La Gazzetta dello Sport, 2 luglio 2012
Monti, la Merkel, la partita con la Spagna rischiano di tenere fuori dalle prime pagine dei giornali la notizia che da ieri Bobo Maroni è il nuovo segretario della Lega, una notizia epocale – se si vuole – dato che segna l’uscita di scena di un protagonista come Umberto Bossi
Monti, la Merkel, la partita con la Spagna rischiano di tenere fuori dalle prime pagine dei giornali la notizia che da ieri Bobo Maroni è il nuovo segretario della Lega, una notizia epocale – se si vuole – dato che segna l’uscita di scena di un protagonista come Umberto Bossi. E tuttavia il tono minore con cui l’evento è stato trattato finora dai media dice molto sulla crisi di quel partito, devastato nella sua credibilità dalla scoperta che familiari e amici dell’icona Bossi attingevano disinvoltamente ai soldi del finanziamento pubblico per comprarsi lauree o diamanti o bot della Tanzania. Bossi si è dimesso lo scorso 5 aprile e sembra un’era geologica fa. Maroni ha vinto il congresso di Assago, cominciato sabato e finito ieri. Non ha avuto avversari.
• Come mai?
I candidati alla segreteria dovevano essere presentati dai delegati. Quando è scaduto il tempo – sabato – c’era solo la candidatura Maroni, sottoscritta da 475 delegati su 630. Maroni ha chiamato questo “candidatura unitaria”. Non so se la definizione è giusta. Certo al nuovo segretario conviene questa interpretazione: le correnti della Lega – indipendentisti, secessionisti, lombardi, veneti e quant’altro – starebbero tutte con lui, le divisioni interne del partito, ora che il “cerchio magico” bossiano è stato sgominato, non esisterebbero più, eccetera eccetera. Naturalmente le divisioni interne non sono affatto sparite (Borghezio: «il nuovo segretario se lo ficchi bene in testa: noi indipendentisti ci saremo sempre») e per il resto la battaglia è appena all’inizio. Ci sono almeno due personalità di rilievo pronte a farsi spazio, e cioè Zaia e Tosi, governatore del Veneto e sindaco di Verona. Per non parlare dei cavalli di razza Calderoli e Cota. Qualcuno ha detto che Maroni, privo di carisma, reggerà il partito solo in via transitoria. Il nuovo capo della Lega sarà, a un certo punto, qualcun altro.
• Che cosa si propone intanto il nuovo segretario?
Ecco alcuni passaggi significativi del suo discorso di ieri. «Il segretario federale lo voglio fare come deve essere fatto da statuto: senza tutele, senza commissariamenti… Basta beghe interne, basta piangerci addosso, non ne posso più. Io non credo ai complotti. Abbiamo fatto pulizia e continueremo a farla… Via da Roma può essere la strada, via da Roma significa che del tema e del problema delle alleanze (in vista delle prossime elezioni politiche) chi se ne frega e certamente non potranno esserci alleanze con i partiti che sostengono il governo Monti. Via da Roma significa via dalle poltrone e dalla Rai. Non ci hanno portato a niente se non a difenderci dalle accuse di essere lì… Il primo obiettivo è commissariare il governo Monti… Il progetto dell’indipendenza della Padania non cambia e non cambierà».
• Spieghiamo.
Il «senza tutele, senza commissariamenti» significa: toglietevi dalla testa l’idea di una gestione collegiale, anche se il neo segretario ha promesso di governare «con il coinvolgimento di tutti». L’affermazione «Io non credo ai complotti» smonta la tesi di Bossi che i suoi guai con la giustizia siano stati progettati a Roma dai cosiddetti poteri forti per distruggere il partito. Il “via da Roma” vuol dire che l’ipotesi di non partecipare alle politiche del 2013 e di lavorare sul territorio per ricostruire il consenso intorno al partito è concreta. Il nuovo regime leghista, poi, non nega il passato secessionista/indipendentista. Lo Statuto è stato cambiato in parecchi punti, ma non all’articolo 1, dove si continua a leggere «Lega Nord per l’indipendenza della Padania».
• E Bossi?
Il primo giorno non s’è fatto vedere e ieri è arrivato con due ore di ritardo, in modo da parlare dopo Maroni. Ha continuato a sostenere che la magistratura lo perseguita per colpa di Roma, il posto dove stanno i veri ladri, e ha riesumato il racconto biblico di re Salomone che, dovendo decidere tra due madri reclamanti lo stesso bambino, ordinò di tagliarlo in due e assegnò poi il piccolo alla donna che in lacrime s’era gettata ai suoi piedi gridando: «Dàllo piuttosto a quell’altra». «Allo stesso modo io consegno il bambino…» eccetera eccetera, col nodo alla gola, gli applausi e il resto. Un politico finito, anche se qualche cronista ha raccontato che spera di riprendersi il partito tra un anno, quando le malefatte dei bossiani saranno sbiadite nel ricordo e la nuova dirigenza avrà fatto un numero sufficiente di errori. Il nuovo statuto lo nomina presidente a vita, ma gli permette di convocare un congresso solo se i due terzi dei membri del consiglio federale sono d’accordo. L’hanno bloccato in anticipo.
• Come si comporterà domani la Lega quando si tratterà di eleggere il consiglio d’amministrazione della Rai?
La trattativa è in corso e probabilmente i leghisti voteranno il candidato di Berlusconi, dato che dalla Rai vogliono uscire, come ha detto Maroni e come dice la mozione presentata da Davide Caparini. Caparini, uomo della Lega in Vigilanza, vuole la privatizzazione della tv pubblica, e ha presentato una mozione in questo senso. In un’altra mozione, appoggiata dalla triumvira Dal Lago, propone un referendum per abrogare la legge Merlin, quella che ha posto fine alle case chiuse.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 2 luglio 2012]