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 2012  giugno 09 Sabato calendario

Il 18 giugno, cioè tra due lunedì, scadono i termini per il pagamento dell’Imu, già Imposta Municipale Unica e adesso Imposta MUnicipale propria

Il 18 giugno, cioè tra due lunedì, scadono i termini per il pagamento dell’Imu, già Imposta Municipale Unica e adesso Imposta MUnicipale propria. In pratica è una tassa sulla casa, che distingue tra abitazione principale (quella che un tempo si chiamava “prima casa”) e immobili di altro genere. Alla quota che vuole lo Stato (0,4% per la principale, 0,76% per le altre: in pratica 4 o 7,6 euro per ogni mille di valore) si deve aggiungere la quota che potrebbero pretendere i comuni: +0,2% sull’abitazione principale, più 0,3% sugli altri immobili. L’imposta si può pagare in tre rate (casa principale) o in due (il resto). Il saldo sarà dovuto il 17 dicembre e solo allora si pagherà anche l’addizionale decisa dai comuni.

 

I comuni potrebbero anche diminuire l’imposta dello stesso 0,2-0,3%, no?

Sì. Tuttavia l’Osservatorio sulle tasse locali della Uil ci ha fatto sapere che su 104 capoluoghi di provincia italiani, il 40 per cento ha già deliberato gli aumenti, specialmente sulle seconde  case. Roma, Napoli e Milano hanno portato l’aliquota dal 7,6 al 10,6 per mille. In soldoni: una prima casa di cinque vani, alla fine, avrà pagato 639 euro a Roma, 427 a Milano, 303 a Napoli.

Mi pare che prima di tutto bisogna stabilire il valore della casa. L’imposta, infatti, è in percentuale su questo valore. Come si fa?

Il valore si calcola partendo dalla cosiddetta rendita catastale. La rendita catastale dovrebbe essere scritta nell’atto d’acquisto. Se non la si trova, bisognerà chiedere all’Agenzia del territorio oppure cercare sul suo sito. Trovato questo numero, senza il quale non si può andare avanti, bisogna procedere a una rivalutazione, perché queste rendite catastali non sono aggiornate con i valori di mercato. Si tratta di fare una serie di moltiplicazioni. Nel caso della prima casa: moltiplicare il valore catastale per 1,05 e poi per 160. Con un’altra moltiplicazione per 0,4 si otterrà l’importo totale dell’imposta senza le addizionali comunali. Ai fini del versamento del 18 giugno questo basta. Si può poi procedere alle detrazioni (stiamo parlando sempre dell’abitazione principale): 200 euro – detrazione riconosciuta a tutti – e poi 50 euro per ogni figlio che non abbia ancora compiuto 26 anni. Per calcolare l’importo del primo versamento, il numero che viene fuori va diviso per tre.

• E per quanto riguarda le altre abitazioni?

Valore catastale per 1,05 per 160 per 0,76. Non ci sono detrazioni. Dividendo il numero così ottenuto per due si sa quanto si dovrà versare entro il 18 giugno.

E come si fa materialmente a pagare? Si va alla posta?

Intanto chiariamo che non è obbligatorio pagare a rate: si può anche decidere di versare l’importo senza le addizionali comunali subito, e saldare poi le pretese dei comuni il 17 dicembre. Per il resto, sia l’acconto Imu di giugno che l’eventuale seconda tranche di settembre si devono pagare esclusivamente ricorrendo al modello F24. Sul sito dell’Agenzia delle entrate ce ne sono di due tipi: quello ordinario e quello semplificato. Bisogna prima di tutto indicare il codice del comune di residenza (si trova sul sito dell’Agenzia), poi si deve barrare con una “x” la casella Acc. (acconto). Ogni rigo deve essere destinato a un immobile. Il codice tributo per il primo acconto sull’abitazione principale è 3912. In ogni rigo è necessario indicare il valore dovuto al netto delle detrazioni, dividendo per due o per tre a seconda delle rateazioni. Quando l’F24 è pronto si può portarlo in banca, alla posta, o allo sportello dell’agente della riscossione. Chi lo sa fare, ricorra senz’altro all’home banking. Chi ha la partita Iva deve adoperare i canali Entratel o Fisconline.

Come si fa a stabilire qual è l’abitazione principale? Potrebbero esserci dei casi dubbi.

In generale perché un immobile sia qualificato come abitazione principale bisogna che il possessore e il suo nucleo familiare vi dimorino abitualmente. Non si può considerare abitazione principale l’appartamento di un signor Rossi (nel quale questo signor Rossi non dimori e non risieda) dato in affitto dallo stesso signor Rossi a un’altra persona che vi abiti. Se marito e moglie abitano e hanno la residenza in comuni diversi possono considerare tutti e due i loro appartamenti come abitazione principale. Niente da fare, invece, se marito e moglie possiedono ciascuno una casa nello stesso comune: in questo caso lo spacchettamento della dimora principale non è ammesso. So che sono tutti molto arrabbiati per questa Imu. Ricordo tuttavia che in Italia il peso del prelievo fiscale sugli immobili è pari allo 0,6% del Pil. In Francia è del 2,4%, nel Regno Unito del 3,5. Certo, Francia e Regno Unito non hanno la pressione sui redditi che abbiamo noi…


[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 9 giugno 2012]