Rassegna, 6 giugno 2012
Addio a Bernheim, quarant’anno al centro della finanza
• È morto ieri in una clinica svizzera il finanziere parigino Antoine Bernheim. Aveva 87 anni, da due anni era andato in pensione dalla presidenza Generali (che manteneva onoraria). [Greco, Rep]
• Su Rep Geco fa un ritratto di Bernheim: «Classico personaggio di cui si perde lo stampo, tra stinte banderuole in grisaglia che inseguono gli spread, il gran borghese erede della tradizione mercantile ebraica per cui tutto si compra o si vende, orfano del lager educato dalla Shoah, seppe essere uomo a tutto tondo. Orgogliosissimo e scostante, raffinato e greve, fedele con gli amici, meno negli affari. Capiva l’italiano ma non lo parlava in pubblico, per lo sdegno d’essere stato cacciato da Generali nel ’99, “semplicemente perché avevo trovato un lavoro a Gerardo Braggiotti”. Il pupillo di Mediobanca che si era bruciato le ali presso Maranghi e riparò a Parigi alla rivale Lazard, dove Bernheim era il più famoso e ingombrante associé gérant di Michel David-Weill. L’allievo di André Meyer, di cui Cuccia fu allievo, di cui fu allievo lui. “Poi Cuccia e Maranghi mi chiesero scusa”, fece sapere; soprattutto lo reintegrarono alla presidenza del Leone nel 2002, per altri otto anni. Era suscettibile e lo ribadì due anni fa, alla decisione di Mediobanca di non rinnovarlo alla presidenza. “Un insulto, per quel che rappresento”. E un insulto condito, quando apprese che la sua buonuscita per 37 anni di servizio triestino ammontava a 14 milioni, due meno di quelli che il successore Cesare Geronzi portò via per un solo anno. Si racconta che dopo l’assemblea del pensionamento si sia fermato a piangere in una saletta contigua al consiglio, come un bambino con il suo giocattolo rotto, mentre il fido Tarak Ben Ammar tentava: “Antoine, ma resterai nella famiglia e nella storia di Generali”. Ma lui: “Non, ils m’ont mis dans un coin, ils m’ont tué! Je suis perdu”, e scuoteva la testa, citando l’età per un pretesto, che anche Cuccia guidava l’istituto novantenne. Eppure aveva avuto tutto, dalla vita, almeno da quando a metà anni ’60 aveva scalato le posizioni di banchiere d’affari in Lazard, diventando il fulcro, con Cuccia, della galassia Mediobanca, tramite il 5% di Generali chiuso nei misteriosi forzieri di Euralux, che Lazard nel ’73 rilevò da Montedison. Nasceva allora l’asse Milano-Trieste, autoriferito e tutelato dalle mani carismatiche e sapienti dei due finanzieri».
• Bernheim arrivò a definire le Generali, nel cui cda era entrato nel 1973 ed era stato presidente esecutivo dal 1995 al 1999 e poi dal 2002 al 2010 rimando presidente onorario, «l’altro grande amore della mia vita». Il primo era ovviamente la moglie, l’unica telefonata per la quale interrompeva le riunioni di lavoro. [Paolucci, Sta]
• «In Italia il tradimento è un fenomeno isituzionalizzato» (Antoine Bernheim). [Paolucci, Sta]