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 2012  giugno 24 Domenica calendario

I genitori della regina Vittoria, il duca di York e Vittoria di Leiningen: ecco da dove proveniva tanta libidine

La Stampa, 19 novembre 2009

Il padre di Vittoria, la più grande regina che la Gran Bretagna abbia avuto, viveva da 28 anni in un piccolo appartamento di Bruxelles con la sua amante Julie de Laurent quando la famiglia gli ingiunse di mettere la testa a posto. Giorgio, il duca di York, sposò dunque frettolosamente una principessa vedova della casa di Sassonia-Coburgo, Vittoria di Leiningen. Quando la moglie restò incinta, Giorgio volle portarla a Londra, perché il bambino fosse registrato come legittimo in Inghilterra. Non aveva soldi per il viaggio e usò la propria carrozza, conducendola di persona. Vittoria, «paffuta come una pernice», nacque il 24 maggio 1819. Suo padre morì 8 mesi dopo, per una polmonite contratta mentre andava a cavallo sotto la pioggia a cercare una casa a buon mercato da affittare.
Come spiega Richard Newbury nel piacevole saggio La regina Vittoria (Claudiana, pp. 115, € 9,50) l’ascesa al trono della sovrana che ancora ci guarda severa dal piedistallo posto di fronte a Buckingham Palace è dovuta solo a uno di quegli incredibili incastri che il destino riserva alle persone che vuole premiare. Fu la morte della principessa Carlotta a spianarle la strada, e soprattutto il fatto che gli altri 56 nipoti che Giorgio III aveva avuto dai suoi figli, gli «zii bricconi», erano tutti illegittimi.
Non c’era nulla di inglese, nella regina Vittoria. Il suo Dna tedesco risaliva fino all’imperatrice Sofia e non dimenticò mai la sua «adorata, piccola Germania». Ma furono gli uomini che l’accompagnarono nella vita a trasformarla nell’icona britannica che conosciamo. Vittoria è stata il simbolo di un’epoca che ha preso il suo nome, il miglior esempio per quella classe media che si stava affermando con la rivoluzione industriale e che basava i propri valori sugli affetti, il pudore, il decoro e un po’ di ipocrisia.
Il primo dei numerosi uomini di Vittoria, che aveva 18 anni quando ascese al trono, fu l’allora premier Lord Melbourne: «Il classico caso - annota Newbury - di cotta di una ragazzina ingenua per un uomo più anziano raffinato spiritoso e pieno di esperienza». La regina era fino ad allora vissuta in un mondo di donne, segregata dalla madre e dalla governante tedesca, e aveva molte domande da fare agli uomini. Da Melbourne, oltre a consigli politici, volle soprattutto avere notizie della sua defunta moglie, la famosa ninfomane Lady Caroline Lamb.
Nel raccontarci la regina diventata il simbolo del perbenismo, Newbury non risparmia i particolari più piccanti, come l’incontro con l’amore della sua vita, Alberto, notato per «le cosce muscolose in aderenti pantaloni di cachemire, senza niente sotto». Più tardi, Alberto le confessò che i suoi principeschi attributi erano nell’occasione tenuti a posto da una catenella legata intorno ai fianchi. Vista da vicino, Vittoria fu forse la meno vittoriana e la più scandalosa delle regine.

Vittorio Sabadin