3 giugno 2012
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Biografia di Renato Zero
• (Renato Fiacchini) Roma 30 settembre 1950. Cantante. Autore. Tra i suoi successi Zerofobia (1977, comprendente Mi vendo), Zerolandia (1978, con Triangolo), Via Tagliamento 1965-70 (1982, con Viva la Rai), Zero (1987), Voyer (1989) ecc. «Io non sono di quelli che cantano a un pubblico indistinto, io ho bisogno di guardarli negli occhi. Di riconoscere la famiglia Cerquetti e la famiglia Di Luca».
• Ultime Nel 2009 esce Presente, il suo primo album pubblicato con un etichetta indipendente: «Presente vuol dire ci sono. Magari cambiato, ma sempre al tuo fianco. Sono convinto che anche oggi, qualche lustrino, qualche piuma, di straforo si vede sempre su di me. Il clown resta, anche quando ha perso il circo». Il disco è stato primo in classifica per tre settimane.
• Del 2010 la raccolta Segreto amore, che contiene anche l’inedito omonimo, dedicato alla sua compagna storica Lucy Morante. Poi due album inediti Amo – Capitolo I e Amo – Capitolo II (2013).
• Nel 2012 risulta indagato per un’evasione di 2 milioni di euro dalla Procura di Napoli, che gli imputa un giro di fatture false per trasferire i soldi nel Principato di Monaco.
• Vita Figlio di Domenico (poliziotto) e Ada (infermiera): «Io sono un miracolo ambulante, sono nato col fattore Rh negativo ereditato da mia madre, mi cambiarono il sangue con quello donato da un frate».
• «Ho avuto tre sorelle e parecchie zie, una famiglia matriarcale».
• «A Roma, per uno come me, c’era lo scantinato o il club esclusivo, il privé troppo sofisticato per lo Zero di allora. Io invece fiorii nei locali della Versilia e nelle balerone emiliane. Vasco Rossi, che allora era un dj, mi fece da manager in un concerto nella sua Zocca. Montammo un palco nel giardino comunale, accanto alla fontana. Alla seconda canzone andò via la luce. Io cominciai a raccontare barzellette e li tenni lì inchiodati. Mi dissero: non abbiamo mai pagato un artista con tanta soddisfazione».
• «Io non ho mai fatto pause tra il camerino e il marciapiede. Uscivo già vestito, pronto per la parte. Andavo da Fellini, che stava girando Casanova, con abiti già adatti a un figurante. Volevo imparare: da lui, da Storaro, da Zapponi, da Gino Carboni, il truccatore numero uno del cinema italiano».
• «Quanti pianti a Piazza Navona con Alessandro Haber. Eravamo sulla lista nera. Lui perché parlava troppo, io perché ero troppo strano. Stavamo lì ore a smaltire l’incazzatura. A quel tempo Piazza Navona era l’ufficio di collocamento degli attori squattrinati. Lì pascolavano Bolognini, Zeffirelli, Pasolini. Quando arrivavano loro, tutti gli attori sciamavano dai Tre Scalini al Domiziano. Io mi tenevo lontano dal branco, passeggiavo solo, sopportavo gli scherni e in qualche modo alleviavo l’ansia dell’attesa».
• «I club gay erano una salvezza per me. Lì coatti e rompiballe non potevano entrare. Ma ci voleva anche un certo coraggio a frequentarli. Non di rado arrivava la polizia e finivi al commissariato. E anche il più casto Piper non sfuggiva alla regola. Entravamo nel carrettone ancor prima che ci chiamassero. Eravamo pronti a passare la notte con i nostri cestini della merenda. Ci portavano al commissariato Campo Marzio. Proprio lì dove lavorava mio padre Domenico. Poveretto, ogni volta mi gridava: “Un’altra volta!”. Papà era un tenore mancato. Un pastore di Castel D’Aria che da ragazzo stava fuori con il gregge anche più di un mese. Vedeva in me il ragazzo che poteva realizzare i suoi sogni. Io, per non ferirlo, mi vestivo nei portoni dei palazzi. Uscivo dalla casa della Montagnola con tutto l’armamentario e poi cercavo un angolo segreto per agghindarmi. Se no ogni volta avrebbero detto: “Ecco, esce la sposa”».
• «La cattiveria più grande? Averci sfrattato dall’appartamento di via Ripetta dove sono nato. Per anni ho cercato di trovare per mia madre un appartamento in centro, invece poverina è morta alla Camilluccia, lontana da dove era nata» (da un’intervista di Giuseppe Videtti).
• Il suo primo singolo, Non basta sai/In mezzo ai guai del 1967 (prodotto da Gianni Boncompagni), vendette venti copie.
• Nel tour Senza tregua del 1980 entrò in scena su un carro trainato da un cavallo bianco. Nel 1984 presentò allo zoo di Roma Leoni si nasce: vestito da leone, era scortato da quattro aborigeni.
• Tredici suoi album sono stati primi in classifica (Mina 20, Lucio Battisti 14). Al pari di Celentano e Baglioni, è stato in testa alla classifica in quattro decenni diversi (dagli anni Settanta), Mina è l’unica ad aver primeggiato in cinque decenni.
• Da anni insegue il progetto di creare una città della musica, Fonopoli.
• Odio-amore per Roma: «Sono nato in via Ripetta. Il centro di Roma allora era molto promiscuo. Ci stavano calzolari, ombrellari, bottari che facevano botti e fiaschi, e carbonari, perché avevamo il riscaldamento a carbone. E ci stavano le grandi famiglie papaline, gli Odescalchi, i Torlonia, i Del Drago: quando traslocavano, vedevi passare mobili meravigliosi. Poi la mia casa fu comprata in blocco dall’ospedale San Giacomo. Così ci cacciarono in borgata (ndr alla Montagnola). Ho impiegato tutta la vita a tornare in centro. Qualche anno fa ho comprato vicino a piazza del Popolo; ma non riuscivo a viverci. Solo boutique, neanche una panetteria: mica potevo magnamme ‘e scarpe de Prada. So’ scappato» (ad Aldo Cazzullo).
• Ha adottato Roberto (concorrente all’Isola dei famosi nel 2010) che lo ha reso nonno di due bambine.
• Critica «Quando alla fine degli anni Sessanta iniziò a cantare ricoperto di piume e lustrini nelle balere di provincia, gliene dicevano di tutti i colori. Ma è anche vero che la diversità di Zero, al contrario di quella di Bowie o di Pasolini, non ha mai spaventato nessuno. Tutti in famiglia hanno avuto almeno uno zio eccentrico e creativo o una zia monaca con i baffi, che ti perdona e ti promette tutto. Che capisce i vizi e sprona alla virtù. Sotto questo aspetto, Zero incarna un’icona stranamente familiare. Maschera della moderna commedia dell’arte in un’epoca in cui i generi, compresi quelli sessuali, si vanno progressivamente azzerando. Chi aveva mai visto prima un predicatore en travesti? Una drag queen-sora Lella?» (Alberto Dentice).
• «C’è la sua strada da cantautore anomalo, ci sono le contraddizioni tra le pose altamente spettacolari e fortemente provocatorie dei suoi spettacoli e l’attenzione a una melodicità popolare quasi antica, tradizionale (...) Nessuno come lui è stato capace di conciliare due apparenti opposti ovvero la sensazione di essere uno tra i tanti, come gli altri, quasi un amico del bar accanto, e allo stesso tempo il più anticonformista, il più bizzarro e divo dei cantanti italiani» (Gino Castaldo).
• Pubblico Sin dai primi successi ha stabilito un rapporto unico con i propri fans, che si è rinnovato decennio dopo decennio. Si chiamavano zerofolli quelli degli inizi, negli anni Settanta, poi sono diventati sorcini, un termine che avrebbe coniato lui stesso, vedendoli spostarsi in gruppo sui motorini. «Ci sono state flessioni, anni in cui sembrava che il mito fosse appannato, che i sorcini una volta cresciuti non seguissero più le sue orme. E invece no, è sempre risorto. Oggi ai suoi concerti ci vanno le famiglie intere, dalla nonna all’ultimo nipotino, e ognuno dentro questa storia ci trova qualcosa di suo».
• «Gli zerofolli si riproducono che è una bellezza. Allora ti trovi davanti una 50enne con la sua ragazzina di 14 anni che ti dice: ti ricordi quando scappavo di casa per venire a Zerolandia? E i marmocchi lì, pronti a farsi travolgere dallo stesso entusiasmo dei genitori. A volte mi fa un po’ paura».
• «Trascorro la maggior parte del mio tempo in strada. Non sto in casa a contare i dischi d’oro, devo respirare, parlare coi romani veraci, gustare la coda alla vaccinara. Molti degli zerofolli hanno imparato a rispettare i miei umori, a comprendere quand’è il momento d’importunare e quando no. Lo ammetto, non è facile essere amico di un fan, a meno che il fan non abbassi la guardia e accetti una democrazia di ruoli e di rapporti che semplifica ogni cosa».
• Nel 2003 allestì una cena per un migliaio di loro sotto il tendone del Saschall di Firenze.
• Frasi «Ho raccontato di essere omosessuale per evitare il servizio di leva. Ma ho mentito. Sono fatto di ben altra pasta» (nel 2006 a Domenica In).
• «Trent’anni fa, se arrivavo salvo alla fermata del tram già era tanto. Invece sono qua a cantare senza mai cambiare pelle, anche se i miei compagni cantautori che al Tenco non m’hanno mai invitato, la pelle, loro, l’hanno cambiata spesso, tra Festival dell’Unità e Feste dell’Amicizia. M’hanno accusato pure di essere qualunquista. Ma per sapere se sei carne o pesce devi passare nei torrenti della società. E io ci sono passato».
• «Diciamo che Vasco Rossi e Gianluca Grignani uno sguardo di riconoscenza me lo devono. Prima di me c’era Wanda Osiris. Chi mi ha ispirato è invece Paolo Poli».
• «L’Mp3 ha ucciso la magia e la qualità del vinile».
• «Dentro di me c’è ancora voglia di ribellione, voglio cambiare l’assetto statutario della mia persona, imprimere a questa Srl che sono io una ragione sociale nuova, e anche soci nuovi».
• Politica Nel 2009 ha appoggiato Giovanni Galli, candidato sindaco di Firenze: «Siamo amici da sempre. Lo stimo. Basta con queste congreghe dei partiti. T’appioppano delle liste di gente senza volto e senza storia. Tu devi scegliere la persona. Il mio fornaio sotto casa lo manderei subito a Montecitorio».
• Tifo «Sono romanista, però questo non mi impedisce di stringere la mano ai laziali, che sono miei cugini carnali».
• Vizi Fumava (ha smesso nel 2007 dopo un esame al cuore).
• «Ho smesso di frequentare molti amici perché mi preferivano la cocaina. Considero un grammo di droga alto tradimento».