Rassegna, 6 luglio 2012
Diaz, la Cassazione condanna i vertici della polizia
• Dopo undici anni dalla mattanza nella scuola Diaz, durante il G8 di Genova, ieri sono stati condannati i vertici della polizia per il reato di falso e arresto arbitrario. Hanno infatti tentato di aggiustare le prove dopo le botte ai no-global, portando nella scuola due bottiglie molotov. Ieri la Cassazione li ha condannati definitivamente: 5 anni per il questore Vincenzo Canterini; 4 anni per Giovanni Luperi e Francesco Gratteri; 3 anni e 8 mesi a Gilberto Caldarozzi, Filippo Ferri Fabio Ciccimarra, Spartaco Mortola, Nando Dominici, Carlo Di Sarro, Massimo Mazzoni, Renzo Cerchi, Davide Di Novi e Massimiliano Di Bernardini. Prescritti, invece, i reati di lesioni gravi contestati a nove agenti appartenenti al settimo Nucleo speciale del reparto mobile. E se non rischiano di finire in carcere, perché l’indulto ha cancellato tre anni di pena e il resto è sospeso dalla condizionale, su tutti incombe la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Significa procedimenti disciplinari in arrivo. [Grignetti, Sta]
• La ministra Annamaria Cancellieri, premesso che il ministero rispetterà la sentenza sulla Diaz, ha dichiarato: «La sentenza mette la parola fine a una vicenda dolorosa che ha segnato tante vite umane in questi 11 anni. Questo non significa che ora si debba dimenticare. Anzi, il caso della Diaz deve restare nella memoria. Ma proprio le definitive parole dei giudici ci devono spingere a guardare avanti sicuri che le Forze di Polizia sono per i cittadini italiani una garanzia per la sicurezza e per la democrazia». [Grignetti, Sta]
• Ricorda Grignetti (Sta): «La sanguinosa irruzione a caccia di Black-Bloc che non furono mai trovati, avvenne nella notte del 21 luglio. Si era al termine del G8, quando la città era già stata sconvolta da una giornata di guerriglia urbana e dalla morte di Carlo Giuliani. Ciò che accadde fu poi definito un “massacro” dal pm Francesco Cardona Albini nella sua requisitoria al processo di primo grado. Le immagini dei volti feriti, le urla, le tracce di sangue nei locali devastati, fecero il giro del mondo. Uno degli imputati, Michelangelo Fournier, che all’epoca era vice dirigente del reparto mobile di Roma, al processo definì la scena “una macelleria messicana”».
• Critico sulla sentenza della Cassazione Ruotolo della Stampa: «In molti speravano che arrivasse una sentenza “saggia” prima ancora che “giusta”, che rendesse giustizia e nello stesso tempo facesse rimarginare quella ferita aperta. E invece la scelta della Suprema Corte di Cassazione di confermare le condanne di secondo grado rende quel solco quasi insanabile. Che avrà delle conseguenze. Non potrà non averle intanto perché è stato condannato il gruppo dirigente del Viminale che in questi anni – prima, durante e dopo il G8 di Genova del 2001– ha rappresentato l’eccellenza degli investigatori italiani. Oggi, con la sentenza esecutiva, quel gruppo dirigente viene pensionato, dovendo scontare, come pena accessoria, l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni (e rischiando la radiazione dalla polizia). La scelta dei giudici supremi se da una parte sembra rendere giustizia a chi, quella tragica notte del 21 luglio di undici anni fa, si ritrovò nelle aule della Diaz di Genova, pestato a sangue da una furia bestiale di celerini che uscivano da tre giorni di cariche, scontri, lacrimogeni e molotov, dall’altra parte lascia molti dubbi e rende insoddisfatti tutti coloro che da questa sentenza si aspettavano una decisione saggia».