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 2012  giugno 12 Martedì calendario

Le borse nel mondo si sono mosse poco, in genere andando sotto di qualche mezzo punto. Non così Milano, che ha vissuto una giornata nera: -2,79 per cento

Le borse nel mondo si sono mosse poco, in genere andando sotto di qualche mezzo punto. Non così Milano, che ha vissuto una giornata nera: -2,79 per cento. E dire che al mattino gli asiatici, tutti euforici, avevano spinto in su i listini e Madrid era partita sopra di cinque punti, chiudendo poi anche lei sotto zero.

 

Che è successo tra la mattina e la sera?

Al mattino è stata accolta con entusiasmo la notizia che la Spagna avrebbe ricevuto i cento miliardi di euro messi a disposizione dall’Eurogruppo domenica pomeriggio. Il G7 aveva dato la approvazione totale al piano. Il primo ministro madrileno, Mariano Rajoy, in una complicata conferenza stampa, aveva annunciato la messa a disposizione per il suo paese di «una linea di credito senza condizioni», eufemismo per non pronunciare le parole «salvataggio» o «aiuto». In ogni caso, col trucco di far dare i soldi non direttamente allo Stato, ma al Fondo de Reestructuración Ordenada Bancaria, che girerà poi i miliardi alle banche, Rajoy ha l’aria di poter ottenere condizioni migliori di quelle imposte a Portogallo, Irlanda e Grecia, tant’è vero che si annuncia un’iniziativa irlandese per rivedere i vari patti, dato che se alla Spagna è concesso di soffrir meno, anche l’Irlanda vuole soffrir meno. Tutto questo sembrava molto incoraggiante. Era molto incoraggiante soprattutto il fatto che l’Europa sembrasse decisa a non lasciar affondare le banche spagnole.

• E dopo che è successo?

Intanto, guardando meglio i conti iberici, s’è capito che alle banche spagnole servono almeno 40 miliardi per ricapitalizzarsi e altri 40 miliardi per ristrutturarsi (licenziamenti, traslochi, chiusura di filiali ecc.). Resta però un’esposizione di sistema che sta sui 300 miliardi, con migliaia di case vuote e i prezzi degli immobili che precipitano annichilendo il valore delle ipoteche. Quindi i numeri risultano piuttosto impressionanti, specialmente rispetto a un tessuto produttivo che non garantisce crescita. In pratica l’economia spagnola, che tante volte è stata dichiarata più forte della nostra, è fatta di edilizia e finanza. Quanto di peggio, in questo momento. Altra considerazione deprimente per le Borse: domenica vota la Grecia e i sondaggi continuano a dire che vincerà Syryza. Quindi default, e anche qui in un tessuto produttivo molto povero, un po’ di agricoltura, turismo (in calo), trasporti marittimi (shipping) i cui proventi finiscono tutti nei paradisi fiscali. Non si tratta solo dei fallimenti, cioè, ma anche della poca speranza in una ripresa veloce, date le storture di quelle due economie. Terzo fatto che ha depresso le Borse: s’è diffusa la sensazione che sia piuttosto vicino il momento in cui anche l’Italia dovrà chiedere aiuto, cioè uscire dal mercato per ni tassi d’interesse troppo alti, farsi dare dei soldi dalla Trojka e consegnarsi al supercontrollo di Ue-Fmi-Bce. Ieri lo spread, che venerdì s’era fermato a quota 440, è risalito oltre i 470 punti. Finanziariamente è troppo.

Però la nostra struttura economica non somiglia a quella di Spagna e Grecia.

No, noi abbiamo (abbiamo ancora) un formidabile tessuto produttivo di aziende piccole e medie e un sistema bancario non così malmesso come quello di Spagna e Grecia e un fenomenale patrimonio nelle famiglie, 35 mila euro annui di reddito medio a testa e 8.000 miliardi di patrimonio (case, titoli ecc.) in mano ai privati. Però la burocrazia ci soffoca ogni giorno di più, le lobbies resistono a qualunque cambiamento – dato che qualunque cambiamento gli farebbe perdere qualcosa -, la classe politica è quello che è, su tutto incombe un sistema pubblico elefantiaco e corrotto. Tant’è vero, che pur con i fondamentali tanto buoni, nel primo trimestre il Pil è sceso dello 0,8%, la contrazione più forte dal gennaio 2009 (sono dati Istat di ieri). Le entrate fiscali sono in calo, le voci sull’eventualità di una prossima, ulteriore manovra, con annessi ancora più forti effetti depressive, sono sempre più insistenti. Ora, in queste condizioni, come si fa a non pensare che il prossimo problema per l’Europa saremo noi? Il Wall Street Journal lo ha scritto ieri mattina a chiare lettere. Le Borse sono andate giù anche per questo.

Non sarà che qualcuno ha calcolato quanto peseranno sulle nostre finanze i salvataggi di Spagna e Grecia?

Sì. L’accordo spagnolo diventerà operativo solo dopo la riunione dell’Ecofin il prossimo 21 giugno, ma intanto si sa già che nel 2012 verseremo 29,5 miliardi al fondo Efsf (European Financial Stability Facility) più altri 5,6 miliardi al fondo Esm (European Stability Mechanism) che comincerà a funzionare il 1° luglio. I cento miliardi spagnoli verranno tutti da uno di questi due fondi o ci vorrà uno sforzo finanziario ulteriore? È possibile, a seconda delle procedure, che ci voglia da parte nostra un altro esborso di 19,8 miliardi. Il governatore della Banca d’Italia ha allegato alla sua relazione dello scorso 31 maggio anche le cifre di tutto quello che l’Europa e il Fmi hanno sborsato finora in favore di Grecia, Irlanda e Portogallo: 110 miliardi nel 2011, cifra quasi uguagliata già nella prima parte del 2012 con 102,7 miliardi. Allo stato dei conti attuale (senza considerare ancora, cioè, la Spagna) le istituzioni europee e il Fmi tireranno fuori 391 miliardi entro il 2016.

• Che cosa deve fare Monti a questo punto?

Lo sa solo Monti. Oggi il premier vedrà il greco Venizelos, poi la Merkel, poi ci sarà un incontro a quattro preparatorio del summit decisivo di fine giugno.


[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 12 giugno 2012]