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 2012  giugno 03 Domenica calendario

Biografia di Luca Zingaretti

• Roma 11 novembre 1961. Attore. Reso celebre dall’interpretazione in tv del commissario Salvo Montalbano, personaggio creato da Andrea Camilleri. Nel 2006 ha detto addio a Montalbano, ma nel 2008 ha cambiato idea («mi mancava») e ha girato quattro episodi, poi ancora quattro nel 2011, altrettanti nel 2013 e due nel 2016 (Una faccenda delicata e La piramide di fango): «Tutto è un po’ più cupo. Salvo però è in ottima forma. Per me è come andare ogni 2-3 anni a trovare un amico a cui sono affezionato per vedere come sta» (Elisabetta Esposito) [Gds 23/2/2016]. Tra i suoi film: Alla luce del sole (regia di Roberto Faenza, 2004), A casa nostra (Francesca Comencini 2006), Mio fratello è figlio unico (Daniele Luchetti 2007), Tutte le donne della mia vita (Simona Izzo 2007), Sanguepazzo (Marco Tullio Giordana 2008), Il figlio più piccolo (Pupi Avati 2010), La Kryptonite nella borsa (Ivan Cotroneo 2011), Il comandante e la cicogna (Silvio Soldini 2012), Maldamore (Angelo Longoni 2014). Da ultimo Perez (Edoardo De Angelis 2014), di cui è anche coproduttore: «Nella storia c’è la metafora del mondo in cui viviamo, dal punto di vista psicologico e sociale. Del mio personaggio mi ha affascinato la vicenda umana e professionale. L’avvocato Perez è infatti un uomo che ha smesso di decidere, uno che si lascia andare, uno che cade, ma poi sa anche rialzarsi». In televisione nel 2014 con la miniserie Il giudice meschino (Raiuno), nel 2013 aveva invece interpretato Adriano Olivetti nella fiction a lui dedicata. A teatro nel 2012 con La torre d’avorio, spettacolo di Ronald Harwood sulla storia del direttore d’orchestra Wilhelm Furtwängler; nel 2015 con The Pride, di Alexi Kaye Campbell, da lui diretto e interpretato. «Vorrei essere solo riconosciuto come un bravo attore: se posso osare, come Anthony Hopkins che nessuno pensa sia soltanto Hannibal the Cannibal».

• «Fu un mio compagno di liceo (con lui recitavo nei saggi di fine anno) a dirmi: Luca, proviamo a dare l’esame all’Accademia. Ma dove andiamo?, gli dicevo io. E invece fui ammesso. I primi ruoli in teatro, piccoli ma con autori come Ronconi, e nel mio cuore l’altro grande amore: il calcio. Ero stato mediano nel San Paolo Ostiense, e poi nel Rimini, e ci ero stato con slancio e passione... Alla fine, cambiare pelle, poter interpretare dieci, cento personaggi ha avuto più peso di un gol».
• «Ha costruito una carriera ricca di una straordinaria varietà di personaggi, dal feroce boss mafioso fino a nobili eroi come Perlasca e don Puglisi. Gli anni dell’Accademia furono esaltanti: “C’era il sogno del futuro, del ‘saranno famosi’, un periodo bellissimo, ci si divertiva ma si studiava come pazzi. La sera avevamo una tesserina che ci permetteva di andare in tutti i teatri d’Italia, dopo si andava a mangiare e si discuteva ancora di teatro”. Degli insegnamenti gli è rimasto il rispetto per il lavoro e la disciplina: “Se in pausa ti sedevi nel proscenio in costume, ti sgridavano: stavi mancando di rispetto all’abito. Quando ti spogli puoi sbragarti come ti pare, dicevano, ora stai in piedi”» (Maria Pia Fusco).

• «Dopo il diploma all’Accademia, si sfiniva in tournée teatrali lunghe mesi per ruoli di poche battute. Ma invece di sentirsi il brutto anatroccolo impiegava le sue energie per imparare, assorbire come una spugna il mestiere (“La mia carriera? Lineare. Con gavetta, attese a prova di pazienza, dubbi e dintorni”). E infine, nel giro di pochi anni, con film come Gli occhiali d’oro, Il branco, Senza pelle, Abissinia, Vite strozzate, e soprattutto con la fiction d’autore, è diventato Luca Zingaretti, l’attore del giorno. L’uomo grato ad Alberto Sironi per avergli offerto il ruolo di Salvo Montalbano, che si stringe nelle spalle e borbotta “ma figuriamoci”, quando qualcuno fa il ragionamento opposto: che cosa sarebbe stato di Montalbano senza Zingaretti?» (Micaela Urbano).

• «Per tutti è Salvo Montalbano, ormai lo scrittore scrive pensando a lui» (la Repubblica).

• «A ben considerare, è lontanissimo dal Montalbano dei libri, capelluto e baffuto (...) fece un provino talmente straordinario… Portò il monologo finale di La voce del violino. Quattro pagine pazzesche. È stato bravo a non cadere nella “maniera”. Dopo dodici anni non era facile. Sta asciugando sempre di più il siciliano. Ormai mette giusto qualche parola. All’inizio si era proprio studiato il dialetto. Ci vogliamo bene. Ma ci siamo anche scontrati. Una volta doveva partire per Cannes. Io volevo continuare a girare. Be’, mi sono preso un bel vaffa… e subito dopo un abbraccio» (Camilleri, in un’intervista di Vittorio Zincone).

• «Quando seppi che un produttore cercava il protagonista corsi a comprare i libri, tra l’altro Camilleri era stato mio insegnante». «Avevo amici appassionati dei libri di Montalbano che mi minacciavano: “Non lo fare, non c’entri niente, ce lo rovini”. L’immedesimazione è stata molto difficile e non vorrei incensarmi ma è frutto del mio lavoro. Il personaggio di Montalbano ha bisogno di un registro recitativo che non appartiene a me. Io sono uno sobrio che tende a sottrarre. Lui ripete “minchia”, fa le facce, è eccessivo, è un personaggio da commedia. Eppure, in quel contesto, tutto torna» (a Maria Pia Fusco).
• Detesta girare in notturna: «All’inizio della mia carriera recitare la notte mi piaceva, ora lo detesto e mi vorrei clonare. Verso le tre del mattino mi viene una cecagna (abbiocco, ndr)» (a Sara Recordati) [Gen 25/5/2010].
• «Se si parla di soldi il primo nome a saltare fuori è quello di Luca Zingaretti, principe dei guadagni tv (si parla di 300, 400 mila euro a puntata, ndr)» (Cinzia Marongiu) [Sec 22/8/2009]. «Ogni tanto i giornali si prendono con me licenze che con altri non si permettono» (a Marina Cappa) [Vty 6/3/2013].
• «Se penso a quante volte chi fa il mio mestiere va in depressione per un provino sbagliato, per una chiamata che non arriva, per una critica negativa... Voglio dire: mi rendo conto che si può star male, ma per non più di tre minuti».
• «Mio padre dice sempre che nella vita bisogna avere almeno la fortuna di non essere sfortunati» (da un’intervista di Fulvia Caprara).
• «Cresciuto a via della Magliana. I suoi genitori si sono separati quando lui era piccolo: “Si sentono tutti i giorni, si vogliono un bene autentico. In fondo invecchiano insieme, questo mi fa una grande tenerezza, quasi mi commuove”. Ricorda che da bambino era molto irrequieto, di un’irrequietezza interiore: non saltavo sui tavoli, stavo molto nel mio mondo» (Sabina Donadio) [A 20/5/2010].

• Nel dicembre del 2007 all’Auditorium di Roma (poi anche in tv) ha letto con alcuni altri attori brani scelti da Spingendo la notte più in là, il libro scritto da Mario Calabresi, figlio del commissario Luigi ucciso a Milano il 17 maggio 1972: «La politica non c’entra niente, non voglio fare polemiche su Lotta Continua, voglio solo ricordare una vita, invitare tutti a riflettere sul passato perché se non chiudi i conti col passato, non puoi pensare di guardare avanti» (a Silvia Fumarola).
• È stato sposato con Margherita D’Amico, «tra gli amici si dice che, nonostante il legame profondo, i due litigassero spesso per questioni di dieta, l’uno dedito alla buona tavola, bistecche comprese, l’altra integralista vegetariana» (Monica Piccini) [N20 14/4/2011].
• Nel 2012 le nozze con Luisa Ranieri. Si conobbero sul set della fiction Cefalonia (2005), «le ho fatto una corte spietatissima». «Ho insistito io per sposarla. È una cerimonia: per quanto poco valore le si dia, ed essendo convinto che ogni giorno devi riconfermarti, in ogni modo in una coppia come la nostra – che funziona meglio oggi che agli inizi – metti un punto. È una dichiarazione d’intenti» (a Marina Cappa) [Vty 29/1/2014]. Due figlie, Emma (9 luglio 2011) e Bianca (27 luglio 2015): «Somigliano a me. La primogenita mi ha staccato la faccia. Non dovrei esserne felice, dato che ha una madre bella come Luisa! Anche la seconda è meravigliosa, ha un viso così chiattulello (cicciottello – ndr)!» (Candida Morvillo) [Iod 21/11/2015].
• «Ho fatto tutto con dieci anni di ritardo. Mi sono sposato per la prima volta a trentaquattro anni, sono diventato “conosciuto” dopo i trentacinque mentre tanti colleghi erano già famosi a venti. E ho avuto il primo figlio a cinquanta. Vorrà dire che mi toccherà vivere dieci anni in più del previsto, pazienza».
• Ogni tanto pensa di cambiare lavoro: «Mi metto a fare magari il contadino. Oppure potrei aprire un piccolo resort» (a Vittorio Zincone).
• Scheda tutti i suoi libri: su ognuno c’è la data in cui è stato letto e un giudizio (“Bello”, “Fila poco” e così via). 

• Il suo film preferito è American Beauty (Sam Mendes 2000).
• Romanista.
• Fratello di Nicola (vedi): «Da ragazzo, Luca è sempre stato su posizioni più radicali e intransigenti delle mie. Lui militava nel Partito di Unità proletaria di Lucio Magri (…) era molto più atletico di me. Per quanto riguarda le donne… Luca era sicuramente un seduttore, io molto meno. Ma non abbiamo mai frequentato le stesse ragazze. Siamo sempre stati molto uniti e molto complici» (a Pierluigi Diaco).