Rassegna, 9 luglio 2012
Nigeria, massacro nei villaggi cristiani
• Ieri in Nigeria, nello Stato di Plateau, la polizia ha ritrovato una cinquantina di cadaveri bruciati nella parrocchia del paesino di Matsai nei pressi di Jos, la capitale. Mentre in un’altra località, nel poverissimo distretto di Gashis, sono stati uccisi un senatore e il leader della locale maggioranza parlamentare, entrambi appartenenti all’etnia Birom, di fede cristiana, che partecipavano ai funerali di una precedente mattanza. Un gruppo armato ha aperto il fuoco e assassinato, assieme ai due politici, altre 18 persone. Le autorità puntano il dito contro i pastori della tribù islamica Fulani, ma questi negano tutto, e accusano i militari di aver lanciato attacchi contro i membri della loro stessa tribù. [Del Re, Rep]
• Riporta Del Re su Rep che secondo la stampa nigeriana centinaia di uomini armati avrebbero attaccato una decina di villaggi cristiani, tra i quali Kakuruk, Kuzen, Ngyo, Kogoduk, Ruk, Dogo, Kufang, Kpapkpiduk, Kai. Fonti ospedaliere parlano di novanta morti. Dopo gli assalti, i soldati avrebbero attaccato i Fulani: almeno dieci membri della comunità sarebbero stati uccisi, o 25 secondo altre fonti.
• «(…) A spiegare la rabbia omicida dei jihadisti di Boko Haram o dei pastori Fulani potrebbe bastare la profonda spaccatura politica e sociale tra il Sud ricco grazie ai proventi del petrolio e il Nord povero e sempre più emarginato, in un Paese dove nonostante un’annosa crescita economica superiore al 7 per cento oltre la metà dei suoi 160 milioni di abitanti vive in povertà assoluta». [Del Re, Rep]
• Alberizzi del Cds parla con Ignatius Kaigama, arcivescovo di Jos: La violenza in Nigeria viene presentata come una guerra di religione: «Analisi assolutamente semplicistica e sbagliata. I Boko Haram ammazzano anche i musulmani, non solo i cristiani. Il conflitto è economico e provocato dalla povertà, a sua volta figlia della corruzione. Per bloccare la violenza occorre metter fine alla corruzione e garantire migliori condizioni di vita alla gente».