3 giugno 2012
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Biografia di Bruno Vespa
• L’Aquila 27 maggio 1944. Giornalista. Della Rai. Dal 1990 al 1993 diresse il Tg1. Suo programma più famoso: Porta a Porta. «Ho fatto una carriera normale, senza salti, partendo dalla transitabilità delle strade».
• Ultime Nel gennaio del 2014 profonda indignazione da parte di Pippo Baudo per il mancato invito a Porta a Porta per la puntata sui 60 anni della Rai. Vespa: «Pippo Baudo non è stato invitato alla trasmissione perché durante una riunione per le trasmissioni sui 150 anni dell’Unità d’Italia sputò addosso a Claudio Donat-Cattin, già vicedirettore di Raiuno e il più autorevole tra i nostri collaboratori. L’incidente avvenne davanti a numerosi testimoni e Baudo non si è mai scusato».
Baudo: «Ma quale sputo con Donat Cattin? Abbiamo avuto una disputa, questo sì, e Vespa non c’era nemmeno. In ogni modo, si tratta di un fatto personale, che riguarda i miei rapporti con Donat-Cattin. Ma chi si crede di essere, Vespa, il padrone della Rai? La Rai è un servizio pubblico, non si possono cancellare i 54 anni di una carriera, con tutti i programmi che ho fatto, ma dai. Nelle reti di Berlusconi, ognuno invita chi vuole. Ma in una rete pubblica ci sono alcune cose che si devono fare, non sono facoltative» [Alessandra Comazzi, Sta 10/1/2014].
• Con una lettera al Corriere della Sera si lamentò insieme a Enrico Mentana del progressivo slittamento dei loro programmi verso ore sempre più tarde. Chiedevano che nella stagione 2006-2007 fosse ripristinato un orario «decente» (nelle loro intenzioni le 21.05) per l’inizio della prima serata. L’appello non ebbe esito.
• Nel 2007 venne presa la decisione di togliere una giornata alla settimana di Porta a Porta per dedicarla a Roberto Benigni e alle sue letture dantesche, e a questo ridimensionamento si aggiunse una riduzione drastica (da quattro a una) delle puntate settimanali in onda su Rai International.
• Nel 2008 ha dedicato una versione estiva del suo programma ai grandi amori del Novecento: «Gli amori sono la cosa più bella da raccontare: Edoardo VIII ha rinunciato al trono per una donna che ha fatto le sue esperienze nei postriboli, Mussolini non ha mai dormito con Claretta Petacci tranne l’ultima notte».
• Vita Nel 2005 Striscia la notizia sostenne che il padre era Benito Mussolini, durante la cui prigionia a Campo Imperatore era stato concepito. Per avvalorare la tesi furono mostrate alcune foto da cui pareva emergere una certa somiglianza. Seguirono parecchi giorni di scherzi giornalistici, a cui Vespa fece fronte con molto spirito (si vide anche Alessandra Mussolini andare da Chiambretti e dichiarare: «Sì, è mio zio») finché la cosa non montò al punto da cominciare a sembrar vera e si rese necessaria una lettera di smentita ai giornali: «Mia madre non ha mai lavorato nell’albergo in cui fu ospitato per qualche giorno Mussolini. La mia forte somiglianza con mio fratello Stefano lascerebbe inoltre supporre una reincarnazione del Duce nel 1956. Mia madre e mio padre si sono sposati a L’Aquila il 24 luglio 1943. Lascio all’intelligenza del lettore valutare la verosimiglianza di una deportazione di mia madre a Campo Imperatore con il velo nuziale ancora addosso. In ogni caso, mia madre non è mai andata a Campo Imperatore prima del 1949».
• In redazione al Tempo, cronaca dell’Aquila, già a 16 anni. Segnalato da Lorenzo Natali (Dc) a Ettore Bernabei, direttore generale della Rai, come talento eccezionale, nel 1962 iniziò a collaborare («per me era come il Vaticano»). Primo a un concorso per telecronisti, chiese di seguire il tennis ma fu mandato al telegiornale. Già conduttore della rubrica Tam Tam (1977), divenuto direttore del Tg1 fece rifare dagli scenografi di Cinecittà l’ambientazione: mentre lo speaker leggeva le notizie, alle sue spalle una redazione di giornalisti e tecnici si dava da fare. Il direttore generale era in quel momento Gianni Pasquarelli, già giornalista economico del Popolo e manager sperimentato della Rai (aveva anche diretto la Sipra). «Pasquarelli mi rimproverava di essere scoopista. Diedi, unico tg, la notizia di Craxi incastrato da Chiesa. Nessuno mi disse bravo». Nel 1992 se ne uscì con una dichiarazione bomba: «Il mio editore di riferimento è la Democrazia cristiana». Scandalo, anche se si trattava di un’ovvietà. Fu difeso dal solo Fabrizio Del Noce, che lo qualificò di “Alice nel Paese delle meraviglie”: «Il tasso d’ipocrisia fu clamoroso. Certo, fu imprudente da parte mia. Era vero, ma non avrei dovuto dirlo». La lottizzazione, dice, c’è sempre stata: «E comunque di Maradona in panchina non ne ho mai visti. I direttori non sono mai stati sorteggiati, a caso. Diciamo che l’editore fino al 1975 era il governo, poi il Parlamento, ma sempre politico era».
• Nel 1993, essendo la Rai guidata dai cosiddetti professori (un Consiglio d’amministrazione di sinistra con una significativa quota di insegnanti universitari), fu sul punto di passare a Mediaset. «I professori volevano fare la rivoluzione. Hanno massacrato molta gente. Stagno e Pastore erano stati messi alla porta, io ero sull’orlo del licenziamento. Trattavo con Mediaset, ma ero lacerato: nel bene e nel male la mia famiglia è la Rai». Restò infatti in Rai, lasciando la direzione del Tg1 e facendo l’inviato. Dal 1996 Porta a Porta.
• È un documentato scrittore di storia contemporanea, pubblica quasi ogni anno un libro di cronaca politica con rivelazioni in esclusiva dei protagonisti. Tra le sue opere: Storia d’Italia da Mussolini a Berlusconi (2004), Vincitori e vinti (2005), L’Italia spezzata (2006), L’amore e il potere (2007), Il cuore e la spada (2010), Il Palazzo e la Piazza (2012), Sale, zucchero e caffè (2013), tutti editi da Mondadori. «Il fatto che i miei libri abbiano successo dà fastidio ai miei colleghi. Scrivere va bene, ma vendere è insopportabile».
• «Una visione “privatistica” rivissuta attraverso il familismo, l’aneddoto, il dettaglio insignificante; un modello di narrazione basato sul dialogo salottiero e sull’intervista “in poltrona”; un racconto che deliberatamente ignora ogni riferimento alle fonti archivistiche; la rinuncia a ogni obbligo di provare le proprie argomentazioni interpretative, se non ricorrendo alla testimonianza di Andreotti. E aggiungiamoci anche il puntuale riferimento ai capisaldi della vulgata revisionista. Da tutto questo scaturisce l’importanza del lavoro di Vespa. Siamo di fronte alla trasposizione in libro del modello prevalente della storia in tv» (Giovanni De Luna).
• «È già una fonte e continuerà a esserlo, tanto più privilegiata in quanto dovremo aspettare dai 40 ai 70 anni per l’apertura degli archivi e la fine della tutela della privacy» (Vittorio Vidotto).
• Sposato con il magistrato Augusta Iannini (L’Aquila 20 gennaio 1950), responsabile dell’Ufficio legislativo del ministero della Giustizia. Di lui dice: «Bruno è normativo. Lo è con i figli, dunque anche con me e normalmente è anche un po’ noioso in casa. Però, alla fine, riusciamo anche a tirare qualche risata». Due figli, il giornalista Federico (Roma 25 febbraio 1979), con cui ha condotto alla radio (Rtl) il programma Raccontami, e Alessandro.
• Porta a porta Un talk show in cui i politici devono vedersela anche con qualche bella donna. Il programma, un successo portato sempre più spesso dalla seconda alla prima serata e divenuto quasi quotidiano, va tuttora in onda e non ha più limiti d’argomento: essendo prevalente la politica, svaria però volentieri sulla cronaca (la puntata sull’omicidio Marta Russo con i due condannati Scattone e Ferraro che per partecipare presero un cachet di 260 milioni) o sugli spettacoli (puntate dedicate a Lino Banfi, a Carlo Verdone ecc.).
• Nel giugno del 2014 ascolti record (5 milioni di telespettatori, 27,75% di share) con l’ospitata di Grillo, per Vespa: «Una rimpatriata fra persone che non si vedevano da 31 anni» [Gian Maria De Francesco, Grn 9/9/2014].
• Tra le puntate più famose: quella in cui D’Alema fece vedere come si preparava il risotto, quella in cui Berlusconi siglò su una scrivania di ciliegio il Contratto con gli italiani (marzo 2001), le numerose dedicate al delitto di Cogne con ospiti fissi in studio Barbara Palombelli, Paolo Crepet, Simonetta Matone e il criminologo Franco Bruno, memorabile quella con la ricostruzione della casetta e dei percorsi possibili dell’assassino; quella in cui Alessandra Mussolini tirò un calcio a Katia Belillo (ha raccontato a Claudio Sabelli Fioretti: «Quello forse è stato il punto di massimo ascolto della televisione. Pensa che io ero rimasto scandalizzato, sospesi la registrazione e decisi di tagliare quella scena perché ritenevo che le istituzioni facessero una figura meschina. Poi scoprii che mi stavano dando del censore. Celli aveva ricevuto molte telefonate. Gli telefonò anche Ezio Mauro, il direttore di Repubblica, sospettando che volessimo nascondere qualcosa. Allora ho detto a Celli: “Non faccio il censore e mando tutto in onda”»); quelle con il plastico dell’Iraq e i carrarmatini per illustrare l’avanzata americana (primavera 2003), quella in cui telefonò in diretta, preannunciato da don Stanislao, nientemeno che papa Giovanni Paolo II, e a Vespa vennero le lacrime agli occhi.
• Nel giugno 2006 uscirono sui giornali le intercettazioni di Salvatore Sottile, tra queste anche una conversazione con Vespa. I due parlavano di una puntata di Porta a Porta con ospite Gianfranco Fini. Si decideva il contraddittorio adeguato e la struttura della trasmissione, in particolare alla domanda «Com’è strutturata la trasmissione?» il giornalista rispose: «Dipende da voi. Gliela strutturiamo, gliela confezioniamo addosso». Vespa replicò prontamente alle accuse: «Ogni trasmissione viene “cucita addosso” al protagonista, si chiami Fini, Prodi o Pippo Baudo. E potrei citare infinite testimonianze sui legittimi dissensi che ci sono stati, a destra e a sinistra, sul taglio dell’abito».
• Critica «È come Carosello ormai. Si va a letto dopo Vespa» (Claudio Amendola).
• «È il più straordinario fenomeno mediatico vivente» (Paolo Martini).
• «Se vuoi sapere la linea di un politico devi guardare Vespa, non i giornali» (Rula Jebreal).
• «Nel suo campo Vespa è un gigante, tanto che un cinicone come Francesco Cossiga ha definito Porta a porta il terzo braccio del Parlamento» (Aldo Grasso).
• «Vespa non è fazioso. Contro l’uno o per l’altro. Vespa è comunque e a prescindere “a favore” di qualsiasi uomo di potere gli capiti di ospitare nel suo salotto. Grande o piccolo potere, politico o industriale, editoriale o spettacolare. Quanto maggiore è il potere, tanto meglio viene lo show. Se poi è di grandissimo potere, in tutti i settori elencati, allora Vespa tocca il sublime» (Curzio Maltese).
• «È un po’ monotono. Ma corretto. Non l’ho mai visto censurare» (Antonio Ghirelli).
• «È perfettamente libero. Che sia sempre imparziale è un altro discorso. Decide lui quando essere parziale» (Claudio Martelli).
• «Vespa fa ridere. Sembra un maggiordomo. Anzi no, un capocameriere» (Dino Risi).
• Frasi «Sono l’unico moderato che riesce a stare su piazza da così tanto tempo».
• «La vita mi ha insegnato che chiunque mi abbia fatto del male alla fine non ne ha tratto benefici. Mi riferisco a uno che poi è morto».
• «Ho questo cruccio: da ragazzo piacevo alle madri delle mie compagne di scuola, mai alle figlie».
• Religione Grande dimestichezza con Giovanni Paolo II. Nel 2004 disse ad Alain Elkann: «Avendolo conosciuto nel 1977, undici mesi prima che fosse eletto, gli dissi “Eminenza, non sarebbe ora di avere un Papa polacco?” e lui mi rispose “Forse è ancora un po’ presto”. Forse aveva ragione perché era indispensabile che arrivasse prima Giovanni Paolo I; lui per me resta il punto di riferimento più grande».
• Tifo Juventus.
• Vizi Ama la musica classica, il vino, i cavalli.
• Faccia piena di nei, resiste all’idea di toglierli. «Li fotografo. Una volta all’anno faccio la mappa della mia faccia» (da un’intervista di Claudio Sabelli Fioretti).
• «Sono orgoglioso di poter smentire quanto ha scritto Mirella Serri, includendomi in un rispettabile gruppo di persone che si tingono i capelli. Io non l’ho mai fatto perché non ne ho bisogno. Nella mia famiglia, infatti, c’è la tradizione di avere capelli neri fino a tardissima età. Soltanto nello studio televisivo le truccatrici mi passano sulla testa una leggerissima patina scura per evitare i riflessi di luce sulla mia pelle grassa» (lettera pubblicata sulla Stampa del 18 dicembre 2007).
• «Lavora anche mentre mangia» (la moglie Augusta Iannini).