Rassegna, 25 giugno 2012
Egitto, il candidato dei Fratelli musulmani presidente
• Mohammed Morsi, candidato dei Fratelli musulmani, è ufficialmente il nuovo presidente dell’Egitto. Il primo eletto democraticamente nel più grande Paese della regione, l’unico presidente islamico votato in uno Stato arabo. Lo ha annunciato ieri alle 16.30 il capo della Commissione elettorale, Farouq Sultan. Scrive la Zecchinelli sul Cds: «I carri armati e i militari dispiegati nei punti strategici, l’allarme delle ambasciate avevano ulteriormente accresciuto la tensione, soprattutto dopo il rinvio dei risultati previsti per giovedì. E l’ultimo ritardo è stato snervante. L’intero Paese è rimasto incollato alle tv per un’ora e mezza mentre Sultan leggeva gli infiniti dettagli dei ricorsi esaminati. Infine le parole tanto attese: Morsi ha avuto 13,2 milioni di voti, il 51,7%. Ahmed Shafiq 12,3 milioni, pari al 48,3%. “Congratulazioni al nuovo raìs e all’Egitto per aver concluso queste elezioni storiche, tappa cruciale sulla via della democrazia”».
• Il primo discorso di Morsi presidente: «Rendo omaggio ai martiri della Rivoluzione, senza di loro ora non sarei qui. Sarò il presidente di tutti, senza eccezioni, cristiani e musulmani, uomini e donne. Mi appello all’Egitto perché rafforzi l’unità nazionale, sola via per uscire da questi tempi difficili e garantire la pace. E mi impegno a rispettare i trattati internazionali». [Zecchinelli, Cds]
• A Piazza Tahrir, dove il 25 gennaio 2011 iniziò la rivoluzione egiziana, si è festeggiato l’annuncio con danze, preghiere e fuochi d’artificio. Da giorni la piazza è occupata da decine di migliaia di sostenitori dei Fratelli musulmani e di salafiti. [Zecchinelli, Cds]
• Stabile (Rep): «Nessuno tra i dirigenti dei Fratelli musulmani si sogna di ignorare o sminuire il conflitto esploso con i generali. Ma la parola d’ordine è di accreditare un’immagine moderata del movimento. Come ha cercato di fare Morsi promuovendo una coalizione con le altre forze rivoluzionarie, laiche o liberali che siano, battezzata Fronte Nazionale, rinunciando a nominare un primo ministro islamista e promettendo spazio alle donne e ai cristiani coopti anche nella Commissione dei 100, l’Assemblea Costituente».
• Secondo la Zecchinelli (Cds) «è stato solo dopo aver negoziato un compromesso con Morsi che i generali della Giunta militare al potere ne hanno accettato la presidenza. I dettagli dell’intesa restano fumosi: la Fratellanza, ad esempio, ha insistito anche ieri che il vecchio Parlamento va reinsediato, ipotesi poco probabile. E sui poteri del raìs c’è ancora battaglia. Quanto Morsi potrà governare il Paese, quanto (e quando) la Giunta si ritirerà è da vedere: lo si capirà guardando ai fatti più che alle parole. Nei prossimi giorni il primo test sarà la formazione del governo, che Morsi ha anticipato sarà di unità nazionale».
• Gli Stati Uniti versano nelle casse dell’Egitto due miliardi di dollari ogni anno. [Zecchinelli, Cds]