2 agosto 2012
Tags : La strage di Bel Air
La moglie di Roman Polanski era all’ottavo mese di gravidanza. Cronaca di un massacro in tremila battute
Sette, 3 agosto 2012
Dentro la villa Sharon Tate, di anni 26, attrice, sposata con il regista Roman Polanski, all’ottavo mese di gravidanza (un maschio), la notte dell’8 agosto 1969 sta chiacchierando nella sua camera da letto con Jay Sebring, poco fa sono stati a cena da El Coyote assieme ad altri amici, ora sono tutti a casa sua: nella camera accanto Abigail Folger, ricchissima figlia del re del caffè della California, sta leggendo un libro; al piano di sotto Voyteck Frykowski si è addormentato sul divano.
Fuori dalla villa Charles Tex Watson, di anni 23, Susan Atkins, di anni 21, Patricia Krenwinkel, di anni 22 e Linda Kasabian, di anni 20, tutti membri della Famiglia di Charles Manson, stanno cercando un modo per scavalcare la palizzata, Tex ha staccato poco fa i fili del telefono, e ora sta intimando l’alt a una macchina che sale lungo la strada, punta il fucile contro il ragazzo alla guida, il quale bisbiglia: «Non colpitemi, vi prego. Non dirò niente a nessuno». Tex spara quattro colpi: «Possiamo andare».
Ora «Che ora è?» chiede Frykowski a Tex, che è entrato in casa insieme a Susan e a Patricia (Linda è fuori a fare da palo) e si è seduto accanto a lui. «Non muoverti o ti ammazzo» risponde Tex, poi lo lega con un asciugamano e manda Susan a chiamare gli altri tre, coltello in mano.
Soggiorno Adesso sono tutti in soggiorno, Sebring, Sharon e la Folger legati insieme, Sebring riesce a liberarsi, «si può sapere cosa fate?» urla e cade a terra, in una pozza di sangue, colpito da una fucilata di Tex, e Sharon urla pure lei, «Dio mio, no!» mentre la Folger è immobile, impietrita. «Siete tutti votati alla morte» dice Tex, poi ordina a Susan di uccidere Frykowski, lei si avvicina con il coltello, lui le tira i capelli, cadono contro una sedia, Susan scalcia e affonda il coltello cinque o sei volte nella sua gamba, ma Frykowski riesce a liberarsi e sta uscendo di casa, allora Tex gli spara alla schiena, poi lo insegue e lo colpisce alla testa col calcio del fucile così forte che l’arma si rompe, tira fuori il pugnale e lo infilza ripetutamente, rientra in casa per aiutare Patricia, che sta lottando con la Folger, e mentre alza il pugnale per colpire la donna lei lo supplica: «Non farlo! Mi arrendo» ma la colpisce lo stesso, allo stomaco, quindi torna fuori, perché Frykowski striscia sul prato chiedendo aiuto, e continua a trafiggerlo.
Sharon Sharon, immobilizzata dalla presa di Susan, inerme, si mette a pregare la ragazza di lasciarla andare, che doveva nascerle un bambino, e «voglio solo avere il mio bambino», ma Susan: «Donna, non ho nessuna pietà di te» e intanto la porta sul divano, le piega le ginocchia e la fa sedere, «Uccidila» le ordina Tex ma lei «Tex, non posso, devo tenerla ferma. Uccidila tu», allora lui viene avanti, adagio, con il coltello in pugno, Sharon lo fissa, poi gli infila la lama nel cuore una prima volta, e poi ancora un’altra e un’altra ancora. «E adesso possiamo andarcene».
Minuti Secondo la polizia gli assassini sono rimasti nella casa 25 minuti.
Pigs Susan, che rientra in casa dopo qualche secondo, prende un asciugamano, lo intinge nel sangue di Sharon e scrive sulla porta Pigs («porci»).
Autopsia Le quattro vittime dentro la casa, tutte morte per dissanguamento.
Villa Roman e Sharon, che avevano scelto la villa di Cielo Drive a Bel Air (Los Angeles) perché era stata abitata dai loro amici, Terry Melcher (produttore discografico figlio di Doris Day) e Candice Bergen.
Manson Charles Manson, di anni 35, capo della Famiglia, credeva d’essere il messia e di dover purificare il mondo attraverso lo sterminio degli uomini bianchi, sognava di diventare un divo della musica e aveva ordinato ai suoi di entrare nella villa di Cielo Drive perché voleva impaurire Terry Melcher, che a suo dire gli aveva fatto delle promesse senza mantenerle.
Pace «L’ultima volta avete sbagliato tutto perché avete fatto spaventare la gente. Non bisogna spaventarla, invece. Bisogna invece far credere loro che tutto va bene. Così, almeno, se ne andranno in pace» (Manson ai suoi il giorno dopo il massacro di Bel Air).
Lucrezia Dell’Arti