6 gennaio 1901
Tags : Anno 1901. Raggruppati per paesi. Italia
La commozione della folla, del re Vittorio Emanuele III e della regina Elena all’arrivo della regina madre Margherita
L’Illustrazione italiana 6 gennaio 1901
«Un fenomeno curioso, soltanto proprio di Roma, avveniva la vigilia di Natale a Roma. Mentre le carrozze dell’aristocrazia nera s’avviavano a San Pietro per la chiusura della Porta Santa, le carrozze dell’aristocrazia azzurra, con molto popolo, s’avviavano alla stazione, dove le autorità stavano aspettando il ritorno di S.M. la Regina Margherita. Da una parte, cardinali, prelati, beghine che andavano al rito religioso; dall’altra la Presidenza del Senato, delle Associazioni liberali, e studenti col loro speciale berretto che andavano al rito della riverenza e dell’affetto.
«Alle 10 cominciò a piovere. Pur vi era folla. Davanti alla tettoja della stazione, uno squadrone di corazzieri era pronto per fare scorta alla Regina Madre nel suo tragitto verso la città. Suona la Marcia Reale. Il Re in piccola tenuta da generale con la Regina Elena in lutto, col séguito stanno ad attendere. Entra in stazione il treno reale. Margherita, vestita a lutto con un lungo velo nero, scende dal vagone; il Re le bacia la mano, ed ella lo abbraccia; e abbraccia la regina Elena. Le due Regine, in quest’incontro gentile, caratteristico, e memorabile per la storia della dinastia italiana, hanno gli occhi pieni di lagrime. Il presidente del Consiglio, il vecchio Saracco, piega mestamente il capo. I corazzieri circondano la carrozza. Quando la carrozza arriva dove comincia l’Alberata scoppia un grande applauso e le associazioni si pongono al suo sèguito circondandola e correndo con le loro bandiere sventolanti. La folla con molte donne e gli studenti dai berretti multicolori si pongono al seguito del corteo, il quale si dilegua bentosto verso piazza Termini.
«Non ostante il tempo piovoso e la contemporanea chiusura della porta santa in quattro basiliche, tutte le vie che da piazza Termini conducono al Palazzo Piombino - ora Palazzo della Regina Margherita - sono gremite di popolo. A tutte le case sono esposte bandiere. La gente si affolla nella via ed alle finestre. Preceduta e seguita dalle Associazioni e dagli studenti, la carrozza della regina Margherita passa veloce fra scroscianti applausi. Sulla gradinata della Corte dei Conti, una gran massa di popolo sventola cappelli e fazzoletti, erompendo in un fragoroso grido: "Viva Margherita!".
«Il quartiere Ludovisi, orgoglioso d’ospitare d’ora in avanti la Regina madre, ha, quasi a conforto pel di lei dolore, imbandierati i negozi e le case. Da alcune finestre si gettan fiori. Le Associazioni, arrivando di corsa, rompono il cordone dei bersaglieri e con tutto il popolo invadono il piazzale prospiciente alla villa Piombino.
«Intanto arrivano il Re e la Regina, i quali attendono la madre addolorata. Margherita, prima di scendere di carrozza, mestamente sorride allo slancio popolare. Ai piedi dello scalone della villa, i Sovrani sono anche circondati da una rappresentanza femminile del rione. In essa figurano tutti gli ordini sociali. Alla regina Margherita viene dalle signore offerto un mazzo di viole mammole. Davanti al palazzo le Associazioni sventolano le loro bandiere, e la folla che occupa tutto il viale acclama a gran voce i Sovrani. Dopo qualche momento si apre la finestra del balcone, e ne esce il Re a capo scoperto tenendo alla sua destra la madre ed alla sinistra la sposa. Da ogni petto erompe il grido di "Viva Savoja", un plauso al nuovo Re, un plauso all’augusta dolente che torna alla capitale d’Italia.
«Ad un tratto, Margherita alza il denso velo vedovile. Così appare il suo mesto viso, pallidissimo, incorniciato dai biondi capelli, e che porta vivamente impresse le tracce del dolore. È un momento di commozione vivissima. Non solo le donne piangono, ma anche molti uomini non possono trattenere le lagrime.
«La regina Margherita ringrazia con un sorriso e, dopo qualche minuto, si ritira. Cedendo il passo alle auguste signore, il Re rimane per un istante solo sul balcone. Scoppia un nuovo ed entusiastico grido: "Viva il Re, viva Savoja".
«In questo momento le nubi si diradano e splende il sole. La folla applaude ancora ai Sovrani».