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 2012  giugno 03 Domenica calendario

Biografia di Alex Zanardi

• (Alessandro) Bologna 23 ottobre 1966. Pilota. Ha perso entrambe le gambe il 15 settembre 2001 causa un incidente al Lausitzring (Germania, gara valida per la formula Cart). «Adesso le gambe le ho nella testa».
• Figlio di Dino l’idraulico (venuto a mancare poco prima dei due Mondiali di FCart nel ’97 e ’98) e Anna casalinga e camiciaia. Una sorella maggiore, Cristina (morta in un incidente all’età di 15 anni). Inizi coi kart, prima esperienza in Formula 1 dal 1991 al 1994 (con Jordan, Minardi e Lotus). Emigrato in America, nel 1997 e 1998 vinse il campionato Cart. Di nuovo in F1 nel 1999 alla Williams, «disgustato dalle corse» si prese una pausa di riflessione per poi tornare alla Formula Cart.
• Nelle granturismo ha vinto il campionato italiano del 2005, nel 2006 primo a Istanbul in una gara valida per il Mondiale.
• Dal 2007 ha preso a correr maratone con la handbike, compresa quella di New York (quarto con soli 20 giorni d’allenamento). Due oro e un argento ai Giochi paralimpici di Londra 2012, e tre ori ai mondiali di Baie-Comeau 2013. Da ultimo, l’11 ottobre 2014, ha partecipato all’Ironman. È anche tornato a correre in auto, nella Blancpain GT Series.
• Il giorno dell’incidente, era in testa alla corsa: «Sento la macchina rispondere ai miei comandi come non accadeva da tempo, mi diverto, sono felice, mancano solo 13 giri alla fine...». Imboccata l’uscita della corsia dei box che correva parallela al tracciato, «a metà di quella striscia di asfalto, irregolare e sconnessa, la macchina si è girata. Ho attraversato un pezzo di prato e sono finito in pista, cercando di controllare la monoposto in testacoda, mentre il gruppo arrivava a 340 chilometri orari. Poi, improvvisamente, è sceso il buio. Una parte della macchina rimase con me, l’altra se ne andò con una parte di me» (da La Gazzetta dello Sport).
• Fattosi montare due gambe artificiali al Centro protesi di Budrio, nel 2003 partecipò a una gara di kart nel Principato di Monaco, due mesi dopo percorse con la stessa vettura i 13 giri del Lausitzring che il destino gli aveva impedito di completare: il tempo realizzato lo avrebbe classificato al quinto posto.
• «Quando mi presentai il primo giorno al centro ortopedico, i medici mi fecero vedere una persona amputata delle gambe all’altezza della coscia che secondo loro camminava bene. Io, lo confesso, mi dissi: caspita. Poi quando cominciai a sentire quanto le persone mediamente riuscivano a portare le protesi durante la giornata, mi demoralizzai un po’. Adesso non credo di essere l’unico al mondo che fa quello che faccio. Però, sicuramente, il 90 per cento delle persone nelle mie condizioni non camminano, usano le protesi per una questione estetica: andare al ristorante su una sedia a rotelle senza gambe è brutto. Io invece sono riuscito a tornare a una vita assolutamente normale, questa è la grandissima conquista» (da un’intervista di Nestore Morosini).
• «Se si è parlato tanto del mio incidente è soprattutto per la sua unicità: è veramente raro che un pilota perda entrambi gli arti. A me è capitato: e una sfiga tale non si ripete due volte. Se poi me le rompo di nuovo, basta una chiave a brugola del 4 e torno in piedi!».
• «Mi piace allenarmi, sentire il sudore sulla fronte, spostare il limite della fatica sempre più in là. C’è chi si esalta a scrivere canzoni, a dipingere, a progettare case. Ed è un talento. E c’è a chi piace vivere lo sport così, è un dono rispettabile anche questo».
• Sposato con Daniela, un figlio, Nicolò.