15 giugno 2012
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Roberto Calvi, un raginiere all’Ambrosiano
• Famiglia della media borghesia lombarda, il padre è un funzionario della Banca Commerciale Italiana. Studia ragioneria, dopo il diploma si iscrive alla Bocconi, ma non termina l’università a causa dello scoppio della Seconda guerra mondiale. Si arruola in cavalleria, sottotenente, viene mandato sul fronte russo. Si salva dal gelo tenendosi stretta al petto una gallina viva. Al termine della guerra ottiene un posto alla banca Commerciale ma vi rimane per poco, perché nel 1947 entra come impiegato al Banco Ambrosiano. Dove fa carriera («L’è svelt», dicono di lui i suoi superiori).
• Il 16 febbraio 1971 Calvi è nominato direttore generale del Banco Ambrosiano. Subito dopo «mise in esecuzione il suo programma di scalata alla cultura e alla mondanità milanese. Finanziò copiosamente l’Università Bocconi (nel consiglio della fondazione sedeva Paolo Baffi), divenne socio del Circolo della stampa e del Clubino, prese una rilevante partecipazione nell’Ispi (Istituto studi di politica internazionale). Riuscì a essere nominato – dopo un primo infelice tentativo – Cavaliere del lavoro». [Renato Cantoni, Sta. 22/6/1982]
• Il 17 novembre 1971 la nomina a consigliere delegato dell’Ambrosiano. Il 15 ottobre del 1975 aggiunge a questa carica (lascerà solo la direzione generale) quella di presidente. Due mesi prima, il 23 agosto, è entrato nela loggia P2 di Licio Gelli. Tra le altre poltrone, a partire dagli anni seguenti, presidente della Centrale finanziaria, membro del consiglio di amministrazione e vicepresidente dell’Istituto centrale banche e banchieri, consigliere del comitato esecutivo del Credito Varesino, presidente del Banco Ambrosiano Overseas ltd. di Nassau.