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 2012  giugno 03 Domenica calendario

Biografia di Lina Wertmüller

• (Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Espanol von Braucich) Roma 14 agosto 1926. Regista. Tra i suoi film (su cui vedi anche più avanti), Pasqualino Settebellezze ebbe nel 1976 la nomination all’Oscar per la regia e la sceneggiatura. Nel 2007 ha curato la regia lirica de Le nozze di Figaro di Mozart a Viterbo (una decina d’anni dopo la Carmen al San Carlo di Napoli). Nel 2008 ha diretto in teatro La vedova scaltra di Goldoni. Nel 2010 ha ricevuto il David alla carriera. «Se in Paradiso si dovesse stare da soli, preferisco non andarci».
• Discendente da una nobile famiglia svizzera, figlia di Federico, giornalista nato a Palazzolo San Gervasio (Potenza) costretto a cambiar mestiere per le sue idee antifasciste (divenne avvocato). Madre romana. Infanzia nella capitale, quartiere borghese di Prati, fu cacciata da undici scuole per cattiva condotta. Trascinata da Miriam Mafai, s’infiammò alle manifestazioni politiche degli anni Quaranta: «Eravamo delle ragazzine, leggevamo tanto. La mia prima volta, al processo di Sasà Bentivegna, partigiano dei Gap, imputato davanti al tribunale militare, urlavamo» (a Barbara Palombelli). Al liceo Cicerone incontrò Flora Carabella, futura moglie di Marcello Mastroianni con cui s’iscrisse all’Accademia teatrale diretta da Pietro Scharoff.
• Già animatrice e regista degli spettacoli dei burattini di Maria Signorelli, fu aiuto regista di Fellini per Otto e mezzo, nel 1963 fece il suo esordio dietro la macchina da presa con I basilischi (premiato al Festival di Locarno), nel 1964 diresse per la tv il Giamburrasca con Rita Pavone. Poi Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972), Film d’amore e d’anarchia: ovvero stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza (1973), Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (1974) ecc.
• Sull’abitudine (poi in parte abbandonata) di dare ai suoi film titoli lunghissimi: «I produttori volevano titoli brevi perché secondo loro funzionavano di più, e io invece glieli facevo lunghi. Per uno scherzo quasi ottocentesco; mi divertiva che non se li ricordassero tutti» (da un’intervista di Silvana Mazzocchi).
• Dopo una serie di film di non grande risonanza (tra questi nel 1984 Sotto... sotto... strapazzato da anomala passione, su cui vedi Veronica Berlusconi), nel 1990 diresse Sabato, domenica e lunedì, con Sophia Loren, che ottenne un grande successo. Poi Io speriamo che me la cavo (1992), dall’omonimo libro di Marcello Dell’Orta, che fu accusato di dare un’immagine del Sud distorta e da terzo mondo: «In alcune zone del Napoletano dove l’ignoranza invece, è una cosa seria, vorrebbero linciare scrittore e regista con crudele piacere» (Pietrangelo Buttafuoco). Seguono Ninfa plebea (1996) e Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e politica (1996).
• Comunista fino al 1956, dopo i fatti d’Ungheria si allontanò dal Pci. «Essere di sinistra era, ed è stata per cinquant’anni, una moda culturale, ma anche una necessità per fare parte del giro giusto». Già craxiana, non le dispiace Berlusconi. Gli americani la idolatrano, per Henry Miller come regista era meglio di qualsiasi uomo. Goffredo Fofi definì molti suoi film «bidoni pieni d’immondizia» (la regista gli chiese un risarcimento miliardario, poi archiviato perché la querela fu presentata dopo i tre mesi previsti dalla legge). Tullio Kezich ha inserito I basilischi tra i film della sua vita. Per Lietta Tornabuoni «Wertmüller è una dei rari registi nostri che abbiano il senso e l’amore della bellezza d’Italia».
• Nel 2004 il suo Peperoni ripieni e pesci in faccia, con Sophia Loren, ottenne il contributo più alto mai versato dallo Stato a un film: 3 milioni e 718 mila euro. Al botteghino, nell’estate 2005, ne incassò 6 mila 567.
• Vedova del pittore, scenografo e scrittore Enrico Job (1934-2008, stavano insieme dal 1965): «Ho avuto il dono di stare con lui 44 anni, siamo stati due compagni di gioco». «All’epoca (del matrimonio, ndr) circolò la battuta “per sposare Lina ci voleva la pazienza di Job”, ma a sorpresa l’unione tra queste due persone immerse in una sorta di ammirazione reciproca riuscì felicissima pur nella diversità di gusti e abitudini» (Kezich).
• Una figlia, Maria Zulima (Marsiglia 17 gennaio 1991), attrice in Francesca e Nunziata (interpretava un’orfanella).
• «Cambierei tutto di me: vorrei gambe lunghe, occhi azzurri. Insomma tutto diverso, tranne i piedi. Mi piacciono i miei piedi».
• Completando un precedente lavoro, nel 2006 pubblicò da Frassinelli la sua autobiografia, Arcangela Felice Assunta Job Wertmüller von Elgg Espanol von Braucich, cioè Lina Wertmuller, con cui vinse il premio Efebo d’oro (assegnato dai giornalisti cinematografici).
• Nel 2008 ha preso molto a cuore l’emergenza rifiuti a Napoli: «Ho chiamato il direttore del Tg1 Gianni Riotta e gli ho proposto di fare un documentario su questa storia tremenda (Monnezza e bellezza – ndr): un’analisi, non un processo, che parlasse sì della monnezza, ma anche della bellezza di Napoli. Due giorni dopo sono partita con Francesco Branchitella, del Tg1, e con il sociologo Domenico De Masi. Sono convinta che sia pericolosissimo come i media hanno trattato l’argomento, il danno d’immagine alla città è più grave di quello fatto dai rifiuti da soli» (da un’intervista di Rita Cirio). Sempre a Napoli è ambientato il suo film, Mannaggia alla miseria, girato nell’estate 2008. Nel 2013 ha recitato un cameo nel film Benvenuto Presidente, con Claudio Bisio, regia di Riccardo Milani.