Rassegna, 21 giugno 2012
Mubarak sta meglio. L’ombra del complotto
• Dato ormai per morto martedì notte, Hosni Mubarak, 84 anni, in carcere a vita a Tora dal 2 giugno per complicità nella morte di 850 rivoluzionari, ieri è stato dichiarato (ufficiosamente) «vivo ma incosciente, attaccato a un respiratore». Ieri poi varie fonti sostenevano che non sarebbe mai stato nemmeno in coma. Nessuna certezza nemmeno ora: il bollettino medico ufficiale promesso dalla Giunta militare egiziana non è arrivato. Anzi: uno dei suoi avvocati in serata ha spiegato al New York Times che l’ex raìs «era solo caduto in bagno procurandosi un ematoma sul collo. Trasferito dall’ospedale del carcere a quello militare di Maadi, è stato curato e ora è stabile». [Zecchinelli, Cds]
• Sul giallo delle condizioni di Mubarak scrive la Zecchinelli (Cds): «Già martedì notte, mentre i media impazzivano nel seguire gli eventi (o meglio le voci), molti dubitavano che Mubarak stesse così male. In piazza Tahrir, in quelle ore, un’enorme manifestazione di Fratelli musulmani, salafiti, giovani rivoluzionari e liberali protestava contro la Giunta che negli ultimi giorni ha accentrato su di sé enormi poteri. Qualcuno ha gioito e sparato fuochi d’artificio nel sentire che l’ex dittatore era scomparso, ma i più hanno pensato all’ennesimo trucco dei generali. “Vogliono farlo uscire dal carcere, Mubarak ha pianto quando c’era finito, ha fatto di tutto per uscirne ma finora non era riuscito”. “Vogliono distrarci dai brogli che stanno facendo per invalidare la vittoria alle presidenziali dell’islamico Mohammed Morsi, che tutti danno per certa ma non è ancora ufficiale”. “Vogliono che i media ignorino questa protesta per parlare solo di Mubarak”. Erano questi i commenti della piazza, ripresi su Internet, Twitter e dai media, poi ripetuti ieri nei caffè e per strada. Ancor più dopo la notizia che l’annuncio ufficiale dei risultati, previsto per oggi, è rimandato a data da destinarsi».