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 2012  giugno 08 Venerdì calendario

Questo Giovanni Vantaggiato di 68 anni, messo in carcere per la strage del 19 maggio davanti alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi, ha moglie e due figlie, e non ha il fisico dell’esecutore di qualche piano orchestrato da terzi, mafia o centrale terroristica che sia

Questo Giovanni Vantaggiato di 68 anni, messo in carcere per la strage del 19 maggio davanti alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi, ha moglie e due figlie, e non ha il fisico dell’esecutore di qualche piano orchestrato da terzi, mafia o centrale terroristica che sia. Dice di aver fatto tutto da sé, e ha spiegato come. I video delle telecamere lo inchiodano, la sagoma è quella, compreso il gesto di tenere sempre una mano in tasca per tirarsi su i pantaloni. Sono quelli anche gli occhiali: l’altro giorno, quando ha aperto la porta agli inquirenti venuti ad arrestarlo, ha anche tentato di sfilarseli in fretta dal naso e di nasconderli. Tuttavia non si capisce il movente e non è chiaro se abbia agito da solo o con un complice.

 

Come si arriva a mettere le mani su un signore mai sentito nominare e che non abitava neanche a Brindisi?

Sono stati fatti 14 mila accertamenti e analizzate almeno cinquanta automobili parcheggiate lì intorno nei due-tre giorni immediatamente precedenti lo scoppio. A un certo momento, studiando le macchine e i proprietari, ci si è trovati di fronte a una strana coincidenza: le telecamere di via Palmiro Togliatti, via Aldo Moro e via Galanti mostravano che nei giorni precedenti l’attentato una vecchia Fiat Punto bianca s’era aggirata da quelle parti. Nei video del 19 maggio mattina, pochi minuti dopo l’esplosione, si vedeva allontanarsi dal luogo dell’attentato anche una Hyundai Sonica Azzurra. Ai controlli si scopre che le due macchine sono intestate la Punto a Vantaggiato e la Hyundai a sua moglie. La Punto è arrivata dalla stessa direzione verso la quale s’è poi allontanata la Hyundai. Si scopre che il cellulare di Vantaggiato, nei giorni precedenti, agganciava le celle di riferimento della zona scuola-tribunale. Soprattutto: Vantaggiato fa un mestiere coerente con le caratteristiche della strage, cioè vende da tempo immemorabile nafta e altri carburanti per le barche della zona. Un traffico che l’ha reso anche piuttosto benestante, almeno in passato. Ha una barca di 15 metri e dal 19 maggio fino all’altro giorno non ha fatto che occuparsene. Infine: gli inquirenti erano convinti che l’assassino di Melissa non fosse di Brindisi e Vantaggiato vive a Copertino, un centro che sta a una trentina di chilometri da Lecce.

Come lo hanno fatto confessare?

Sono andati a prenderlo martedì sera, a quanto abbiamo potuto capire. E lo hanno tenuto in stato di fermo fino alle due del pomeriggio di mercoledì. A quell’ora è cominciato l’interrogatorio. Vantaggiato ha negato fin verso le 22 e 30. Poi è crollato e ha ammesso: «Sono stato io. La bomba l’ho fabbricata io nel mio deposito di nafta. Ho comprato fuochi d’artificio e li ho svuotati mettendo dieci chili di polvere pirica in ciascuna bombola. Le bombole le ho portate la sera prima con la Fiat Punto sul luogo dell’attentato. La mattina dopo sono andato lì con la Hyundai e ho pigiato il telecomando. Ho fatto tutto da solo, non so perché. Ho fatto esplodere la bomba di giorno perché di notte non c’era nessuno. Ho avuto un colpo di testa, che volete fare?». Alla fine ha chiesto: «Quanto tempo dovrò restare qui in prigione?».

La moglie sapeva?

Da un’intercettazione telefonica parrebbe di sì. Il padre di Melissa, che aveva subito detto: «Non voglio un colpevole, voglio il colpevole» ieri è riuscito a parlare per pochi minuti con i giornalisti in una conferenza stampa nella sala consiliare del comune di Mesagne, il suo paese. Aveva accanto la moglie Rita, da poco dimessa dall’ospedale (la moglie Rita, appena tornata a casa, s’è precipitata nella camera di Melissa dove ha constatato che tutto è rimasto come quella mattina, quando la ragazzina è uscita di casa per andare a scuola). Lui stesso è tornato da due giorni al suo lavoro di ceramista, in una fabbrica di Taranto. In ogni caso, Massimo Bassi davanti ai giornalisti ha parlato a fatica e trattenendo le lacrime. Ha ringraziato gli inquirenti e poi ha detto: «Non capisco come questa persona, se così la possiamo chiamare, possa aver fatto una cosa del genere. Non è un padre, ha spezzato la mia famiglia e la sua. E quelle di tutti gli altri ragazzi coinvolti in questa brutta esperienza. Non riesco a dire niente». È riuscito a dire però che si regge in piedi grazie alla moglie, e che Melissa «voleva che ci volessimo bene».

Il movente?

Non si capisce. Vantaggiato ce l’ha col mondo. Voleva colpire il tribunale perché i giudici non gli hanno dato pienamente ragione nella storia di una truffa da 300 mila euro di cui era stato vittima? Il 25 febbraio del 2008 il presunto truffatore, un agricoltore della zona, s’è trovato col cestino della bicicletta, parcheggiata a Torre Santa Susanna, imbottito di esplosivo. Era stato Vantaggiato? Siccome adesso non stava economicamente bene come un tempo, potrebbe aver rimuginato su quell’inizio di rovina, potrebbe essersi sentito incendiato dal rancore. Polizia e carabinieri indagano anche su quell’episodio.

Cioè, escludiamo assolutamente mafia e terrorismo?

Sì. Resta solo il mistero del movente. Il procuratore della Dda di Lecce, Cataldo Motta, ha detto: «Il movente non convince, la confessione su questo punto non è soddisfacente, per cui le indagini comunque continueranno per completare il quadro investigativo. Escludo comunque che alle sue spalle vi sia un’organizzazione di qualunque tipo. Al momento non possiamo dire con sicurezza nemmeno se è l’uomo del video. Fisicamente può essere compatibile, ma al momento affermare più di questo sarebbe un azzardo».


[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 8 giugno 2012]