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 2012  luglio 09 Lunedì calendario

Elezioni in Libia, liberali in vantaggio

• Le elezioni in Libia, le prime dopo sessant’anni, si sono svolte pacificamente. Tra sabato e domenica ci sono stati caroselli e festeggiamenti in tutto il Paese. Il conteggio dei voti è ancora in corso e i risultati dovrebbero arrivare lunedì sera o martedì. L’Alleanza delle Forze nazionali, una coalizione di gruppi liberali che si sono raccolti sotto la guida di Mahmoud Jibril, il capo del primo governo di transizione dopo la caduta di Gheddafi, ha già detto di essere «il primo partito nella maggior parte delle circoscrizioni». Ma la commissione elettorale considera
ogni affermazione prematura, sebbene lo stesso portavoce di un partito islamista, Mohammed Sawan, abbia confermato che questi dati appaiono realistici per Tripoli e Bengasi. [Vannuccini, Rep]

• Il parlamento di 200 deputati che è stato eletto avrà il compito il nominare entro due mesi un premier e un governo, mentre, nel tentativo di calmare gli animi a Bengasi, il governo in carica ha deciso all’ultimo momento di toglierli il compito di nominare i 60 incaricati di redigere la futura costituzione del paese, rinviandolo a elezioni dirette. [Vannuccini, Rep]

• Sul Cds Cremonesi racconta che Mahmoud Jibril, il leader 60enne delle 62 liste che formano la Coalizione delle Forze Liberali, è «uno stratega della politica, capace di attendere e rilanciare al momento giusto. L’uomo del passato, che sa riconvertirsi al futuro. Per sette mesi e mezzo l’anno scorso Jibril è stato premier ad interim del Consiglio Nazionale Transitorio che ha guidato la rivoluzione. Poi, annunciando le dimissioni alla fine di ottobre (erano trascorsi solo cinque giorni dal linciaggio di Gheddafi alle porte di Sirte), aveva lasciato intendere che la sua carriera era tutt’altro che terminata. Lasciava tra le polemiche. Con le milizie di Misurata e Zintan che lo accusavano di stare troppo all’estero “negli alberghi a cinque stelle, mentre in Libia i giovani muoiono”. Con i vecchi compagni di strada che parlavano dei suoi capitali privati in Svizzera e Stati Uniti ingigantiti dal rapporto preferenziale con Saif al Islam, il delfino del raìs che nel 2007 lo aveva strapagato per convincerlo a lasciare le sue attività di consulente al Cairo per venire a dirigere i programmi di rinnovamento dell’economia libica. E soprattutto con le crescenti accuse di essere “accentratore e autoritario come Muammar Gheddafi”».