Rassegna, 22 giugno 2012
Stato-mafia, Napolitano: «Insinuazioni sul nulla»
• Da circa una settimana circolano insinuazioni e sospetti sul ruolo di Giorgio Napolitano nell’indagine sulle trattative tra Stato e Mafia del 1992-93. Giovedì 14 la procura di Palermo ha chiuso le sue indagini indagando l’allora ministro dell’Interno Nicola Mancino per falsa testimonianza. Il giorno successivo, venerdì 15, sono state pubblicate intercettazioni in cui Mancino si rivolge al consigliere giuridico di Napolitano, Loris D’Ambrosio, che da magistrato fu uno dei più stretti collaboratori di Giovanni Falcone, chiedendo un intervento sui pm di Palermo. Il Quirinale allora fa sapere di essersi limitato a richiamare il Pg della Cassazione sul suo dovere di coordinamento delle prove. E domenica 17 il procuratore di Palermo Francesco Messineo, il suo aggiunto Antonio Ingroia e il procuratore Antimafia Piero Grasso negano di aver ricevuto pressioni dal Colle o dal suo entourage. Martedì poi il leader dell’Idv Antonio Di Pietro chiede una commissione d’inchiesta sul ruolo del Colle: a che titolo è intervenuto sul Pg della Cassazione? E con quale richiesta? Gli risponde in Aula il giorno dopo il ministro della Giustizia, Paola Severino: nessun intervento è stato attuato, quindi le leggi sono state rispettate. Su tutta questa polemica è intervenuto ieri direttamente Giorgio Napolitano, che parla di «insinuazioni sul nulla e campagna di sospetti. Ha spiegato il Presidente: «Si sono riempite pagine di alcuni quotidiani con le conversazioni telefoniche intercettate in ordine alle indagini giudiziarie in corso sugli anni delle più sanguinose stragi di mafia, 1992-1993, e se ne sono date interpretazioni arbitrarie e tendenziose, talvolta persino manipolate». [Rampino, Sta]
• Scrive la Rampino (Sta): «Il Capo dello Stato, come hanno ricordato in questi giorni giuristi e costituzionalisti, Carlo Federico Grosso, Piero Alberto Capotosti, Michele Ainis, nel nostro ordinamento è anche capo della magistratura, in quanto presidente del Csm. E dunque non ha operato alcuna interferenza, come accusano l’Italia dei Valori e il quotidiano Il Fatto Quotidiano ma semmai ha esercitato una doverosa vigilanza».
• «(…) Dopo aver chiesto che i magistrati vadano avanti nell’inchiesta con il “massimo dell’efficacia”, ecco che Napolitano rispondendo ad una domanda dei giornalisti torna sulla questione della legge sulle intercettazioni, che il caso-Mancino riporta sotto i riflettori: “È una scelta che da tanto è all’attenzione del Parlamento, il che vuol dire allora che è questione che meritava da tempo di essere affrontata e risolta, con il massimo di intesa possibile”. E in queste parole, oltre al riferimento al tritacarne in cui sarebbe finito Loris D’Ambrosio, sembra esserci anche un accenno all’ultimo giallo della vicenda: le due telefonate fra Napolitano e Mancino che sarebbero state ascoltate dagli investigatori ma non trascritte, con tutto il grave carico di dubbi sulla legittimità dell’atto». [Rosso, Rep]