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 2012  giugno 07 Giovedì calendario

Moody’s declassa sei banche tedesche

• L’agenzia di rating Moody’s ha declassato sei gruppi bancari tedeschi, compreso il secondo del Paese, Commerzbank. Scende di un gradino anche il rating di Dz Bank, LB Baden-Württemberg, Norddeutsche LB, Helaba (Assia-Turingia). E di due gradini quello di DekaBank. Inoltre Moody’s ha declassato di una posizione la controllata tedesca di Unicredit, per metterla in linea con il rating della casa madre italiana. Deutsche Bank, il maggiore e più prestigioso istituto tedesco, sarà oggetto di una valutazione a parte, i cui risultati si sapranno a fine giugno. Comunque tutte le banche interessate dalla decisione di Moody’s rimangono nella fascia di rating A, pur in deterioramento e con alcune di esse considerate negative dal punto di vista delle prospettive. La ragione principale del downgrading sta proprio nel rischio di contagio nell’Eurozona. «Abbiamo voluto individuare vulnerabilità da ulteriori potenziali choc dalla crisi del debito nell’area euro e come ciò potrebbe influenzare la fiducia degli investitori in Europa», ha spiegato Carola Schuler, managing director dell’agenzia di rating. Moody’s è particolarmente preoccupata dall’esposizione che le banche hanno, in diversi Paesi, nei confronti dei settori immobiliare, della navigazione commerciale, dei privati, oltre che ovviamente dai titoli di Stato dei Paesi periferici che ancora gonfiano i portafogli degli istituti tedeschi. In caso di stress, la capacità delle banche di assorbire le perdite è ritenuta insufficiente. [Taino, Cds]

• I dati della Banca per i regolamenti internazionali dicono che gli istituti tedeschi sono esposti ai cinque Paesi considerati periferici per 438 miliardi, a fronte di un’equity stimata in poco più di 300 miliardi. In uno studio intitolato Achtung Baby, la società americana di asset management Carmel ha calcolato che nei prossimi cinque anni le perdite del sistema bancario tedesco dovute all’esposizione verso il debito dei Paesi in difficoltà varieranno tra gli 80 miliardi, se l’euro resta integro, e i 200 miliardi se la moneta unica dovesse sfaldarsi. [Taino, Cds]

• La maggioranza che sostiene Monti ha nominato i componenti delle Authority in scadenza. Nomine frutto di logiche spartitorie in purissimo stile prima Repubblica, denunciano Idv, Grillo, sinistra e molti parlamentari delusi del Pd. Sono stati infatti ignorati i novanta curriculum approdato in Parlamento. La Camera dei deputati ha eletto all’Agcom Maurizio Decina, ordinario al Politecnico di Milano e Antonio Martusciello, ex sottosegretario con Berlusconi. Alla Privacy vanno invece Giovanna Bianchi Clerici in quota Lega-Pdl e Antonello Soro, ex presidente dei deputati del Pd molto vicino al capogruppo Dario Franceschini. Il nuovo componente del Consiglio superiore della giustizia amministrativa è Giuseppe Lauricella, eletto da Montecitorio con 322 voti.  Al Senato, una votazione analoga ha scatenato analoghe proteste. Entrano all’Agcom Francesco Posteraro, vicesegretario alla Camera e Antonio Preto, che era il capo di Gabinetto di Antonio Tajani in Europa. Per la Privacy ce l’hanno fatta Augusta Iannini, capo dell’ufficio legislativo del ministero della Giustizia (nonché moglie di Bruno Vespa) e Licia Califano, che insegna Diritto costituzionale a Urbino. [Guerzoni, Cds]

• Scrive la Guerzoni sul Cds che «l’accordo tra Pd, Pdl e Terzo polo ha retto, spazzando via giuristi del calibro di Gustavo Zagrebelsky, Valerio Onida e Stefano Rodotà – proposti dall’associazione Articolo 21 per l’Agcom – e nomi di professori meno noti ma molto titolati, sponsorizzati dal web. Stefano Quintarelli, che aveva lanciato sulla Rete la sua candidatura, si è fermato a 15 voti. Molti parlamentari hanno disertato l’Aula per protesta. I radicali non hanno votato. Antonio Di Pietro parla di “pagina buia per la democrazia” e attacca il Pd per il “metodo pilatesco” e la “lottizzazione” dei posti. Arturo Parisi è furioso, ritiene “irresponsabile” aver scelto i membri delle Autorità di garanzia “secondo il principio della spartizione” e denuncia un “attacco alle istituzioni che parte dal cuore delle istituzioni”».

• Augusta Iannini, sposata con il giornalista Bruno Vespa, convinta che «le mogli devono tornare a casa prima dei mariti perché, altrimenti, quelli, alla lunga, si innervosiscono...». [Martirano, Cds]

• Augusta Iannini, detta la “zarina” in via Arenula. [Milella, Rep]

• Augusta Iannini ha lavorato prima in tribunale e poi, dal 2001, al ministero della Giustizia dove ha lavorato a fianco di sei Guardasigilli. Castelli, Mastella, Scotti, Alfano, Nitto Palma e Severino. Con l’attuale ministro, poi, il rapporto affonda le radici nell’anno ’96 quando il gip Iannini, difesa dall’avvocato Severino, appunto, fu coinvolta nella famosa vicenda «toghe chiacchierate» del Bar Tombini: «Tutto archiviato, su richiesta di Silvia Della Monica (la senatrice del Pd che allora era pm a Perugia, ndr) mentre la nomina dell’avvocato dimostra quanto siano cordiali i rapporti con la Severino. Checché ne dicano le malelingue». [Martirano, Cds]

• Per la Milella (Rep) Augusta Iannini è «polemica. Puntigliosa. Pronta alla rettifica a mezzo stampa. L’ultima querelle giusto una settimana fa, tutta interna al suo ufficio. Il sottosegretario Salvatore Mazzamuto l’accusa di averlo mandato al massacro in aula con un parere mal scritto. Lei replica per le rime. E pressa finché non vede la smentita. In questi anni è stata una delle attività preminenti».

• «Siamo laureati entrambi con una tesi sul diritto alla riservatezza. Ma all’università mia moglie era più brava di me» (Bruno Vespa). [Martirano, Cds]