La Gazzetta dello Sport, 4 giugno 2012
Il Papa ha detto messa davanti a un milione di persone sistemate sul campo di volo dell’aeroporto di Bresso, alle porte di Milano
Il Papa ha detto messa davanti a un milione di persone sistemate sul campo di volo dell’aeroporto di Bresso, alle porte di Milano. L’altare era stato sistemato sotto una grande cupola, grande come quella di San Pietro. Non si poteva immaginare una conclusione migliore per il VII incontro mondiale delle famiglie. La folla dei fedeli, e l’attenzione mediatica, hanno forse fatto dimenticare al Pontefice le amarezze dei corvi e delle lotte che si svolgono intorno a lui. Anche i giornali, dopo aver strologato sul significato della presenza al suo fianco di Bertone, si sono abbandonati alle cronache dell’evento, davvero notevole sotto tutti i punti di vista.
• Riassumiamo i discorsi, che a quello che ho capito sono stati alquanto significativi.
Intanto c’è stato l’annuncio del mezzo milione a favore dei terremotati. Sono soldi che i fedeli hanno inviato a Benedetto per la sua beneficenza personale e che Benedetto ha destinato ai vescovi di Mantova, Modena, Ferrara, Carpi e Bologna (tutti presenti al meeting milanese). Ha preso in mano simbolicamente la somma il vescovo di Mantova monsignor Roberto Busti. Ad ascoltare la messa c’erano anche Mario Monti e Umberto Bossi. Il Papa ha dato appuntamento a tutti per il 2015 a Filadelfia (Usa) per l’ottavo incontro mondiale delle famiglie. Quanto ai discorsi, potremmo dividerli in quattro filoni: discorsi sulla famiglia, discorsi sull’economia, discorsi sulla festa e, sabato, discorsi sui politici.
• Cominciamo dalla famiglia.
Un’affermazione importante sui separati. «Una parola vorrei dedicarla anche ai fedeli che, pur condividendo gli insegnamenti della Chiesa sulla famiglia, sono segnati da esperienze dolorose di fallimento e di separazione. Sappiate che il Papa e la Chiesa vi sostengono nella vostra fatica. Vi incoraggio a rimanere uniti alle vostre comunità, mentre auspico che le diocesi realizzino adeguate iniziative di accoglienza e vicinanza». Questa comprensione per i separati (ma non ancora per i divorziati) è simile a quella che il Papa manifestò a suo tempo per gli atei, riconoscendo che chi crede ha tante volte una vita spirituale più intensa di chi dice di credere o di chi crede distrattamente, per abitudine, senza passione. Benedetto è un appassionato di Dio. Ma c’è un’altra affermazione, non nuova, che va sottolineata: «Dio ha creato l’essere umano maschio e femmina, con pari dignità, ma anche con proprie e complementari caratteristiche, perché i due fossero dono l’uno per l’altro, si valorizzassero reciprocamente e realizzassero una comunità di amore e di vita». Qui il Papa contrasta l’opinione di tante femministe, di tante lesbiche, di tanti gay per i quali il genere non è dato in natura, ma è una scelta individuale di ciascuno di noi. Stiamo parlando di quell’insieme di uomini e donne che si riconoscono nelle sigle LGBT (lesbiche gay bisessuali transessuali) o queer o lesbogay. L’azione di questo movimento ha ottenuto risultati notevoli nel mondo, per esempio all’anagrafe dove in tanto paesi ormai si adoperano al posto di “padre” e “madre” dei termini neutri o dei giri di parole. Sono cose che per la Chiesa fanno scandalo (la Bibbia dice: «maschio e femmina li creò»).
• Discorsi sull’economia.
«Nelle moderne teorie economiche prevale spesso una concezione utilitaristica del lavoro, della produzione e del mercato. Il progetto di Dio e la stessa esperienza mostrano, però, che non è la logica unilaterale dell’utile proprio e del massimo profitto quella che può concorrere a uno sviluppo armonico, al bene della famiglia e a edificare una società più giusta, perché porta con sé concorrenza esasperata, forti disuguaglianze, degrado dell’ambiente, corsa ai consumi, disagio nelle famiglie. Anzi la mentalità utilitaristica tende a estendersi anche alle relazioni interpersonali e familiari, riducendole a convergenze precarie di interessi individuali e minando la solidità del tessuto sociale». Anche questo è un tasto su cui la Chiesa batte da sempre: l’impresa non può limitarsi a perseguire il profitto, deve anche concorrere allo sviluppo civile. L’obiezione a questa tesi è in genere: «Se uno mi dice che lavora per il bene del Paese, e che ha deciso lui qual è questo bene, penso che sia mosso da obiettivi di puro potere» (abbiamo citato un politico cattolico, Bruno Tabacci).
• La festa?
Bisogna rispettare la domenica e le feste comandate. «L’uomo, in quanto immagine di Dio, è chiamato anche al riposto e alla festa».
• I politici?
Ne ha parlato l’altro giorno. L’allusione all’Italia è evidente. «La politica deve farsi amare, dedicarsi al bene dei cittadini. La politica è un’elevata forma di carità». Più tardi, al Parco Nord: «Dovrebbe crescere il senso di responsabilità dei partiti, che non devono promettere cose che non possono realizzare. Non cerchino solo voti per sé e siano responsabili per il bene di tutti. La politica è responsabilità davanti a Dio e agli uomini».
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 4 giugno 2012]