3 giugno 2012
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Biografia di Roberto Vivarelli
• Siena 8 dicembre 1929 – Roma 13 luglio 2014. Storico. Ha insegnato Storia contemporanea in vari atenei e ha pubblicato diverse opere, tra cui un’importante Storia delle origini del fascismo (Il Mulino, 1991), da ultimo Italia 1861 (Il Mulino, 2011).
• La sua fama presso il grande pubblico risale a un libro uscito nel 2000, La fine di una stagione. Memoria 1943-45 (Il Mulino, 2000), «nel quale l’autore narra la propria esperienza di giovanissimo adolescente, figlio di un militare caduto in Jugoslavia nel 1942, che aderì volontario alla Repubblica sociale italiana. Poiché Vivarelli era noto come uno studioso di orientamento antifascista, molto legato alla figura di Gaetano Salvemini, le sue memorie come “ragazzo di Salò” destarono grande scalpore, tanto più che l’interessato non si dichiarava affatto pentito della scelta compiuta “in buona fede” dopo l’8 settembre e rivendicava il primato morale dei militanti della Rsi e della Resistenza rispetto a coloro che avevano preferito non prendere posizione nel violento conflitto tra le due parti» (Corriere della Sera).
• «Molti lessero con stupore chiedendosi perché una personalità liberale della vita accademica avesse un giovanile passato fascista. Qualcuno sostenne che il libro era inopportuno, forse addirittura nostalgico. Non furono molti, temo, quelli che ne capirono i motivi. Vivarelli aveva perduto il padre in Jugoslavia, ucciso dai partigiani di Tito, e credette, come la madre e il fratello maggiore, che il solo modo di rendere omaggio al padre e al marito fosse quello di aderire alla Repubblica sociale italiana. Un gesto giovanile? Uno scatto emotivo? Vivarelli non voleva né giustificarsi né utilizzare il proprio caso per dimostrare la complessità e le contraddizioni della storia italiana. La sua confessione non fu né una provocazione né una forma di narcisismo (come fu forse quella di Günther Grass quando rivelò il suo arruolamento nelle SS alla fine della Seconda guerra mondiale). Credo piuttosto che all’età di settant’anni non volesse andarsene da questa terra lasciando nella sua vita una cosa non detta. Il giudizio degli altri lo interessava fino a un certo punto. Quello che maggiormente contava per lui era la franchezza» (Sergio Romano) [Cds 14/7/2014].
• Fratello di Piero.