La Gazzetta dello Sport, 21 giugno 2012
Il Senato ha autorizzato l’arresto di Luigi Lusi, parlamentare del Partito democratico, già tesoriere della Margherita, a cui avrebbe sottratto – secondo l’accusa della Procura di Roma – qualcosa come 23 milioni di euro
Il Senato ha autorizzato l’arresto di Luigi Lusi, parlamentare del Partito democratico, già tesoriere della Margherita, a cui avrebbe sottratto – secondo l’accusa della Procura di Roma – qualcosa come 23 milioni di euro. Al momento del voto i parlamentari del Popolo della Libertà sono usciti dall’aula, gli altri sono rimasti al loro posto e si sono espressi per l’arresto: 155 “sì”, 3 “no”, un astenuto. Poche ore dopo il voto il senatore si è presentato a Rebibbia, per la notifica dell’arresto, e poi è entrato in carcere. È la sesta volta che un parlamentare finisce in carcere. Nell’ordine, deputati e senatori autorizzarono l’arresto di Moranino (1955), Saccucci (1976), Toni Negri (1983), Abbatangelo (1984) e Alfono Papa, l’anno scorso.
• Hanno votato in segreto?
No, voto palese. Il Pdl, che era per respingere la richiesta di arresto e aveva infatti votato così in commissione (finendo comunque in minoranza), non è riuscito a mettere insieme le firme di 20 deputati necessarie per adottare la procedura segreta. Lusi è stato mandato in carcere dai suoi stessi compagni di partito, cioè i democratici. Enzo Carra, diventato famoso perché ai tempi di Mani Pulite i pm (tra cui Di Pietro) lasciarono che venisse filmato mentre lo portavano via in manette, ha votato contro. Rutelli è uscito dall’aula perché parte in causa. I radicali hanno votato per l’arresto, come aveva preannunciato la Bonino a Radio24 (e del resto avevano votato anche per l’arresto di Papa). La Bonino ha però preso la parola: «Faccio questo intervento con una certa pena, perché ho pena a vedere trasformarsi quest’aula in un’aula di tribunale. Non è questo il nostro ruolo. Dobbiamo votare su una cosa più semplice». Ha poi rimproverato Lusi per aver manifestato «eccessivo disprezzo» nei confronti del voto palese «come se il voto palese ostacolasse la nostra libertà di coscienza». Il mancato raggiungimento delle 20 firme mostra tuttavia che anche nelle file del Pdl la questione non è scontata come una volta. L’uscita dall’aula significa anche questo: se fossimo rimasti, qualcuno dei nostri avrebbe votato per le manette. E questo non lo vogliamo vedere.
• Voto giusto o no?
Il Parlamento, quando riceve una richiesta d’arresto per un suo membro, deve solo giudicare se esista il “fumus persecutionis”, senza entrare nel merito dell’indagine. Quindi chiariamo subito che il “sì” di Palazzo Madama non vuol dire che Lusi è colpevole. Non è cioè una sentenza. Significa solo che i senatori non ravvisano nella richiesta dei magistrati un intento persecutorio. Altra questione sarebbe dir qualcosa sul merito dell’arresto. Un indagato può finire dentro – come abbiamo ripetuto decine di volte – se c’è un rischio di fuga, se può ripetere il reato, se può inquinare le prove. Sussisteva almeno uno di questi pericoli? Mah.
• Come si è difeso Lusi in aula?
«Non intendo sottrarmi alle mie responsabilità e non intendo affatto sottrarmi al processo. Mi si vuole mandare in carcere perché, parlando con i media, inquinerei il percorso investigativo. Non c’è altra motivazione. Non fatemi diventare un capro espiatorio. La gestione dei flussi finanziari è stata effettuata per comune assenso al fine di accantonare i soldi per le attività politiche di diversi esponenti del partito». Erano cose che aveva già detto. In un’intervista a Sky s’era spinto fino al punto di sostenere che «c’era un patto scellerato, l’aver accettato che io facessi e compissi alcune operazioni finanziarie senza che ci fosse nulla di scritto, sulla base di un accordo verbale. Non c’è spesa che abbia un mandato scritto, a parte una transazione di 25 milioni di euro. Per il resto dei 194 milioni gestiti in 11 anni non c’è traccia scritta». Dopo il voto che lo manda in galera: «Rutelli ha avuto la decenza di non votare. Sto vivendo un incubo, voglio rispetto. Non ho detto tutto, c’è una marea di approfondimenti da fare».
• Secondo me nella decisione di accogliere la richiesta d’arresto c’è lo zampino di Grillo.
Probabilmente sì. Il terrore di essere denunciati da Grillo come difensori dei malavitosi deve aver giocato un suo ruolo (Grillo ha già deciso che Lusi è un malavitoso). Il Pdl aveva appena salvato dalla richiesta d’arresto il senatore Sergio De Gregorio. Bersani ha commentato: «Ho sempre detto che senatori e deputati sono uguali agli altri cittadini». La capogruppo Anna Finocchiaro (difendendo il criterio del voto palese): «Non abbiamo nulla da scambiare e nulla da nascondere». Tra quelli che volevano il voto segreto c’era anche il senatore Tedesco, buttato fuori dal Pd ma salvato quando i magistrati pugliesi chiesero di incarcerarlo. Maroni, che sta guidando tutta una serie di intese con il Pdl (senato federale in cambio del “sì” al sempipresidenzialismo): «È andata come doveva andare. L’arresto è sempre una brutta cosa ma non c’erano alternative».
• I giudici non hanno mai creduto alla tesi che i vertici della Margherita fossero in qualche modo coinvolti nelle ruberie?
No, non ci hanno mai creduto.
[Gioegio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 21 giugno 2012]