Rassegna, 4 luglio 2012
È morto Sergio Pininfarina, genio dell’auto italiana
• Dopo una lunga malattia si è spento ieri a Torino il designer e senatore a vita Sergio Pininfarina, presidente d’onore dell’azienda che porta il suo nome. Ne fa un ritratto Bianco sulla Stampa: «Nato a Torino l’8 settembre 1926, l’Ingegnere ha attraversato e firmato con il suo genio creativo l’intera storia del design, dall’era romantica dei grandi Carrozzieri all’industria moderna, scandendone i ritmi e dettandone le tendenze. Sergio Farina divenne Pininfarina nel 1961, con decreto del Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi: un omaggio al padre Battista “Pinin”, da cui ereditò il comando dell’azienda che ha celebrato ottant’anni nel maggio 2010, proiettandola verso il terzo millennio. (…) Pininfarina si laureò nel ’50 in ingegneria meccanica al Politecnico torinese completando gli studi in Inghilterra e negli Stati Uniti e presto diventò raffinato maestro di stile. La sua missione è stata per tutta la vita trasformare in opere d’arte le carrozzerie delle automobili, alla sua scuola sono cresciute generazioni di designer, proprio come lui era cresciuto facendo tesoro dei consigli di papà Pinin. Proseguendo l’intuizione paterna, il giovane Sergio sviluppò sempre più lo studio e la costruzione di carrozzerie speciali, ottimizzando contemporaneamente l’attività industriale dell’azienda di famiglia, fino a farla diventare un colosso internazionale ramificato anche sui mercati emergenti. La Pininfarina divenne famosa negli anni Cinquanta per l’eleganza delle carrozzerie realizzate e, soprattutto, per il disegno sempre all’avanguardia. A partire dagli anni Ottanta, Sergio intuì la crescente importanza dell’aerodinamica, concentrando gli sforzi nel migliorare i modelli non solo da un punto di vista estetico ma anche nelle sfide dei flussi dinamici. Non a caso portano la sua griffe le più belle e prestigiose Ferrari, oltre a tante Maserati e altre indimenticabili auto sportive».
• Come senatore a vita Pininfarina Per due volte però è finito sotto un violento fuoco incrociato. Polato (Cds): «La prima nel 2006, quando “allungò il tempo” a Romano Prodi: con gli altri senatori a vita fu determinante per la fiducia e con loro si ritrovò sommerso da un centrodestra urlante insulti – “Venduti, necrofori” – che considerò umilianti per il Parlamento, non per sé. La seconda, un anno dopo. Anche lì voto cruciale. E il governo, quella volta, cadde. Toccò al centrosinistra replicare il poco edificante show: Pininfarina a votare non andò e, pur se la sua assenza fu in realtà ininfluente, si sentì dare del “complottista, i poteri forti di Confindustria uniti a Chiesa e Usa per riportare Silvio Berlusconi al potere”. Il senatore in Parlamento non si presentò non per i vaghi “impegni di lavoro all’estero” diplomaticamente evocati: perché aveva già cominciato a combattere con la lunga malattia che ieri notte, ottantacinquenne (era nato il 18 settembre 1926), l’ha portato alla morte».