Rassegna, 18 ottobre 2012
D’Alema: se vince Bersani non mi ricandido
• Dopo giorni di feroci polemiche, Massimo D’Alema, ospite di Otto e mezzo su La7, ha annunciato che «se vince Bersani, non mi ricandido. Se vince Renzi, combatto». Ha raccontato: «Due mesi fa andai da Bersani e gli dissi: è opportuno dare un segnale, potrei non candidarmi, prepariamo questa scelta, visto i tanti voti che prendo». Poi, è arrivato Renzi «a intimarlo». E a quel punto, «forse sbagliando, perché ognuno ha il suo carattere, non ho voluto dare l’impressione di cedere». D’Alema non ha nascosto la sua amarezza: «Non è piacevole essere oggetto di aggressioni continue. Siamo arrivati all’immagine sgradevole di una figura con la mia foto sotto il camper di Renzi. Non è tollerabile questo modo di condurre la battaglia politica. Attacchi inaccettabili di chi recita vuoti slogan e cavalca l’antipolitica, tirando la volata a Grillo». Quanto alla rottamazione: «Se l’immagina Obama che dice: se vinco, tolgo quello? Non scherziamo, decidono i cittadini. Perché Renzi è uno che divide, non unisce. Se parti con l’idea di rompere tutto, alla fine qualcosa si rompe». Poi ha ammesso che il passo indietro di Veltroni gli ha creato «qualche problema»: «Me l’aspettavo. Ma è scattata la caccia all’uomo. Abbiamo caratteri diversi. Lui ha scelto di tirarsi fuori e di dichiararsi neutrale. Io combatto per Bersani e voglio farlo senza che nessuno pensi che difenda posizioni personali». D’Alema non va in pensione: «Farò ancora più politica, non sono un cane morto. Se c’è una fase difficile, io mi mobilito». [Trocino, Cds]
• Casadio (Rep): «A questo punto il Pd è nella bufera. Il comitato di Renzi aveva chiesto scusa per l’immagine rilanciata online del camper che investe la figura di D’Alema: “Noi siamo estranei, ed è ridicolo strumentalizzare una cosa che non sapevamo”. Certo le parole di D’Alema sono un colpo pesante alla strategia renziana: il “rottamato” D’Alema fa terra bruciata attorno agli stessi “rottamatori”? O hanno vinto loro? Sempre D’Alema: “Quando mi sono candidato nel 2001, Berlusconi venne a Gallipoli a dire “mandiamolo a casa, rottamiamolo”. Tornò a casa con le pive nel sacco. Mi dispiace che oggi quelle parole siano usate nel mio partito”».
• Racconta De Marchis su Rep che «a dispetto delle apparenze e delle sue parole a Otto e mezzo, D’Alema è ancora amareggiato per il trattamento ricevuto. Quello di Renzi ma anche quello del Pd, dello stato maggiore bersaniano. Sa che da settimane Vasco Errani, presidente dell’Emilia, un tempo suo referente assoluto nella terra rossa per eccellenza, recita la parte del falco. E sussurra all’orecchio di Bersani di non mollare, di avviare lui la “rottamazione” sacrificando i vecchi. È una ferita aperta difficile da rimarginare. Un po’ di “battaglia” D’Alema la riserverà anche a chi lo ha scaricato davvero. Migliavacca, altro braccio destro del segretario, ha invece svolto il ruolo del mediatore, spiegando con pazienza all’ex premier i tanti passaggi non condivisi: le primarie, il no alle preferenze, gli stop alla legge elettorale proporzionale».