La Gazzetta dello Sport, 7 luglio 2012
Il Consiglio dei ministri è finito alle due di notte. Mettiamo ordine in questa faccenda dei tagli
Il Consiglio dei ministri è finito alle due di notte. Mettiamo ordine in questa faccenda dei tagli.
• Ho capito che gli ospedali si sono salvati.
Per modo di dire. Il governo voleva sopprimere le piccole strutture, quelle con meno di 120 posti letto. Il ministro della Salute, Renato Balduzzi – cattolico, di professione costituzionalista, 57 anni d’età – s’è opposto con l’argomento che la competenza sugli ospedali è delle Regioni, non del governo. Una chiusura decisa da Roma, perciò, avrebbe dato l’avvio a un contenzioso infinito davanti al Tar e al Consiglio di Stato. Le Regioni avrebbero fatto ricorso al cento per cento: proprio strutture come gli ospedali si prestano al sottogoverno dei politici locali. Basta guardare la preoccupazione della Polverini – per dirne una – nella riunione dei governatori l’altro giorno. La stessa Polverini che non ha esitato a tenere al massimo l’addizionale sulla benzina, tanto di quella non s’accorge nessuno o, al massimo, se ne incolpa il governo. E tuttavia, Monti sembra aver aggirato l’ostacolo.
• Come?
È nella competenza del governo stabilire il rapporto tra numero dei posti letto e numero degli abitanti. Il decreto fissa questo rapporto in 3,7 letti ogni mille abitanti, tenendo conto anche delle strutture private e calcolando almeno un 40% di pubblico puro. Il risultato matematico di questi parametri è un taglio di 18 mila letti. Vale a dire, più o meno, quello che si sarebbe ottenuto con l’altro sistema. Infatti il decreto dice che la riduzione dei posti letto può essere ottenuta solo con «la soppressione di unità operative complesse».
• E i tribunali?
Anche questi sono stati colpiti. Vengono cancellati 37 tribunali, 38 procure e 220 sezioni distaccate. Il personale si salva, nel senso che sarà redistribuito sul territorio. È prevista anche la soppressione di 647 sedi di giudici di pace. E, fatto politicamente signficativo, vengono tagliate di 20 milioni per il solo 2012 le spese per le intercettazioni telefoniche. Risparmi previsti: quasi tre milioni quest’anno, 17 milioni e mezzo l’anno prossimo e più di 31 milioni nel 2014. La Severino ha spiegato che questi interventi non hanno niente a che fare con la cosiddetta “spending review”: erano già stati decisi dal Parlamento che aveva delegato a intervenire il precedente governo.
• Beh tutto sommato a chi lavora in magistratura è andata bene. Gli statali invece… A proposito, s’è capito come faranno a pensionarli o a metterli in mobilità?
La procedura, per come la si legge, sembrerebbe assai semplice. Bisogna tagliare il 20 per cento dei posti di dirigente: lo Stato guarderà all’età di ciascuno e risolverà unilateralmente il rapporto di lavoro con coloro che, per età, avrebbero acquisito il diritto di andare in pensione con la legge precedente. Costoro andranno in pensione subito, ma incasseranno la liquidazione quando l’avrebbero presa con la legge attuale. È vietato dare consulenze a chi andrà in pensione. Un altro dieci per cento (almeno) del personale sarà messo in mobilità all’80 per cento dello stipendio base (quindi escludendo le indennità varie). Il resto è confermato: buoni pasti massimo a 7 euro, spazi di lavoro per gli impiegati più ristretti, niente monetizzazione delle ferie e dei riposi non goduti.
• Sono previsti pensionamenti anche per i dipendenti delle province soppresse?
Anche qui si procederà come per i tribunali, gli impiegati verranno redistribuiti sul territorio. Il governo preciserà entro dieci giorni i criteri per tener viva una provincia, criteri che faranno riferimento alla popolazione e all’estensione. Saranno poi le Regioni a provvedere, entro l’anno. Patroni Griffi dice che resteranno in piedi una cinquantina di province in tutto, sulle cento attuali. Continueranno a esser provincia i capoluoghi regionali, con la stranezza però che in certi casi (per esempio in Molise) il territorio della provincia coinciderà con quello della regione. Forse bisognerebbe cominciare ad accorpare anche le Regioni come ha proposto ieri sul “Foglio” il presidente della Consob, Giuseppe Vegas. Del resto, Gianfranco Miglio aveva a suo tempo parlato di federalismo imperniato su due-tre regioni e anche Minghetti, all’inizio della nostra storia unitaria, aveva pensato a sei macroregioni in tutto (si trattava poi soprattutto di consorzi di province).
• Di quali provvedimenti ci stiamo dimenticando?
Il decreto contiene una quantità impressionante di interventi, anche su cose minime. Dobbiamo ricordare che i risparmi complessivi resi possibili da questa manovra assommano a 4 miliardi e mezzo per quest’anno, 10 miliardi e mezzo l’anno prossimo e 11 miliardi nel 2014. L’aumento dell’Iva è scongiurato fino a giugno 2013. Per evitarlo del tutto bisognerà trovare altri 6 miliardi. Ci sono i soldi per i terremotati di Emilia, Veneto e Lombardia e anche quelli per altri 55 mila esodati. 103 milioni sono destinati ad aiutare le famiglie nell’acquisto dei libri di scuola, mentre alla scuola privata non saranno stornati i 200 milioni di cui s’era parlato alla vigilia.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 7 luglio 2012]