnia delle opere di Bergamo, il braccio economico di Comunione e liberazione, perquisiti martedì dalla Gdf di Milano. È il quindicesimo consigliere lombardo a finire sul registro degli indagati, il secondo assessore della giunta Formigoni dopo Domenico Zambetti, arrestato giorni fa per aver pagato i voti della ’ndrangheta. Spiega Guastella (Cds): «Primo degli eletti a Bergamo, Raimondi è legato a Comunione e liberazione, movimento di cui fa parte Roberto Formigoni. È coinvolto nell’indagine del procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dei sostituti Paolo Filippini e Antonio D’Alessio perché avrebbe tentato di accelerare l’iter amministrativo per l’autorizzazione della discarica culminato nella delibera numero 1.594 approvata dalla giunta regionale il 20 aprile 2011 su proposta diretta del governatore Formigoni. Una delibera che superava la legge regionale e l’opposizione della Provincia di Cremona, che temeva che i rifiuti pericolosissimi potessero inquinare la falda acquifera. Atto peraltro mai pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione. Sono una decina gli indagati di questa inchiesta approdata da Brescia a Milano per competenza territoriale dopo l’arresto a novembre 2011 dell’ex assessore e poi vice presidente del Consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani (Pdl), pizzicato con una mazzetta da centomila euro sganciata dall’imprenditore Pierluca Locatelli proprio per ottenere l’autorizzazione ad aprire la discarica di Cappella Cantone. Tra i nomi iscritti a Milano per concorso in corruzione ci sono alcuni dei dieci arrestati dalla procura di Brescia (Nicoli Cristiani, Locatelli e sua moglie Orietta Pace Rocca) ai quali Robledo-Filippini-D’Alessio hanno aggiunto quelli del presidente della Cdo di Bergamo Rossano Breno (dimessosi ieri dopo essere stato perquisito) e l’ex suo vice Luigi Brambilla, che si dimise quando il suo nome emerse dagli atti dell’inchiesta bresciana».