Rassegna, 4 luglio 2012
Ecco la mappa del terrore del regime di Assad
• Un rapporto di 81 pagine confezionato da Human Rights Watch identifica e descrive 27 centri di tortura dove gli agenti di Bashar Assad infieriscono su oppositori e gente comune, praticando oltre venti diverse tecniche di maltrattamenti. Il documento è stato realizzato grazie alle testimonianze di oltre duecento ex detenuti, ora fuggiti all’estero, che hanno subito abusi dall’inizio della rivolta. Dieci centri di tortura si trovano a Damasco, gestiti da ogni diverso apparato di sicurezza siriano. Altri sono ad Aleppo (2), nella città portuale di Latakia (4) e in tre dei centri che sono stati teatro delle proteste più intense: Daraa (3), Homs (4) e Idlib (4). I metodi adoperati per infierire sulle vittime includono percosse con mani e bastoni, elettroshock, scosse sui genitali, graffette metalliche sulle orecchie e sul petto, false esecuzioni, unghie strappate, ustioni con l’acido, sospensione al soffitto per i polsi, minacce di stupri e morte dirette contro i famigliari, oltre ad alcune tecniche peculiari dei servizi segreti siriani. La conclusione di «Human Rights Watch» è che «torture e orrendi maltrattamenti sono a tal punto estesi, ripetuti e sistematici da poter essere definiti una politica di Stato e dunque costituire un crimine contro l’umanità» destinato a essere contestato dal Tribunale penale internazionale dell’Onu a chi li ha praticati, ordinati e decisi. [Molinari, Sta]