3 giugno 2012
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Biografia di Vito Vitale
• Partinico (Palermo) 20 giugno 1959. Mafioso, a suo tempo capo del mandamento di Partinico. Detenuto al 41 bis dal 14 aprile 1998. Già condannato in via definitiva per associazione mafiosa e concorso in vari omicidi, vittime, tra gli altri, tre innocenti (gli sposi Francesco Saporito e Giovanna Giammona, e il di lei fratello Giuseppe, vedi Giovanni Riina). Vari processi in corso. Soprannominato “Fardazza”, “stracci vecchi”, come tutti i Vitale. Fratello di mafiosi (tra cui Leonardo, il più grande di tutti, al 41 bis, e Giuseppa Vitale detta “Giusy”, pentita – vedi). Sposato con Lo Baido Maria, uno dei figli, Giovanni, nato nell’82, è già stato condannato in via definitiva per associazione mafiosa (all’epoca dell’arresto aveva 15 anni). Professione: bovaro.
• Appartenente all’ala stragista di Cosa Nostra (vedi Antonino Giuffrè), raggiunse il massimo potere dopo l’arresto di Giovanni Brusca, troppo secondo Bernardo Provenzano, che scrisse un pizzino allusivo a Salvatore Genovese, uomo d’onore di San Giuseppe Jato: «Mi dicono che c’è un certo Vitale che si fa vedere al tuo paese…» (per dire che era ora di eliminarlo).
• Secondo i pentiti era rimasto in possesso di uno dei lanciamissili Rpg 18 acquistati a suo tempo dal Brusca (in tutto quindici, gli inquirenti ne avevano sequestrati tredici), e aveva tutte le intenzioni di usarlo per fare fuori il pm antimafia Alfonso Sabella (vedi), che lo cercò per più di due anni, e infine lo trovò, il 14 aprile 1998, inseguendo la sua amante, Girolama Barretta, detta “Gina” (grazie al Gps installato di nascosto sulla sua LanciaY – regalo del Vitale – da un poliziotto travestito da parcheggiatore). Il giorno dopo la moglie andò con altri familiari a protestare davanti alla Questura, ma soprattutto a dire che la Barretta non era l’amante del marito. Pure il marito della Barretta, Simone Purpura, dal carcere (scontava una pena per droga) perse il fiato a forza di dichiarare che la moglie gli era fedele e minacciare querele contro i giornalisti che riportavano il contrario.
• Appalti A Partinico li controllava tutti lui, come dichiarò ai magistrati la sorella Giusy: «I lavori che uscivano sapeva già chi li doveva prendere, la persona a cui destinarli».
• Telejato Suo figlio Michele, a sedici anni, il 30 gennaio 2008 pestò a sangue Giuseppe Maniaci, direttore e fondatore della tv privata locale Telejato (la sera prima aveva personalmente dato la notizia dell’avvio di lavori da parte del Comune di Partinico in un terreno confiscato ai Vitale). Il 28 luglio 2008 al giornalista bruciarono anche la macchina, non si sa chi, ma per tutta la durata dei rilievi della polizia si fece vedere sul posto un altro figlio di Vitale, Leonardo, incensurato. (a cura di Paola Bellone).