3 giugno 2012
Tags : Cristina Zavalloni
Biografia di Cristina Zavalloni
• Bologna 21 novembre 1973. Cantante. Compositrice. In passato anche ballerina. La si è vista in Pitié! di Alain Platel su musiche di Bach. Vista anche nel ruolo di Dante nell’opera di Louis Andriessen ispirata alla Divina commedia. Dal 2006 è la voce del Quartetto Idea (Stefano De Bonis, Antonio Borghini, Cristian Calcagnile). Tra i dischi: Come valersi non servilmente di Bertolt Brecht (1998), Scoiattoli confusi (2001), Idea (2006). Suoi i testi, oltre le musiche, di La donna di Cristallo (2012).
• «Considerata l’erede di Cathy Berberian» (Giuseppina Manin), è una cantante particolare, «ufficialmente mezzosoprano, che passa dalle sinuosità barocche di Monteverdi alle angolosità contemporanee di Berio. Che alterna Ticket to ride nella trascrizione stile Bach del compositore olandese Andriessen a un successo di Rita Pavone, Il ballo del mattone, in un proprio arrangiamento. Che puoi sentir improvvisare in una jam session ma anche eseguire rigorosamente il Pierrot lunaire di Schönberg. Attenzione: non è il solito caso dell’artista lirico che di punto in bianco si mette a fare il pop, o viceversa, e si sente subito che il vestito non è il suo. Lei ha un modo diverso di essere cantante» (Alfredo Gasponi). Fra gli altri ha scritto per la sua voce anche Michael Nyman.
• «Dietro questo mio correre appresso a tante esperienze non c’è alcuna strategia: seguo semplicemente, in modo forse folle ma certo sincero, il mio amore per la musica. E l’amore muta ed evolve, si accende a nuove esperienze e ne tralascia altre (...) Le tre strade su cui si avventura la mia voce si compenetrano bene: il jazz aiuta a muovermi con naturalezza nella contemporanea più rigida che, a sua volta, mi ha fatto conquistare una forte disciplina. Il parametro privilegiato del barocco è il tempo, proprio come il jazz: questo me lo rende congeniale».
• «Come compositrice c’è stata una fase in cui ero molto attratta da Carla Bley. Come one-woman show apprezzo Meredith Monk e Diamanda Galas. Cathy Berberian è un modello di interprete. Amo il pathos di Elis Regina, per certi verso poco brasiliano» (ad Alberto Riva) [Cds 22/12/2009].
• «Una famiglia di musicisti. “Mia mamma ha cercato di proteggermi. Inutilmente. Da bambina casa nostra era un porto di mare. Papà, Paolo Zavallone, sempre in giro con la sua orchestra. Swing, ballabili. Ai suoi tempi un personaggio. Tanti lavori in Rai. Fred Buscaglione era uno di famiglia”. Si sta rabbuiando: rapporto ingombrante? “Ma no: chiaro che io abbia cercato la mia strada. Conservatorio, composizione classica. Ho rimesso anche la ‘i’ finale al cognome: l’originale era così, papà l’aveva cambiato per motivi artistici, io dovevo distinguermi, no?”. Però anche lei musicalmente si è distratta... “Se cresci a Bologna negli anni ’90 del Dams è inevitabile finire nel circuito jazz. L’Osteria dell’Orsa, la Cantina Bentivoglio. L’innamoramento per l’avanguardia ma anche per i più giovani: da Anthony Braxton a Cassandra Wilson”» (a Repubblica).
• «Una che può cantare Mina e le arie del Seicento senza fare un plissé» (Alessandra Troncana) [Cda 16/9/2014].
• Sposata con il pianista Andrea Rebaudengo con cui nel 2008 ha firmato Tilim-bon (musiche di Stravinskij e Milhaud). «Nelle foto si diverte spesso ad assumere pose da vamp» (Gigi Razete).