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 2012  ottobre 16 Martedì calendario

Giallo nel governo sulle detrazioni

• Il governo sembra nel caos sulla legge di Stabilità. Ieri, a poche ore dal termine per presentare il disegno di legge alle Camere, a dieci giorni dal varo, era ancora aperta l’opzione di un rinvio di un anno dei dolorosi tagli alle detrazioni. La retromarcia avrebbe comportato, secondo fonti del governo, come misura compensativa l’eliminazione di uno dei due punti di riduzione Irpef (quello dal 27 al 26 per cento): entrambe le misure valgono circa un miliardo. Ieri, in tarda serata, il governo ha deciso e fatto sapere di essere intenzionato a «tirare dritto» e a lasciare, eventualmente, la parola al Parlamento. Salterebbero, invece, la tassazione delle pensioni di invalidità e il taglio dei permessi agli statali per assistere i disabili. Senza modifiche dunque una valanga di tasse rischia di vanificare la riduzione dell’Irpef di due punti. La lettura delle tabelle (ancora non definitive dopo giorni di scrittura e riscrittura) del ddl di Stabilità del 2013 fornisce un risultato sorprendente: a fronte di 5,4 miliardi di alleggerimento fiscale, ci sono 6,6 miliardi di nuove tasse. Il prossimo anno, a conti fatti, famiglie, lavoratori dipendenti e pensionati si troveranno sulle spalle un fardello di più di un miliardo di imposte. [Petrini, Rep]

• Sulla Sta Barbera scrive che «leader di partito e deputati non hanno la più pallida idea (o fanno finta di non averla per via del clima preelettorale) di cosa significhi far tornare i conti. Basti pensare alla leggerezza con la quale Angelino Alfano sabato ha chiesto di rimettere mano alla decisione di aumentare l’Iva: 6,5 miliardi di euro, mezzo punto di Pil. Se il governo accogliesse la richiesta, coi mercati sarebbero guai».

• La questione più controversa del tasto di legge di Stabilità era l’entrata in vigore già quest’anno (anche se gli effetti li si vedrà nella dichiarazione dei redditi del 2013) delle nuove regole su franchigia e tetto alle detrazioni. L’obiezione dei partiti non infondata – è che per l’ennesima volta il governo sceglie di farsi beffa dello Statuto del contribuente che vieta norme fiscali retroattive. Il problema è che quella norma quest’anno vale due miliardi di euro. Ergo, se si eliminasse quel dettaglio, occorrerebbe rinunciare a qualcosa. Cosa? Palazzo Chigi ha fatto presente che quello è esattamente il gettito che viene meno con la riduzione di un punto della seconda aliquota fiscale (dal 27 al 26%) dal primo gennaio 2013. [Barbera, Sta]