19 luglio 1978
Una first lady che al Quirinale preferisce tre stanze
Epoca, 19 luglio 1978
Roma, luglio
«Tutto fuorché abitare al Quirinale». La signora Carla Pertini è salita alla ribalta delle cronache con questa frase, più spaventata, forse, che categorica. L’impressione è stata che l’elezione di suo marito alla più alta carica dello Stato abbia sconvolto una vita votata a ben altri interessi che quelli del cerimoniale o comunque del ruolo assegnato dal protocollo alla moglie del presidente della Repubblica.
Chi è Carla Pertini? Di suo marito si sa ogni cosa. È la coscienza critica del socialismo italiano, perseguitato dal fascismo, protagonista della guerra di liberazione, una figura leggendaria. Ma lei? Le rare fotografie in circolazione l’hanno sempre mostrata come di sfuggita, alla vernice di qualche mostra di pittura, a qualche prima teatrale: il viso ovale, i capelli scuri e corti, i lineamenti minuti ravvivati da un sorriso contagioso, ma anche composti in una maschera di durezza. La verità è che Carla Pertini ha interpretato i suoi trentadue anni di matrimonio con un uomo famoso e dalla forte personalità nella maniera più anticonvenzionale che si possa immaginare. Non ha figli, dunque non le si addiceva il ruolo della casalinga defilata e trepida. Non ha nemmeno la vocazione per quel tipo di mondanità che la vita politica, ai livelli più prestigiosi, talvolta impone. Così è passata quasi inosservata anche quando Sandro Pertini è stato, per otto anni, presidente della Camera dei deputati. A quell’epoca andò ad abitare in una mansarda di via della Stamperia, a pochi passi dal palazzo del Parlamento, per allestirvi uno studio personale nel quale le fosse possibile vivere in pace la sua vita privata. Tre stanze, le cui finestre si aprono su una delle più strane composizioni architettoniche della capitale, arredate con gusto: qualche mobile antico, un tavolo fratino, alcuni quadri di autori moderni, molti libri. È in questa casa, divenuta poi l’abitazione della famiglia quando Pertini cessò dalla carica di presidente della Camera, che lei ha preparato nel 1972, a 51 anni di età, gli esami per la sua seconda laurea, in Scienze sociali, oltre a quella in Scienze politiche. Agli esami si è presentata sempre col suo nome di ragazza, Carla Voltolina, «perché non ci fossero dubbi», ha tenuto a spiegare, «sul fatto che frequentavo l’università per imparare e non per collezionare titoli accademici all’ombra protettiva del prestigio di Sandro».
Tutto ciò definisce un carattere vivace, ricco di orgogliose consapevolezze. D’altro canto, tutta la vita di Carla Pertini Voltolina appare in perfetta sintonia con queste manifestazioni di indipendenza. Torinese, figlia di un ufficiale di carriera, nel 1943, quando aveva 22 anni (è nata nel giugno del 1921) e frequentava la facoltà di Scienze politiche, entrò nella Resistenza quale staffetta partigiana. Fu in quell’occasione che conobbe Sandro Pertini, delegato a rappresentare il partito socialista nel Comitato di liberazione alta Italia, e fu da quell’incontro che nacque un profondo solidissimo umore tra la giovane studentessa e il maturo uomo politico. Carla Voltolina e Sandro Pertini si sposarono col solo rito civile nel 1946. Quando si trasferirono a Roma andarono ad abitare nella casa che un amico aveva messo loro a disposizione all’Eur, poi si trasferirono in un appartamento di via Cristoforo Colombo, infine in via della Stamperia presso piazza di Trevi. La signora Carla ha sempre lavorato. Giornalista professionista, è stata cronista parlamentare per Il lavoro, il quotidiano socialista di Genova. collaborando anche a Noi donne, il settimanale dell’Unione donne italiane. Ma i suoi veri interessi erano rivolti alla sociologia e alla psicologia. Insieme con la senatrice socialista Lina Merlin, alla fine degli anni Cinquanta condusse un’inchiesta, rimasta famosa, sulla prostituzione in Italia, pubblicata successivamente in un volume.
Quando il marito divenne presidente della Camera, abbandonò «per delicatezza» il giornalismo attivo e riprese a studiare frequentando l’università di Firenze per laurearsi, appunto, in Scienze sociali con una tesi sui «ricoveri per i vecchi in Italia». Poi si è specializzata in psicologia, ha seguito a Roma i corsi del professor Adriano Ossicini, lavorando all’ambulatorio del reparto tossicodipendenti del Policlinico Gemelli.
Adesso il Quirinale, il ruolo di first lady. La prima reazione è stata di rifiutare la nuova condizione che la sorte le ha assegnato, la rinuncia all’indipendenza così accuratamente coltivata. «A Sandro devo tutto», ama dire agli amici, «è accanto a lui che sono diventata donna nel senso pieno e completo della parola». La sua personalità, è chiaro, si è modellata su quella del marito che ne ha secondato, lui così dirompente, l’impeto del carattere, ma anche il senso della discrezione.
Alla cerimonia del giuramento e all’insediamento di Sandro Pertini al Quirinale la signora Carla non ha assistito. Era appena arrivata a Roma da Nizza dove si era recata in vacanza nell’appartamento che possiede in Rue Pastorelli numero 49, e ha preferito rimanere a casa. Ora dovrà combattere una dura lotta con se stessa per decidere il da fare. Via della Stamperia o il palazzo della presidenza? Sandro Pertini per il momento, ha deciso che la sua residenza sarà ancora quella vicino a piazza Trevi. La signora Carla ha segnato un primo importante punto a proprio favore. «Sono commossa», ha detto al marito, «ho il cuore piccolo. Ti seguirò come gli altri alla televisione».
Luciana Jorio