3 giugno 2012
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Biografia di Luca Zaia
• Conegliano Veneto (Treviso) 27 marzo 1968. Politico. Leghista. Dal 13 aprile 2010 presidente della Regione Veneto, trionfalmente riconfermato nel 2015 col 50,08% dei consensi (contro il 22,74% della sfidante di centrosinistra Alessandra Moretti e l’11,86% del dissidente ex leghista Flavio Tosi). Ministro dell’Agricoltura nel Berlusconi IV (2008-2010).
• Figlio di un meccanico, la mamma aveva dieci fratelli, cui si aggiunsero, morta una zia, sei cugini: «Avevamo un tavolo di otto metri, in cui si mangiava tutti insieme con zii e nonni». Laurea in Scienza della produzione animale, enologo. Prima della politica ha fatto il cameriere, l’uomo delle pulizie, il muratore, l’operaio, l’istruttore di equitazione e il pr di una discoteca. Nel 1998 e nel 2002 fu eletto presidente della provincia di Treviso, dal 2005 al 2008 vicepresidente della Regione Veneto. Prima popolarità nazionale quando (2007) fu beccato da un’auto civetta della Polstrada mentre sfrecciava in Bmw a 193 all’ora sulla A27 fra Treviso e Venezia dove il limite è 130. «A parte il fatto che facevo i 183 e dovevo andare in Regione per un’emergenza, una tromba d’aria, ho pagato la multa da 407 euro e sono stato senza patente per un mese». Nel 2006 salvò la vita a un albanese in un’auto in fiamme.
• «Zaia è un curioso fenomeno di comunicatore, di ambizioso testimonial di leghismo buono, perbene, non urlante, locale, ma non ostile al confronto con i globalisti, sostenitore dei dazi, fermamente antimercatista (nella definizione di Giulio Tremonti, cioè contraria al dominio del liberismo nella versione propagandata dagli ex comunisti), ma anche convinto che Bruxelles vada sconfitta a Bruxelles con la partecipazione degli italiani al gioco di potere della capitale politico-burocratica europea, per esempio ha indovinato la fruttuosa alleanza con la Francia sui temi agricoli. Zaia è soprattutto l’interprete di un aggiornamento della visione culturale iper-territoriale della Lega Nord, alla ricerca di un equilibrio tra i postumi della metalmezzadria, le esigenze degli allevatori e degli imprenditori caseari, i farmers’ market e anche lo slow food. (…) Agricoltura e territorio sono state la chiave della sua carriera politica» (Marco Ferrante) [Rif 1/4/2010].
• «La sua è stata una campagna elettorale vecchio stampo, porta a porta. Vestito sempre in gessato, i capelli con la brillantina» (Alessandro Penna).
• «Fa politica con la stessa tecnica e la stessa tenacia con cui faceva il pierre della discoteca Manhattan: dare del tu a tutti, parlare con tutti, parlare di tutto» (Aldo Cazzullo).
• «Per parlare di lui l’attore Marco Paolini, nel suo spettacolo Bisogna, pochi giorni prima del suo primo Consiglio regionale a palazzo Balbi, ha evocato ironicamente la figura di Zorro: perché è alto, atletico, va a cavallo e si presenta come un supereroe che cambierà il mondo» (Cristina Giudici) [Fog 28/4/2010].
• «Da presidente della Provincia fece assumere sei asini brucaerba, ritenuti a ragione meno costosi delle falciatrici» (Massimo Gramellini & Mattia Feltri).
• Quand’era presidente della provincia di Treviso si distinse per una campagna di educazione stradale in cui piazzò sulle rotonde i rottami delle auto coinvolte in incidenti mortali.
• «Col quarto governo Berlusconi, nel 2008, Zaia diventò a quarant’anni ministro dell’Agricoltura e accese la fantasia dei giornalisti. Il suo primo atto fu abolire la tradizionale livrea dei commessi ministeriali con le code che strusciavano per terra. “Quell’abito era simbolo di servaggio”, spiegò Luca. Poi fece togliere dallo studio le foto dei suoi predecessori al Dicastero. “Molti sono già morti – disse –. L’agricoltura ha bisogno di futuro. Metterò le foto dei giovani che si occupano di produzioni di punta”. Con queste curiose iniziative e un dinamismo contagioso, le richieste di interviste fioccarono. “Zaia si vende come un fustino di Dash”, gongolava l’addetto stampa. Inoltre, con i cronisti ci sapeva fare. Aveva una battuta nuova anche per l’ultimo scalzacani. C’era poi l’aspetto che intrigava: capelli ravviati al gel, tipo “er pomata”, completo scuro, pantaloni stretti alle caviglie. Un autentico sivigliano. “Hablo espanol. In Spagna mi prendono per spagnolo”, diceva lui a chi gli faceva notare il suo stile tanghéro» (Giancarlo Perna) [Grn 16/9/2013].
• Pratica la corsa campestre e corre in mountain bike. Ama il mare e la barca con gli amici, ma la sua passione principale sono i cavalli.
• Ama la campagna e va a seminare con la madre. Nel 2010 ha pubblicato per Mondadori il libro Adottare la terra: per non morire di fame.
• Molto legato al dialetto veneto, al punto da dire dell’italiano: «Parlarlo non mi è naturale».
• Sposato con Raffaella, «capelli rossi e tacco 12, incontrata e sedotta in discoteca» (Alessandro Penna). Non hanno figli. Vivono a Treviso, in un appartamento di 58 metri quadrati: «Hanno fatto un tentativo per qualcosa di più spazioso, comprando un casale dove Zaia avrebbe potuto soddisfare la sua passione per i cavalli, ma la magione si è rivelata infestata dai fantasmi e ne sono fuggiti» (Giancarlo Perna).