Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  giugno 13 Mercoledì calendario

Esodati, la Fornero attacca l’Inps: «Vertici da licenziare»

• Ancora non si capisce quanti sonno davvero gli esodati: se 65 mila, come dice il governo, ho 400 mila, come sostenuto da un documento non ufficiale dell’Inps. Ieri il ministro Elsa Fornero ha attaccato duramente i vertici dell’Istituto. Ha criticato la diffusione del testo, bollandola come «irresponsabile e fatta per danneggiare il governo». Quasi un complotto perché il suo contenuto, ha detto, è «parziale e non spiegato». Quindi ha sfiduciato idealmente i vertici dell’Istituto: «Se fossimo in un settore privato
andrebbero «riconsiderati». Scrive Ardù sulla Rep: «Gli attacchi del ministro scatenano un putiferio. A difendere la Fornero sono in pochi anche perché le sue parole non rispondono alla domanda originale: quanti sono gli esodati, quei lavoratori che a causa della riforma delle pensioni targata Fornero, rischiano di rimanere senza stipendio e senza pensione per periodi che possono giungere anche ai sei anni? Domanda che la Fornero in qualche modo dribbla. Il governo risolverà il problema, è la sua posizione, “ma solo di fronte a numeri certi” e quelli usciti dall’Inps, ripete, non lo sono. La soluzione che si profila è quella dei due tempi con i primi 65mila esodati che potranno andare in pensione (nella maggior parte dei casi entro il 2013) e con gli altri in attesa di una soluzione “equa e finanziariamente sostenibile”. Soluzione che non piace ai sindacati che vogliono tutelare tutti gli esodati. La Cgil andrà allo sciopero e chiede al ministro di riferire in Parlamento».

• Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps dal 2008 per volontà di Silvio Berlusconi e sotto l’ala protettiva di Gianni Letta. [Mania, Rep]

• Sul caso degli esodati scrive Manca (Cds): «Non si tratta di un semplice incidente. E non solo per il fatto che ci sono di mezzo migliaia di persone con le loro famiglie. La realtà racconta una storia di un Paese forse illuso di avere ancora tempo per porre rimedio alle sue pecche. Così non è. La vicenda degli esodati, a partire da un neologismo irritante, dimostra che ben pochi possono ritenersi esenti da colpe. Il governo ha preferito ancorarsi alla stima iniziale di 65 mila persone (quelle che andranno in pensione nell’arco di 24 mesi) alle quali dare risposte. E in questo ha “sbagliato”, come ammesso correttamente dallo stesso ministro del Welfare. Il quale, distratto da un’altra importante riforma in evoluzione come quella del lavoro, ha sottostimato la valenza di quella vicenda. Dimenticando, inoltre, una lezione fondamentale: le leggi non si fanno per poter dire di averle realizzate. La loro manutenzione inizia dal giorno dopo del varo per renderle pienamente efficaci ed evitare errori. Che cosa dire poi dell’Inps? La relazione con la quale si arriva a quella cifra data 22 maggio. Nel frattempo, i vertici stessi dell’istituto, divisi peraltro al loro interno, nelle varie audizioni parlamentari non hanno mancato di fornire a più riprese numeri diversi dai 65 mila iniziali contribuendo all’incertezza. Quasi che amministrare significhi fare il proprio lavoro (quando va bene), ma comunque disinteressandosi delle conseguenze del proprio agire, delle proprie parole e quindi degli effetti sulla collettività».