Rassegna, 2 luglio 2012
Maroni: «La Lega via da Roma. Lasciamo le poltrone»
• Racconta Del Frate sul Cds che «per il suo primo “discorso della corona”, l’erede del Senatur ha lasciato nell’armadio la grisaglia da ex ministro preferendo la camicia verde. Ecco alcuni concetti chiave lanciati dalla tribuna congressuale. Il Sud? “È la nostra Grecia, la nostra pietra al collo. Adesso dobbiamo regionalizzare il debito; per 15-20 anni possiamo pagare anche quello degli altri, poi fuori dai c...!”. Il governo Monti e le tasse? “Monti è il vero nemico della Padania, il nostro primo obiettivo è mandarlo a casa. Mi spiace che molti sindaci leghisti sull’Imu all’ultimo momento si siano tirati indietro; ma sarà guerra contro il patto di stabilità che affama i nostri Comuni”. Gli immigrati? “I respingimenti dei clandestini li rifarei domani”. Fino all’acuto che fa tremare il Forum fin dalle fondamenta: “Via da Roma! L’impegno della Lega è qua; chi se ne frega delle alleanze, chi se ne frega di stare con chi sostiene il governo Monti. Via da Roma vuol dire via dalle poltrone, via dalla Rai e dai doppi incarichi”».
• Umberto Bossi, che si è beccato parecchi fischi ieri ad Assago quando è salito sul palco e ha attaccato: «Se siamo qui a fare questo congresso è per colpa della magistratura». E ancora: «Quelli che agitano le scope, se andiamo a fondo, farebbero bene a non agitarle troppo. Uno di loro è sindaco ma l’autista se lo faceva pagare dalla Lega». L’allusione sembra diretta a Flavio Tosi che in serata chiarisce: «Il mio autista è pagato attraverso contribuzioni volontarie». [Del Frate, Cds]
• Rivela Cerruti sulla Stampa: «In una stanza dietro il palco, mentre sta per parlare Maroni, comincia la fine dell’era Bossi. Un’ultimissima e spericolata trattativa. D’accordo, lui sarà presidente a vita, ma gli altri, gli ultrà bossiani, i parlamentari, i consiglieri regionali, perfino le segretarie? Bossi chiede di chiamare Maroni, partono i messaggeri. La richiesta, oltre che fuori tempo massimo, è pesante: più poteri al Presidente, a partire da una quota del 20% per le candidature. Insomma, l’obiettivo è garantire un futuro ai bossiani, a chi si sente già fuori dai giochi. I messaggeri vengono respinti. “E allora andiamocene noi”, propongono al Capo».
• Cremonesi sul Cds: «Ciò che Bossi proprio non sembra cogliere è il sentimento diffuso, la voglia della sua gente di superare le polemiche che hanno squarciato il movimento. Il suo continuo tornare a quanto è accaduto, il suo ostinarsi nella teoria del complotto non raccoglie che qualche stentato applauso. Mentre Luca Zaia, il governatore veneto, fa venir giù il Forum dagli applausi con una posizione opposta: “È inutile pensare ai complotti. Dalle mie parti quando si sbaglia si chiede scusa e ci si mette pancia a terra a lavorare”. Ma Bossi, quando ciò accade, è ormai altrove. Dopo aver accusato non si sa bene chi di aver fatto “imbrogli sullo statuto”, viene ripreso dallo stesso Zaia (“Guarda che è stato approvato quasi all’unanimità”) lascia il palco stizzito, senza neppure un saluto: “Vado a leggermi lo statuto”. Riapparirà più tardi, appena prima del voto, per raccontare la metafora di Salomone: “Non sapeva decidere di quale delle due madri è il bambino, e allora dice alle guardie di tagliarlo a metà. La vera madre, per salvarlo, dice che il bambino è dell’altra”. Poi, conclude tra le lacrime: “Questo è quello che ho fatto io... il bambino è suo“, indicando Maroni».
• Calderoli ha citato un sondaggio che dà la Lega al 4,5%. [Sala, Rep]