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 2012  luglio 06 Venerdì calendario

Sono le dieci e mezza di sera, il giornale sta per andare in macchina, i ministri sono riuniti dalle sei del pomeriggio e non si decidono a uscire, sul tappeto ci sono i famosi tagli, anticipati in lungo e in largo da tutti – noi compresi – ma genericamente smentiti da Monti e qualche volta anche dai responsabili dei ministeri coinvolti (per esempio quello della salute)

Sono le dieci e mezza di sera, il giornale sta per andare in macchina, i ministri sono riuniti dalle sei del pomeriggio e non si decidono a uscire, sul tappeto ci sono i famosi tagli, anticipati in lungo e in largo da tutti – noi compresi – ma genericamente smentiti da Monti e qualche volta anche dai responsabili dei ministeri coinvolti (per esempio quello della salute). Siamo costretti a scrivere quello che crediamo di sapere e a correre il rischio di essere smentiti da Mario Monti quando si presenterà a microfoni e telecamere per spiegare che cosa ha fatto e che cosa farà (e perché). Pare infatti assodato che l’insieme dei provvedimenti verrà adottato a rate, un pezzo adesso, un altro ad agosto, un terzo forse addirittura in autunno. Intanto, Draghi ha annunciato il taglio del tasso di sconto di un quarto di punto, dall’1% allo 0,75. La cosa non ha minimamente reso felice la Borsa che ha perso due punti. Anche lo spread è risalito a quota 459.

 

Cominciamo dall’Iva. Per quello che se ne sa.

Non dovrebbero esserci aumenti fino al prossimo 30 giugno. Tremonti aveva previsto – se non si fossero realizzati certi risparmi – un ulteriore aumento di mezzo punto dal 2014. Neanche questo dovrebbe esserci.

• La sanità.

Dovrebbe essere la ragione per cui non riescono a uscire dalla sala del consiglio dei ministri. Ieri, prima di cominciare, il ministro della Salute, Renato Balduzzi, s’era compromesso con i giornalisti dicendo che avrebbe fatto di tutto per non far passare i tagli. Tra i colleghi ieri sera circolava invece una bozza di decreto (apocrifa?) in cui era deciso il taglio di tutte le strutture con meno di 120 posti letto, un provvedimento ancora più drastico di quello annunciato all’inizio, che prevedeva la chiusura degli ospedali con meno di 80 letti. Ho provato a fare dei conti a spanne, dovrebbe trattarsi di 170-180 realtà da rottamare un po’ in tutt’Italia, comprese le regioni autonome Sicilia e Sardegna e le province autonome di Trento e Bolzano. Più in generale: la misura standard dei posti letto ospedaliero a carico delle Regioni non potrà superare il rapporto di 3,7 posti letto per mille abitanti (di cui 0,7 per riabilitazioni e lunghe degenze). La difesa del ministro che si oppone è imperniata, tra l’altro, sulla questione delle competenze: i mini-ospedali dipendono dalle Regioni. Può il governo sopprimerli? Monti ci ha però abituato a questi blitz. Ne ha fatto uno uguale sulla Rai, nominando presidente e direttore generale al di fuori delle regole stabilite. I rappresentanti degli Enti locali, comunque, hanno chiesto di essere ricevuti da Napolitano. Le resistenze sono fortissime.

Che cosa finirà nei decreti successivi?

Pare che il taglio delle province sia stato rimandato. Non c’è neanche il blocco delle tariffe. I consigli d’amministrazione delle società interamente pubbliche (come Enel o Acea) non saranno ridotti. Niente risparmio di 100 milioni sulle spese militari. Restano anche i dieci milioni destinati alle vittime dell’uranio impoverito.

Che cosa avrebbero deciso di far subito, invece?

Oltre alla soppressione dei mini-ospedali, si procede anche con la soppressione dei mini-tribunali: gli uffici giudiziari da chiudere o accorpare sono in tutto 295: 37 tribunali, 38 procure e 220 sezioni distaccate. Sospesi fino al 2015 i concorsi per dirigenti nella pubblica amministrazione, stretta anche sul personale degli Enti locali, le cui piante organiche dovranno essere proporzionali al numero degli abitanti. Seguono riduzioni di trasferimenti a ministeri e Regioni. Ma ci sarebbero i soldi per soccorrere altri 55 mila esodati. Infine dovrebbe essere introdotta la pagella per i dipendenti pubblici, in un modo da studiare. Ci hanno già provato in passato a stilare giudizi sugli statali, con risultati nulli.

I politici che dicono?

Stavolta quello in sofferenza è il Pd. Bersani ha dichiarato: non voglio l’aumento dell’Iva e sulle spese pubbliche si deve risparmiare. Però i servizi sociali di base - «mi riferisco in particolare a scuola e sanità» - non devono essere toccati. Il centro-destra non sembra porre problemi. Il decreto legge approderà alla Camera il 31 luglio. L’aria è che ci vorrà un’altra raffica di fiducie. E la disponibilità dei parlamentari – non così scontata - a lavorare in agosto.


[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 6 luglio 2012]