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 2012  settembre 29 Sabato calendario

È arrivato l’iPhone5 e, come per l’iPhone4S, c’è stato l’assalto ai negozi, con file cominciate due giorni fa e notti passate a dormire sul marciapiede, benché gli addetti Apple avessero garantito che non ci sarebbe stato un problema di scarsità, tutta la domanda sarebbe stata sicuramente esaurita

È arrivato l’iPhone5 e, come per l’iPhone4S, c’è stato l’assalto ai negozi, con file cominciate due giorni fa e notti passate a dormire sul marciapiede, benché gli addetti Apple avessero garantito che non ci sarebbe stato un problema di scarsità, tutta la domanda sarebbe stata sicuramente esaurita. E tuttavia: come per i romanzi di Harry Potter, la nottata con fila è diventata una specie di rito di massa, che fa parte della gioia dell’acquisto di questo prodotto. Quindi, prendiamo l’entusiasmo dell’assalto come un omaggio, una moda ormai consolidata.

Senonché l’iPhone costa poco meno di mille euro e avevo capito che siamo in crisi.
E già. Dubbi che ci vennero anche l’altra volta – quando ci fu l’assalto al 4S - e che ci giocammo sullo scherzo di una vecchia canzone di Giacomo Rondinella il cui titolo era: Siamo ricchi e poveri. Senza punto interrogativo.

• Lei ci ammannì una citazione di Seneca.
Sì, tratta dalla seconda lettera a Lucilio. «La povertà, se è bene accolta, non è più povertà. È povero non chi possiede meno, ma chi brama avere di più. Che conta quanto uno abbia nella cassaforte o nei granai, quanti armenti abbia il pascolo o quanto gli rendano i crediti, se pensa sempre alla ricchezza altrui e fa calcoli non su quello che possiede, ma su quello che vorrebbe acquistare?» Cioè i cacciatori di Apple sono dei poveracci che non sanno tenere a bada le loro brame. Oltre tutto, aggiungo, chi ha l’iPhone4S può benissimo astenersi da questo iPhone5, nonostante le grandi novità tecnologiche, le dimensioni allungate e allargate, lo schermo che contiene 24 icone invece di 20, la maggior velocità, gli sms che si possono dettare eccetera eccetera. Tutte finezze che possiamo serenamente definire superflue. Tanto più a quel prezzo da rapina.  

Restiamo sullo stesso tema dell’altra volta: siamo ricchi o poveri? Cioè, la valanga di dati che ci piovono addosso e che certificano il crollo dei consumi sono falsi o c’è qualcosa che non capiamo?
Intanto le file per l’Apple 5 sono in realtà coerenti con gli ultimi dati che abbiamo. Prendo quelli della Confcommercio, di pochi giorni fa: mentre annuncia la peggiore variazione negativa della spesa reale pro capite nella storia della Repubblica (-3% e oltre), la più importante organizzazione dei commercianti nota che telefonia e informatica tengono bene, +2,6%. Badi che è un dato enorme, fra il terzo trimestre del 2007 e il secondo trimestre di quest’anno la contrazione in termini reali è stata del 6,5%.  

• Significa che l’informatica, i computer, i cellulari sono talmente importanti che ci togliamo il pane di bocca per comprarli?
In effetti risultano in contrazione anche le spese alimentari, con un piccolo boom dei discount e la consapevolezza che in molte famiglie s’è tornati a cucinare gli avanzi per risparmiare. C’è qui però ancora un dubbio non risolto: consumiamo di meno perché non abbiamo soldi o perché abbiamo paura del futuro e ci teniamo sulla difensiva? Il numero di mutui s’è dimezzato, eppure… Sa qual è un’altra cosa che mi colpisce in questa corsa all’Apple? Che i consumatori, oltre che maschi, sono in gran parte giovani sotto la fascia dei 25 anni, dettaglio che conferma la mia idea generale, secondo la quale un paese di vecchi, per quanto lo si spinga o lo si incoraggi, non ha gran voglia di comprare. Per gli acquisti ci vogliono i giovani, e qui il boom è stato determinato dai giovani. E sa perché ci vogliono i giovani? Perché noi vecchi abbiamo già tutto quello che dobbiamo avere, la macchina, la casa, il salotto, il televisore e le vacanze pagate. Che altro potremmo comprare? Al massimo beni da manutenzione, cioè beni che sostituiscano le nostre vecchie cose logorate, e niente di più. I giovani invece, per costruire la loro vita, devono attrezzarsi di tutto, cioè spendere. E infatti, purtroppo, troppi ragazzi da noi se ne stanno rintanati con mamma e papà, sfruttando il patrimonio dei genitori. Senonché l’iPhone, a torto o a ragione, Seneca o non Seneca, è evidentemente un’altra cosa… Per consumare, ci vuole ancora una certa capacità di sognare.  

Le segnalo che il dato sulla vendita delle pellicce di visone segna un simpatico +3% (2011 su 2010).
Non c’è niente da fare, la nostra condizione, dai tempi di Giacomo Rondinella in qua, resta sempre quella: siamo ricchi e poveri.

[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 29 settembre 2012]